I deputati Pdl si dimettono in massa (?!)

par paolo
sabato 28 settembre 2013

Ritiro di tutti i ministri, segretari e sottosegretari pidiellini (o novelli forzaitalietti) dal governo, abbandono delle aule parlamentari, abbandono delle commissioni... verrebbe da chiedersi se è una minaccia o è un auspicio, se non fosse per le gravi conseguenze che comunque ci sarebbero.

Le stanno provando tutte, aggressioni verso i magistrati con relative diffamazioni, attacchi scomposti ai presidenti di Camera e Senato, pesanti quelle su Laura Boldrini definita da Libero (articolo a firma di Mario Giordano) una talebana, sospetti di parzialità sul Presidente Giorgio Napolitano reo di "non fare nulla" per salvare l'illustre delinquente, ricatti e minacce quotidiani di ritiro della fiducia a Letta, insomma tutto il peggiore repertorio al grido del "golpe"(spagnolismo che sta per "colpo di stato") gridato a tutto fiato con l'enfasi di un Brunetta o di una Santanché.

Ma chi sarebbe, secondo questi entusiasti patrioti tutori della democrazia, colui o coloro che stanno attentando alla stabilità delle istituzioni repubblicane? Semplice, i magistrati e le leggi che "pretendono" che un condannato in via definitiva per frode fiscale non possa più ricoprire una carica istituzionale. Insomma, secondo questi puristi della democrazia liberale non è ammissibile che il loro "leader" (anglicismo che sta per "capo") venga estromesso soltanto perché è stato condannato a 4 anni di carcere, senza tenere minimamente in conto che ci sono milioni di italiani che si riconoscono in lui, ovvero in un delinquente, circostanza effettivamente reale e per questo molto inquietante.

Dicevamo che le stanno provando tutte, con argomentazioni che hanno superato il limite dell'eversione, cercando formule pretestuose per dare corpo giuridico al tentativo surreale di salvare Silvio Berlusconi dal suo destino. Alla fine sembra che il tutto si focalizzi sulla denuncia della "pretesa retroattività della legge Severino", peraltro votata da loro stessi, che violerebbe l'art. 25 della Costituzione, ovvero quello che non consente di punire retroattivamente chi ha commesso un reato nell'epoca in cui questo non era previsto come tale dalla legge.

Ovvio, anche per puro buon senso, che ciò nulla ha a che fare con la condanna di Silvio Berlusconi, che è l'unico requisito che determina l'indegnità ad essere eletto a cariche pubbliche, requisito che scatta dal momento in cui è entrata in vigore la legge Severino e che si applica a tutte le condanne definitive a più di due anni, passate, presenti e future. Non solo ma, se proprio volessimo metterla su un piano strettamente giuridico, a detta di illustri costituzionalisti (Onida, Ainis ecc...) e non di Gasparri, semmai l'articolo da prendere in considerazione sarebbe l'art.54 della Costituzione, che recita:

"Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge".

Dunque "osservare le leggi con disciplina ed onore", requisito preliminare che non mi sembra calzi con il profilo delinquenziale di un signore che le uniche leggi che ha rispettato sono quelle che si è fabbricato a suo uso e consumo.

In una lettera pubblicata sul quotidiano di famiglia Berlusconi (Il Giornale) ed indirizzata al Presidente Napolitano, i due capogruppo del Pdl Schifani e Brunetta si esprimono proprio in questi termini, ovvero denunciano un colpo di stato a seguito di violazione della Costituzione. Emblematica l'accusa di Anna Maria Bernini (Pdl) che accusa il Pd di avere violato la Costituzione al solo scopo di voler far fuori politicamente Silvio Berlusconi. Insomma il Pd è destinato ad essere la pietra dello scandalo anche quando si comporta in maniera irreprensibile, è diventato il calimero della politica e dargli addosso ormai è lo sport nazionale. Beppe Grillo lo ha accusato, con il suo slogan "Pd meno elle ", di essere storico complice di Berlusconi, il Pdl lo accusa di non essere complice nell'opera di salvataggio di Silvio.

Ma veniamo alle ipotetiche conseguenze del gesto, per ora solo preannunciato, delle dimissioni in massa, per la verità con forti dissensi interni tra gli stessi pidiellini, qualora il 4 ottobre la Giunta del Senato dovesse pronunciarsi per la decadenza da senatore di Silvio Berlusconi. A parte la modalità sospesa o predatata di dimissioni collettive che è del tutto fuori dai regolamenti, essendo prevista sotanto quella di tipo individuale che può essere respinta ovvero, qualora accettata, rimpiazzata dal primo degli esclusi, nell'ottica della legge di mantenimento del plenum delle Camere, è del tutto evidente che il gesto ha tuttavia una forte valenza politica.

Ovvio quindi che Enrico Letta deve immediatamente convocare le Camere per una nuova verifica della fiducia, mettendo sul piatto la legge di stabilità, ovvero la legge fondamentale senza la cui approvazione lo Stato finirebbe in un gorgo che ingoierebbe tutti i pesanti sacrifici finora fatti dai cittadini italiani, facendo inoltre precipitare la fiducia dei nostri partner internazionali con conseguenze sul piano economico finanziario devastanti.

Fatta la doverosa premessa è tuttavia indubbio che questo governo di "larghe intese" finora è stato un autentico bluff. Nessuna delle grandi riforme necessarie, neppure quella elettorale che era il minimo sindacale richiesto, è stata non solo approvata ma neppure affrontata. Se la valenza consiste nel solo fatto di esisstere per l'ordinaria amministrazione, essendo preclusa ogni altra iniziativa a seguito dei veti incrociati tra i due maggiori contraenti, è del tutto evidente che non andremo molto lontano. Nel frattempo l'economia italiana si sta letteralmente dissolvendo ed è diventata oggetto di interessate predazioni internazionali. Paradossale l'acquisto di Telecom da parte della spagnola Telefonica, società traballante e foraggiata da banche spagnole che hanno ricevuto dalla BCE un aiuto consistente, nel quale ci sono anche soldi nostrani, essendo l'Italia contribuente netto per oltre 4 miliardi di euro al bilancio europeo. Insomma soldi italiani agli spagnoli in difficoltà per comprare aziende strategiche italiane. Un autentico capolavoro! 

Tornando al problema politico, l'unica strada d'uscita possibile sarebbe quella di minacciare Silvio Berlusconi in quello che è il suo interesse primario: i soldi e le sue aziende. Se Letta , o chi per lui , prospettasse l'ipotesi di una maggioranza provvisoria (diciamo di scopo) magari con il M5S, che varasse una serie di riforme tali da rendere questo paese "normale", per esempio le riforme da sempre molto invise dall'uomo di Arcore, forse Fedele Confalonieri, Marina Berlusconi e Gianni Letta (lo zio), ovvero i veri tutor delle immense fortune dell'ex Cavaliere, potrebbero convincere il rancoroso Silvio a metterci sopra una pietra definitiva. Ma lui è di quelli tosti, è abituato a vincere, costi quel che costi, e il non saper perdere, il non voler accettare la sua sconfitta con la giustizia (dice lui) gli ha fatto perdere 11 chili di peso e lo tiene insonne da 55 giorni. A occhio non sembra, pare gonfio come prima, ma ci dobbiamo credere? Ma sì per una volta crediamoci, in fondo, se non fosse per i disastri che ha combinato assieme al "senatur" Umberto, il teorico del "celodurismo", nella premiata ditta B&B, che non sta per Bed & Breakfast e che ha tenuto sotto schiaffo questo paese per oltre venti anni, farebbe anche pena (ma solo un pochino).

 

 

 


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