I controlli della Guardia di Finanza

par Antonello Laiso
sabato 5 maggio 2012

I controlli di polizia tributaria nella nostra nazione, dove talvolta l'ostentazione fa parte di un modo di vivere teso all'importanza sociale, del chi più ostenta più è vip, non sono ben visti da tutti.

Non capisco perché indignarsi di fronte a tali controlli, perché criticare queste operazioni: essi, infatti, sono colpi mediatici eccellenti per la reputazione del governo tecnico Monti, per quella lotta all'evasione fiscale tanto in auge nei programmi della sua manovra, per la giustizia tributaria che è indispensabile oltre che a far pagare le tasse a tutti, anche a rendere noti spesso quei redditi occultati.
 
Quando si cammina in quei grandi fuoristrada, da parecchie decine di migliaia di euro, tirati a lucido per ostentarli e si dichiarano redditi non in linea, ecco là evidente la contraddizione che non può avere giustificazioni a tali operazioni condotte dalla Guardia di Finanza.
 
Dopo questi controlli a raffica in tutte le località, alcuni esercizi commerciali hanno avuto come per magia un incremento delle vendite e questo dovrebbe farci riflettere per spiegare l'indignazione di chi si è mostrato indignato, di chi ha parlato di spettacolarizzazione, di chi ha parlato di criminilazzazione della ricchezza.
 
La ricchezza è un bene privato e in un paese democratico come l'Italia viene rispettato; la ricchezza crea occupazione, crea investimenti, crea la tenuta e diminuzione del nostro debito pubblico quando questa è investita in titoli di stato come nella produttività industriale finalizzata a dare occupazione. Non può essere certa messa al bando dallo Stato, né criminalizzata: lo Stato si fonda anche sulla ricchezza interna dei suoi cittadini.
 
L'italia è uno dei paesi al mondo con la maggior ricchezza privata pro capite: questo è stato affermato diverse volte, ricchezza che servirebbe a ripianare di gran lunga quel nostro debito pubblico, ma che non corriponde spesso alle entrate fiscali che dovrebbero essere direttamente proporzionali ad essa.
 
Lo slogan "pagare le tasse tutti, per pagare di meno tutti" risulta quanto mai adatto in momenti come questi dove chi pensava di andare in pensione non è potuto andare e dove i pensionati, i lavoratori dipendenti e i cittadini tutti sono stati chiamati al contributo salva Italia. La piramide sacrificale iniziata dal basso, ovvero da chi meno ha, deve arrivare, per forza di cose e per essere giusta e credibile, in alto con le dovute proporzioni.
 
Non ci si deve indignare di fronte ai controlli della Guardia di Finanza verificatisi: chi non può essere difeso deve essere additato come un esempio da non seguire.

Leggi l'articolo completo e i commenti