I dubbi sul processo di Perugia

par MJAC
mercoledì 5 ottobre 2011

La Corte d'Assise d'Appello di Perugia si è pronunciata lunedì per l'assoluzione di Amanda Knox e Raffaele Sollecito perché il fatto non sussiste. Non si vuole quì criticare la sentenza della Corte sull'innocenza o colpevolezza dei ragazzi, ma porre in evidenza, per l'ennesima volta (succede spesso in Italia), l'amarezza che una sentenza del genere lascia sulla coscienza dei cittadini.

La critica va semmai rivolta in generale alla Giustizia italiana, che, ancora una volta, ha dimostrato tutta la sua inadeguatezza. La mancanza di vera professionalità e preparazione di certi inquirenti e magistrati è evidente. In primo grado due giovani sono stati condannati perché ritenuti assolutamente colpevoli di un efferato delitto ed in secondo grado vengono assolti con formula piena perché il fatto non sussiste. Ma non è questo lo scandalo: il nostro ordinamento prevede tre gradi di giudizio proprio per garantire una giustizia più "giusta" e quindi correggere possibili errori umani.     

Ma i quattro anni di carcere che questi ragazzi hanno dovuto sopportare e le sofferenze e i dolori che sono stati inferti, non solo a loro ma anche ai loro familiari e alla società in genere, hanno forse un prezzo? Dovevano trascorrere quattro anni per ottenere le prove, perizie o gli altri elementi che hanno potuto scagionarli?

Si parla tanto di "garantismo", ma nei fatti questo non esiste: da un certo punto di vista conta poco essere colpevoli o innocenti perché le leggi sul carcere preventivo tolgono, con la libertà, ogni dignità personale distruggendone l'avvenire.

E non è tutto. Nel caso di Perugia, secondo gli inquirenti, Rudy Guede, il presunto omicida già condannato a sedici anni (pochi se fosse l'unico colpevole), avrebbe agito con la complicità di altre persone (appunto Amanda e Raffaele). Dopo la sentenza di Perugia chi sono dunque gli altri complici? E' evidente che il giallo non è risolto e che si dovrà ricominciare da capo. Poco importa se i costi del processo andranno alle stelle e soprattutto se i genitori di Meredith Kercher, la povera ragazza inglese orribilmente uccisa, dovranno attendere e soffrire chissà per quanto tempo prima di conoscere la verità.

E' appena il caso di osservare che questo processo è forse stato male impostato, uno dei tanti errori giudiziari, ma è certo che gli inquirenti e i giudici responsabili di questo "pasticcio" resteranno naturalmente al loro posto e nessuno mai ne pagherà le conseguenze. Non occorre essere esperti giuristi o conoscitori dell'ordinamento giudiziario italiano per capire che qualcosa non funziona e che una seria e salutare riforma della giustizia è quanto mai necessaria e urgente.


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