I comunisti greci ad AgoraVox: "E’ in corso un massacro. Dobbiamo reagire subito!"

par Davide Falcioni
sabato 18 febbraio 2012

Abbiamo visto le auto, i negozi, i palazzi dati alle fiamme. Abbiamo visto gli scontri tra polizia e manifestanti. I giornali ci hanno raccontato dei black bloc infiltrati nel corteo pacifico. Parliamo della Grecia. La situazione è drammatica, ma è innegabile che la misura del dramma non ci è ancora chiara. Veniamo continuamente rassicurati che il governo tecnico guidato da Monti ci tirerà fuori dal guado. Ci dicono che noi non siamo il Paese ellenico, che siamo molto più solidi e che non permetteranno mai che si arrivi a quel punto perché, naturalmente, la soluzuione è in mano a tecnici competenti. Come usciremo dalla peggior crisi del secolo? A suon di liberalizzazioni, tagli, ritocchi all'articolo 18, aumento dell'età pensionabile.

Nel baillame di opinioni che si rincorrono, noi abbiamo pensato di offrirvi la prospettiva anticapitalista del KKE, il partito comunista greco, intervistando Kostas Papadakis, membro del comitato centrale. Il KKE da mesi agisce in forte opposizione con la Troika, ovvero gli emissari di Banca centrale europeaFondo Monetario Internazionale e Unione Europea incaricati di salvare la Grecia dal default. Un recente sondaggio, condotto dalla società Vprc, ha rivelato che una coalizione di partiti di estrema sinistra otterrebbe oggi il 43% del consenso: in questa coalizione il KKE avrebbe un consenso del 14%.

Quali sono, oggi, le condizioni di vita dei cittadini greci?

Terribili, una vita da inferno soprattutto per gli operai; e le misure di austerity che ci hanno portato a questa situazione verranno ulteriormente inasprite: per tutte le persone che faticano a sopravvivere si sta preparando la parte peggiore, che arriverà entro il mese di giugno. Un nuovo "protocollo d'impoverimento" è stato votato lo scorso 12 febbraio.

E cosa prevede? Ci saranno tagli agli stipendi?

Altroché: si prevede un taglio del 22% degli stipendi base, in barba ai contratti nazionali e agli accordi sindacali. Lo stipendio minimo per i lavoratori neoassunti sarà ulteriormente ridotto del 10%: si arriverà così a una riduzione totale degli stipendi del 32%. Ma non è tutto: l'occupazione a tempo pieno verrà convertita in lavoro a tempo parziale, su decisione dei datori di lavoro. Verranno bloccati gli aumenti salariali basati sull'anzianità. L'obiettivo è allineare lo stipendio dei cittadini greci a quello dei nostri rivali diretti, principalmente Portogallo e Turchia. 

Capitolo pensioni? Verranno ritoccate?

Verranno ridotte complessivamente di 300 milioni di euro l'anno. I nuovi tagli riguarderanno anche le pensioni minime.

La "scure" si abbatterà anche sui dipendenti nel settore pubblico?

Verrà abolito il lavoro a tempo indeterminato e verranno anche tagliati 15mila dipendenti pubblici. Ai precari, invece, semplicemente non verrà rinnovato il contratto. Capitolo retribuzioni: verranno complessivamente tagliati 636 milioni di euro per i dipendenti pubblici entro la fine di luglio 2012.

In quali altri settori la Troika ha deciso di risparmiare?

Nella sanità, ad esempio, il taglio sarà di 1,1 miliardi di euro. Nell'istruzione e cultura 200 milioni di euro. Nel programma per gli investimenti pubblici 400 milioni di euro. Non c'è settore che non subirà un robusto dimagrimento.

Queste misure erano evitabili? 

Il mito della crisi economica deve essere respinto. Questo massacro della classe operaia-popolare non è stato inventato oggi. Erano chiaramente descritti dal Trattato di Maastricht nel capitolo "Strategia per il 2020". Queste misure sono state concordate da tutti i governi della UE prima della crisi. E' un massacro premeditato.

Perché crede che siano state adottate misure di austerity così violente?

La crisi capitalistica è stata il pretesto per l'imposizione di misure estremamente reazionarie, che hanno come unico obiettivo fornire ai comparti industriali europei forza lavoro estremamente a buon mercato, con l'eliminazione di massa delle piccole e medie imprese. Non c'è altra spiegazione. Senza cambiamenti radicali nella gestione dell'economia e del potere, fino a quando i monopoli capitalistici saranno dominanti ovunque all'interno dell'Unione Europea, non ci potrà mai essere una politica vicina alle esigenze delle persone comuni.

Quale è la risposta del KKE e in generale dei partiti anticapitalisti vicini ai ceti popolari? 

Noi crediamo che ora la responsabilità sia in gran parte in mano ai cittadini: è necessario, perché si impedica il peggio, che il popolo reagisca. Noi crediamo che sia necessario agire per il rovesciamento del potere capitalistico. L'unica via d'uscita è prendere le distanze dalle politiche di destra dell'Uniobne Europea, ad esempio con la cancellazione unilaterale del debito pubblico. Crediamo che non ci sia nessun'altra soluzione per il popolo: chiediamo che venga rovesciato il governo e che si vada alle elezioni. Poi ovviamente speriamo che i cittadini decidano un netto cambio di rotta, che si affidino alle nostre soluzioni...

Non crede che la maggioranza degli elettori sceglierebbe soluzioni più moderate?

Credo che qualsiasi altra scelta politica moderata non spaventi chi ci ha ridotto in questo stato. Credo che i partiti riformisti non farebbero altro che avallare ancora il massacro in corso, come infatti hanno fatto in questi anni. Solo il KKE può servire gli interessi del popolo. Ma questo non basta: i lavoratori di oggi non devono essere considerati solo come elettori. Devono essere attivi, responsabili, partecipare all'attività dei sindacati, ai comitati di lotta nei luoghi di lavoro, ai comitati popolari in materia di tutti i problemi che gravano sulla gente. 


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