I falsi rigurgiti fascisti e la crisi della Democrazia.
par Gerardo Lisco
lunedì 9 giugno 2025
Con la nascita del governo di destra- centro a guida Meloni, di fronte a un sostanziale immutato rapporto di forza a distanza di circa tre anni dalle elezioni politiche, tra centrodestra e centrosinistra , le opposizioni non trovano nulla di meglio da fare che riproporre il solito appello all’antifascismo.
Premetto che non ho nessuna simpatia né per la destra e stento ancora a classificarmi di sinistra perchè ciò che vedo in giro non riesco a riconoscerlo come la mia parte politica. Di fronte a un contesto fortemente mutato, sia a livello nazionale che internazionale, quella che dovrebbe essere la mia parte politica, è incapace di elaborare una proposta politica ed una visione di società riducendosi ad agitare lo spauracchio del pericolo fascista.
Indice questo della incapacità di cogliere quello che a mio parere è il nocciolo della questione e ciò la trasformazione in senso tecnocratico ed oligarchico che il neoliberalismo sta portando avanti in modo sistematico e con una violenza che potrebbe causare il terzo conflitto mondiale. L’unica cosa che le opposizioni, attraverso i suoi intellettuali di punta, riescono a dire è che siamo in presenza, come dicevo del ritorno del fascismo e della crisi della Democrazia dovuta al Governo Meloni.
Eppure di questioni da affrontare rispetto alle quali mettere in campo una proposta politica adeguata ce ne sono e tante. Di seguito ne riporto alcune. Giorni fa il quotidiano della Conferenza Episcopale “ Avvenire” pubblicava uno studio dal quale si evinceva che i giovani italiani vedono come positivo nel loro futuro non solo la famiglia ma anche la possibilità di fare figli, addirittura una percentuale del campione intervistato , di figli, ne vorrebbe addirittura tre. Secondo gli standard attuali le famiglie con tre figli sono da considerare numerosa.
Qualche giorno fa l’ISTAT rendeva noto che la percentuale dei disoccupati è scesa a poco più del 5% e che quella degli inoccupati e di coloro che hanno rinunciato a cercare un’occupazione si avvicina al 40%. Sempre leggendo i dati Istat emerge che è vero che la disoccupazione si è ridotta ma è anche vero che i nuovi occupati hanno salari da fame.
La frustrazione dei giovani che vorrebbero una famiglia e dei figli , il lavoro mal pagato, il numero crescente di coloro che rinunciano pesino a cercarlo un lavoro, sono alcuni dei risultati delle scellerate politiche economiche e sociali perseguite da tutti i governi che si sono succeduti a partire dal primo governo Prodi con ministro Tiziano Treu fino all’attuale governo Meloni il quale, coerentemente, prosegue con le medesime politiche utilizzando gli strumenti giuridici ed economici messi in campo a partire dagli anni 90 del secolo scorso.
Di fronte a questo e ad altri dati nazionali, ad un conflitto bellico che dura da tre anni voluto dagli USA e sostenuto dal servilismo dei governi degli Stati aderenti all’UE, di fronte al genocidio che si sta consumando a Gaza , con il reale pericolo di un conflitto mondiale, l’unica cosa che si riesce a farfugliare è appunto il pericolo del ritorno del fascismo e della crisi della Democrazia.
L’idea di voler riscrivere la Storia è una delle caratteristiche dell’ideologia woke che non sta portando bene alla sinistra in tutte le sue varie declinazioni di questo ad accorgersene è qualche intellettuale di oltre oceano, ultima in ordine di tempo l'eccellente filosofo Susan Neiman scrivendo un saggio dal significativo titolo “La sinistra non è woke. Un Manifesto” uscito di recente in Italia, del suo saggio ne scriverò in un’altra occasione. Mi limito solo ad evidenziare, per il momento, quanto sia povera sul piano della elaborazione teorica e della capacità di analisi il “woke”, sintomo di una povertà di elaborazione che attraversa l’intera sinistra. Ciò che mi preme evidenziare è l’uso strumentale che viene fatto del ritorno del fascismo da parte di quello stesso ceto di intellettuali ecc. che per anni non ha avuto mai un moto di sussulto rispetto al massacro sociale operato dai governi che si sono succeduti.
