I conti neri dell’Egitto
par Enrico Campofreda
venerdì 15 gennaio 2021
Fa i conti con l’ennesimo anno vissuto repressivamente l’Arabic Network Human Rights Information divulgando un rapporto che raccoglie i numeri dello strazio egiziano. Si premette che nella stagione del Sars CoV2 nessuna scarcerazione motivata dal rischio pandemico è stata messa in atto, al più ci sono stati trasferimenti fra le prigioni propriamente dette e lo stazionamento nelle celle dei commissariati.
Un nuovo tipo d’abuso è quello d’inserire gli indiziati in ulteriori inchieste che possono determinare successive pendenze in un incastro senza fine. Lo stato d’emergenza, protratto dal 2017, diventa il riferimento per ogni sorta d’addebito rivolto prevalentemente ad avvocati dei diritti, giornalisti, scrittori, opinionisti, intellettuali. Ma le accuse, pesantissime, possono coinvolgere ogni egiziano in patria e all’estero, come insegna il caso del dottorando Patrick Zaki. Nel 2020 si sono contate 364 manifestazioni. Lamentavano la sospensione dei diritti civili oppure riguardavano rivendicazioni lavorative, come quelle riprese dallo scorso novembre in varie aree industriali, alcune anche ai margini della capitale. In genere le contestazioni hanno ricevuto la ‘visita’ delle forze di sicurezza con le conseguenze del caso: battiture con sfollagente e fermi spesso tramutati in arresto. Il mese più caldo è risultato settembre con 68 episodi, di cui 50 repressi e quattro risolti con una mediazione. Utile sapere come la ‘cura Sisi’, che elargisce galera a gogò, stia dando i suoi frutti.
In particolare i militanti della Fratellanza Musulmana devono rispondere ad accuse che concernono le proteste anti Mubarak, che proprio nel febbraio dell’anno scorso è passato a miglior vita, dopo essere sfuggito a una condanna a morte e al carcere. Comunque nei cinque processi intentati dalle Corti militari sono coinvolti ben 1132 civili. Sembrerebbe un controsenso, nell’Egitto iper militarizzato di Sisi non lo è. Anzi questi tribunali vantano una diminuzione di casi, ne contavano 1832 nel 2019, 1869 nel 2017, oltre 3000 nel 2016. Passi in avanti? Non proprio, visto che il regime sta proponendo le Corti civili per sentenze draconiane. Se le assoluzioni risultano ridotte 22 in totale, ma 13 anche per gli attivisti politici, le sentenze capitali si tengono “basse”. In tutto ce ne sono state 13, di cui solo una comminata da Corti militari. Hanno prodotto rispettivamente 68 e 10 impiccagioni. Si attribuivano agli imputati attentati e assalti a stazioni di polizia. E queste non rientrano nei casi di terrorismo puro. Per il quale c’è un capitolo a sé. Le operazioni di controterrorismo, 18, superano quelle classificate come terroristiche, 14, tutte concentrate nel nord del Sinai. Hanno causato la morte di 26 militari, 9 civili, 5 terroristi. Più svariati feriti. Anche qui i numeri sono in sensibile flessione: nel 2015 se ne contavano 400, l’anno successivo 259.
Enrico Campofreda