I conflitti petroliferi italo-inglesi

par Damiano Mazzotti
martedì 8 novembre 2011

“Il golpe inglese. Da Matteotti a Moro”, è un saggio che dipana le lotte segrete per la gestione del potere energetico (Mario José Cereghino e Giovanni Fasanella)

In questo libro si prendono in esame le principali azioni della Diplomazia e dell’Intelligence inglese a riguardo delle attività di Matteotti, Mattei e Moro. Matteotti voleva denunciare le tangenti legate ad un contratto petrolifero britannico, che rinnegava i precedenti accordi con l’Unione Sovietica (morì nel 1924).

Mattei aveva avviato dei grossi affari petroliferi con l’Iran e aveva scardinato l’oligopolio delle sette sorelle angloamericane (morì nel 1962); Moro era filoarabo e propose il “compromesso storico” tra comunisti, socialisti e democristiani (morì nel 1978).

D'altra parte la “diplomazia” italiana ha fatto i suoi giochetti più o meno sporchi in Tunisia e in Libia. Nel primo caso, l’ammiraglio Fulvio Martini, ex capo del Sismi, è riuscito a piazzare Ben Ali al posto di Bourghiba, oramai vecchio e malandato, con un’operazione intelligente e indolore (un “golpe costituzionale”). Mentre in Libia i servizi segreti hanno pilotato il Colpo di Stato armato che portò Gheddafi al potere (pochi ricordano che il raìs frequentò l’Accademia Militare di Modena).

Comunque ci sono aneddoti molto interessanti sulla storia dell’informazione italiana e sulle azioni più o meno liberali e doppiogiochiste di alcuni giornalisti anglofili: Luigi Barzini Junior, Renato Mieli (il papà di Paolo Mieli) e Mario Pannunzio (Il Mondo, www.centropannunzio.it). Ad esempio, Renato Mieli, su incarico del Pwb alleato (il settore guerre psicologiche nato nel 1943 ad Algeri), ha fondato “alcuni giornali e nel 1945 la più grande agenzia di stampa italiana, l’Ansa”.

A dimostrare le stranezze e l’assurdità di molte vite, c’è anche questa testimonianza molto interessante sulla personalità giovanile assolutista di Giangiacomo Feltrinelli, che viene descritto dalla sorellastra Ludina come uno “studente disattento, ribelle e ostile. Un fascista arrabbiato che veste l’uniforme di avanguardista a cavallo, che tappezza la casa di manifesti inneggianti al Duce, alla immancabile vittoria dell’Asse e che ascolta dietro le porte le conversazioni degli adulti, pronto a riferire e denunciare senza pietà” (Ludina Barzini, “I Barzini, tre generazioni di giornalisti, una storia del Novecento”, 2010).

Del resto quasi tutti gli italiani sono dei gabbati e dei voltagabbana. Gli autori descrivono anche il ruolo decisivo di Adriano Olivetti nel boicottaggio interno alla dittatura fascista che defenestrò Benito Mussolini. Il Gran Consiglio del Fascismo era inattivo dal 1939, però l’ultima e risolutiva riunione ci fu il 24 luglio 1943.

Infine, risulta molto triste constatare ancora una volta, che l’Italia di oggi non è molto diversa da quella di quasi sette decenni fa, ben raffigurata dall’opinione dell’ambasciatore britannico presso la Santa Sede: “La gran massa degli italiani è individualista e politicamente irresponsabile e si preoccupa soltanto dei suoi problemi economici più urgenti” (Sir D’Arcy Osborne, 1943).

P. S. Quando riusciremo a scoprire gli infiltrati e i doppiogiochisti di oggi? Quando cambieremo?


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