I sussulti li avevano solo quando al governo c’era Berlusconi che non ha mai goduto delle mie simpatie, il quale, sostanzialmente attuava le stesse politiche neoliberali dei governi di centrosinistra. Tutto ciò premesso provo a riassumere i fatti e gli atti che a mio parere hanno determinato la crisi, o meglio la morte, della Democrazia. Fatti ed atti che non risalgono agli ultimi tre anni ma affondano le radici nelle trasformazioni del nostro sistema politico in neoliberale e del quale oggi iniziamo a vedere ad una ulteriore fase. Per quanto riguarda l’Italia Il primo atto politico è stato sicuramente la separazione della Banca d’Italia dal Ministero del Tesoro, ricordatevi la famosa “ lite delle comari”. Il ministro Rino Formica , ministro socialista, era contrario alla separazione o come si disse allora al “ divorzio” tra Banca d’Italia e Tesoro sostenuto con forza da Mino Andreatta .
Sempre per memoria a guidare la Banca d’Italia era Carlo Azeglio Ciampi che verrà eletto, anni dopo, Presidente della Repubblica. E’ dalla "lite delle comari", con la rinuncia da parte del Governo dello Stato, espressione di un parlamento democraticamente eletto, al controllo della politica monetaria, della finanza pubblica, del debito, del deficit ecc. che inizia il processo, durato fino alla crisi del debito sovrano, che determina la progressiva fine della Democrazia e la progressiva trasformazione del nostro sistema politico in Neoliberale. A partire dalla crisi del debito sovrano le oligarchie Neoliberali hanno avviato una nuova fase di trasformazione al fine di consolidare un sistema non ancora definibile ma sicuramente anti democratico. Per comprendere in che senso il sistema politico si è trasformato da Democratico in Neoliberale bisogna partire dalle caratteristiche dello Stato Liberale classico. Ciò che ha definito uno Stato come Liberale in senso classico sono la divisione dei poteri in Esecutivo, Legislativo e Giudiziario, secondo la tripartizione di Montesquieu, il godimento dei diritti politici, elettorato attivo e passivo, legati al censo, sul piano etico l’individualismo proprietario. Alla luce dei mutamenti degli ultimi decenni non è da escludere che sul tema della divisione dei poteri dello Stato avesse visto giusto Locke quando tra i poteri dello Stato annoverava anche quello di sottoscrivere trattati internazionali. Questo dato merita una particolare attenzione. Nell' attuale contesto i poteri classici sopra indicati, tranne quello di sottoscrivere trattati internazionali, sono stati quanto meno ridimensionati se non annullati del tutto dal quarto ossia il potere di sottoscrivere trattati internazionali. Sulla questione faccio mia alcune riflessioni di Carl Schimitt quando scriveva <<Per i liberali invece la bontà dell’uomo non significa nient’altro che un argomento con l’aiuto del quale lo Stato viene posto al servizio della società: esso afferma soltanto che la società ha in sè stessa il proprio ordine e che lo Stato ( ndr la società coincide con l’ordine naturale del mercato) è solo un suo sottoposto, da essa controllato con diffidenza e limitato da confini esatti. (…) Il liberalismo borghese non è mai stato radicale in senso politico. Tuttavia è immediatamente intuibile che sue negazioni dello Stato e del “ politico” , le sue neutralizzazioni, spoliticizzazione e dichiarazioni di libertà hanno comunque un preciso senso politico e sono dirette polemicamente, in una situazione determinata, contro uno Stato determinato ed il suo potere politico. (…) Certamente il liberalismo non ha negato lo Stato in modo radicale, d’altra parte esso non ha elaborato nessuna teoria positiva dello Stato e nessuna riforma peculiare dello Stato , ma ha solo cercato di vincolare il “politico” dal punto di vista dell’”etico” ( ndr etica individualismo proprietario), e di subordinarlo all’ “economico”. (…)>> , in questo passo Schmitt evidenzia le contraddizioni presenti nel Liberalismo che hanno portato al superamento del modello classico di Stato Liberale. Il Liberalismo alimenta il conflitto con lo Stato al fine di renderlo funzionale al mercato, addirittura subordinandolo ad esso. Le dinamiche proprie del mercato globalizzato impongo il ripensamento delle istituzioni politiche fino ad ora utilizzate dalle oligarchie sempre più sovranazionali. Sperando di rendere chiaro questo passaggio provo a fare degli esempi tratti dalla realtà politico – istituzionale degli ultimi decenni partendo dal ruolo del Parlamento fino a come sono mutati nella sostanza il ruolo del Presidente del Consiglio e dello stesso Presidente della Repubblica. Nel contesto