I giovani. Frecce spuntate ai nostri archi

par camo
mercoledì 21 gennaio 2009

Le stragi del sabato sera sono una paura silenziosa ma costante che da anni, ormai, entra a far parte della vita dei genitori e delle famiglie. È una vecchia storia quella che la generazione successiva alla propria è peggiore, meno rispettosa, più violenta. Se potessimo tornare indietro, ascoltare i commenti dei genitori dei nostri genitori, sentiremmo dire che alla loro epoca certe cose non succedevano. Poi è toccato di sentirlo a noi. Fra poco saremo noi a dirlo.

Affermare, però, che tutte le generazioni sono passate attraverso la violenza, la contestazione e che quindi è tutto normale, è un modo per deresponsabilizzarsi. Perché qualcosa è cambiato.

Non possiamo paragonare i giovani che oggi si schiantano in auto alle sei della mattina a, per esempio, quelli che nel ’68 contestavano il sistema e le istituzioni. Perché quei giovani, a torto o a ragione, in qualcosa credevano. Quello che colpisce di questi ragazzi che si fanno la prima canna a undici anni, la coca a quindici e il crack a seguire, è che dentro hanno il vuoto. Il deserto. C’è un bellissimo libro di Umberto Galimberti, L’ospite inquietante che spiega benissimo di quale male siano afflitti questi ragazzi. Si chiama nichilismo, e non lo è lo stesso male e lo stesso nichilismo di cui, chi più chi meno, siamo stati afflitti tutti. Ma è, appunto, un ospite inquietante e pericoloso, che li fa sentire soli.



Abbandonati. Questa nostra epoca sempre di più ha fatto dei nostri giovani, e cito una frase di Ernesto Olivero (un laico mistico, fondatore di una comunità, il Sermig di Torino, che aiuta migliaia di persone ogni giorno), i più poveri del mondo. Poveri perché abituati a consumare fin da quando sono piccoli. Corrotti dalla pubblicità che cresce dei piccoli consumatori che, una volta ottenuto quello che desiderano, hanno già qualcos’altro da desiderare. Bambini che, una volta diventati adolescenti, sono già entrati nel vortice delle emozioni a tutti i costi, perché ormai, niente più li soddisfa. E le emozioni, a quel punto, le trovano nelle canne, nelle pasticche, nell’eroina.

Per questo sono poveri, perché è sulle loro spalle che poggia l’economia dell’occidente. Perché dobbiamo smettere di fingere che il business della droga riguarda solo i contrabbandieri, i mafiosi e i camorristi. I produttori di alcolici e super alcolici tagliati a misura per i ragazzini agiscono alla luce del giorno. Fanno della pubblicità legale e la televisione, legalmente, le manda in onda. Credo quindi, che questo nichilismo che alberga nei cuori di questi ragazzi, sia figlio del sistema economico occidentale, non solo di genitori disattenti oppure troppo premurosi. Anche il modo di essere genitori, oggi, è diventata una forma i stortura. I bambini o vengono violentati, venduti e gettati nei cassonetti, oppure venerati come miracoli, considerati degli intoccabili e non frutto della natura.

L’età media per fare figli è aumentata e questi ragazzi si trovano ad essere figli unici di genitori anziani, quindi più fragili e permissivi. Il fatto è che qualcosa si potrebbe fare per evitare che i nostri figli si facciano corrompere e che si schiantino in autostrada alle sei della mattina dopo una notte di ballo e sballo. Ma per fare qualcosa dovremmo essere in grado di cambiare il sistema economico. E questa, al momento, è utopia. Quindi facciamola finita con questa ipocrisia degli incidenti del sabato sera, smettiamola di trattare l’argomento come se riguardi solo gli altri, perché ne siamo responsabili tutti. Ed è per questo, che almeno io, confido nella crisi economica e ad un ritorno a valori più normali.


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