attuale l' 85% e passa delle nostre leggi sono il recepimento di normative UE il che significa che l’attività legislativa è incanalata verso obiettivi predeterminati dall’ UE, obiettivi che potrebbero non avere nulla a che vedere con le indicazioni politiche venute dal Corpo Elettorale. L’esempio più eclatante è dato dalla formazione del bilancio dello Stato. In tema di bilancio e finanza pubblica i trattati UE impongono tutta una serie di vincoli per cui di fatto la discrezionalità politica è ridotta di molto se non in alcuni casi annullati. Il parlamento legifera? Siamo seri, da decenni il parlamento si limita a convertire in legge a colpi di fiducia i provvedimenti normativi emanati dal governo. L’istituzione forse più significativa è stata svuotata di una delle sue funzioni fondamentali ossia il legiferare. Il Governo, da tempo non governa. Di questa mia affermazione è prova il fatto che il Presidente del Consiglio non può condurre un’ azione politica autonoma rispetto alle indicazioni che vengono dai trattati istituti dell’UE, da organismi tecnici come, ad esempio, la BCE. Come se non bastasse il Presidente del Consiglio è sotto tutela del Presidente della Repubblica, garante, in ultima istanza, degli indirizzi rivenienti dall’Ue e dagli altri organismi tecnici. Con la sottoscrizione dei Trattati Istitutivi dell’U.E. il Presidente della Repubblica è diventato il garante della Costituzione in combinato disposto con quanto previsto dai trattati internazionali e degli organismi tecnocratici. In questo passaggio ritorna quanto sosteneva Locke a proposito del potere di sottoscrivere trattati internazionali, potere che per il filosofo inglese rientrava tra quelli da attribuire all’esecutivo sottolineando che comunque l’esercizio di tale potere non doveva essere assoluto, doveva essere esercitato nel rispetto dei diritti naturali, nel caso specifico, per analogia, nel rispetto dei principi della nostra Carta Costituzionale. Cosa che a mio modesto parere non avviene. Penso ad esempio alle politiche di “moderazione salariale” introdotte per rispettare i vincoli economici e finanziari stabiliti dai Trattati UE e di quanto essa sia in contrasto con l’art. 36 della Costituzione relativo al salario che “ in ogni caso deve essere sufficiente a garantire un’esistenza libera e dignitosa”. Non è mia intenzione analizzare l’iter che porta alla sottoscrizione dei trattati internazionali, non è questo il tema, mi preme solo evidenziare come nella realtà politica si sia aggiunto un quarto potere a quelli tradizionali propri dello Stato Liberale classico. Il Presidente della Repubblica per il ruolo politico che svolge, da anni, è il garante non solo della Costituzione ma di una sorta di “costituzione allargata” ai trattati internazionali i quali prevedono cessione di sovranità a favore di organismi tecnici quindi non democratici e di organismi che possiamo definire di secondo livello come può essere la Commissione Europea. A sostegno del mio ragionamento penso ai governi tecnici e al veto posto dal Presidente della Repubblica su alcuni ministri critici rispetto ai dettati dell’U.E. , la vicenda che ha interessato l’economista Paolo Savona è significativa. Passo al Potere giudiziario, che questo debba essere indipendente, una delle cose rivendicate con forza dalla Magistratura italiana è abbastanza ovvio. Il problema è che da anni assistiamo alla progressiva “ mercatizzazione" della giustizia. Cerco di spiegarmi meglio . La riforma dei processi tanto civile quanto penale spingono verso la transazione e il patteggiamento. L’amministrazione della giustizia uno dei poteri dello Stato Liberale classico, viene rinviata progressivamente al “mercato”. In caso di lite il non presentarsi alla richiesta di transazione è un aggravante a carico della parte che non si presenta e della quale il magistrato ne terrà conto nel caso in cui si vada in giudizio . E’ abbastanza evidente che non essendoci una eguale parità di partenza la soluzione delle liti affidata alla negoziazione favorisce il più forte. Ci sarebbe da fare tutto un ragionamento sull' ordinamento giudiziario a partire dalla varie corti internazionali, dall' esistenza un potere legislativo fuori dal parlamento che condiziona l' attività della magistratura ecc., penso alle varie Autorità di vigilanza le quali con gli atti che producono in materia di interpretazione di norme finiscono con l’essere vere e proprie fonti “normative” influenzando la giurisprudenza. In aggiunta a tutto questo ci sono poteri che operano al di sopra e al di là dei confini degli Stati che non hanno nulla di Democratico.
Poteri sovranazionali che non hanno nulla a che vedere con la Democrazia e nemmeno con il Liberalismo classico, tali sono le banche, i fondi di investimento, il mercato, organismi tecnici sovranazionali espressioni del potere economico esercitato da multinazionali e dei datti manager, CEO ecc. che a seconda dei casi “ salgono in politica” in rappresentanza degli interessi delle multinazionali. Lo stesso Smith ne “
La ricchezza delle nazioni” si mostrava preoccupato dell’impegno diretto in politica degli imprenditori. Molti liberali dovrebbero leggere e riflettere su questo passaggio presente nell’opera del filosofo Adam Smith. Di fronte a quanto descritto sinteticamente pensare che siamo in presenza di “ rigurgiti fascisti” lo trovo fuori dalla realtà. La Democrazia in Italia , e non solo, non è in crisi è morta e defunta da almeno tre decenni. In questi anni abbiamo assistito allo svuotamento dei poteri dello Stato Liberal - Democratico a favore dell’ideologia Neoliberale ed oggi assistiamo ad un ulteriore passaggio verso la costruzioni di un sistema politico tecno- oligarchico. Per realizzare ciò tecnocrazie ed oligarchie stanno rilanciando l’idea dello Stato utilizzando la categoria politica del sovranismo semplicemente perché è comunque in corso una lotta senza quartiere tra oligarchie rispetto al controllo e alla guida del processo in corso per cui puntano in questa fase a ripiegarsi sullo Stato come strumento di lotta politica. Il dramma è che in questi decenni ciò che veniva identificato come sinistra ha assecondato il ridimensionamento e il successivo annullamento della Democrazia a favore del Liberalismo nell’accezione post moderna del Neoliberalismo. Pertanto è incapace di esprimere un pensiero critico rispetto al sistema, di fronte a questo dato sconcertante fette sempre più ampie di società si allontanano dalla sinistra e dai valori democratici, si rifugiano se va bene nell’astensione ,se va male assecondando quei partiti e movimenti politici che fanno appello allo Stato, alla Nazione, all’identità etnica e così via. Finiscono questi con l’essere gli unici riferimenti certi in una realtà senza prospettiva ad alto rischio, incapace di andare oltre il qui ed oggi. La ricerca riportata da Avvenire, rispetto al desiderio di famiglia e di figli, sta a significare che le giovani generazioni vorrebbero scommettere ma che davanti a loro hanno uno sbarramento di tipo culturale al quale contribuiscono in parte le stesse sinistre che condannano una tale aspettativa come reazionaria e conservatrice. In conclusione che le riforme istituzionali, della giustizia, del sistema elettorale, proposte dal governo in carica, siano il segnale di un ritorno del fascismo è di una superficialità senza pari. Alla morte della Democrazia le sinistre hanno contributo in modo non indifferente ed è questa una delle ragioni per la quale non è credibile e non è più riconoscibile come tale.