I cinque stelle su Gaza

par Antonio Moscato
martedì 5 agosto 2014

Non sono pentito di aver difeso il M5S dalle accuse grottesche di fascismo rivolte loro - prima e dopo il loro successo elettorale alle politiche del 2013 - dai dirigenti del PD e dagli organi di informazione che li sostengono. Era necessario farlo, per evitare un ulteriore imbarbarimento della vita politica italiana. Presto almeno l’accusa al M5S di fare il gioco di Berlusconi è stata accantonata, dato che il nuovo astro del PD agiva di concerto col peggior Berlusconi, promosso a padre costituente.

Casomai temevo che le istituzioni risucchiassero e assimilassero gli eletti a cinque stelle. Era un timore fondato, e almeno in parte ha già trovato conferme: anche l’opposizione (rumorosa, ma necessaria) alle misure liberticide della maggioranza, con l’avallo dei presidenti delle due Camere, ha rivelato un'attenzione quasi esclusiva agli aspetti formali, con una mitizzazione sostanziale del funzionamento attuale del sistema parlamentare, tutt’altro che difendibile e funzionale alla difesa degli interessi delle classi dominanti. Tuttavia la necessità di farsi ascoltare li ha portati a forme clamorose di protesta, che sono state additate dal PD al pubblico ludibrio come inaudite e inammissibili. In realtà ricalcavano, probabilmente coscientemente, quelle del vecchio PCI, che aveva spesso invaso l’emiciclo o bloccato i lavori con l’ostruzionismo, imitato poi dai radicali e da alcuni esponenti della sinistra ex-extraparlamentare quando il PCI aveva scelto la strada delle astensioni e degli accomodamenti complici con i vari Andreotti.

Ma, purtroppo, questo atteggiamento del M5S ha rivelato la stessa sostanziale incapacità di mordere sulle cause profonde della crisi economica, politica e sociale dell’Italia e dell’Europa, e di attirare l’attenzione su di esse e non sulla farsa parlamentare. Inoltre una scarsa e superficiale attenzione alle tematiche internazionali ha portato Grillo, sempre per “conquistare spazi nelle istituzioni”, a imporre al movimento la singolare e incoerente alleanza con l’UKIP di Farage.

Raramente il M5S è intervenuto su questioni internazionali, e quasi mai utilmente. Non hanno capito l’immonda campagna sciovinista e neocolonialista costruita sui due “eroici marò”, e sono andati tranquillamente in India con una gita di rappresentanti di tutte le forze rappresentate in parlamento. Se li hanno nominati, è stato per rimproverare al governo per aver “fatto poco” per i due assassini.

Ora avevo seguito con speranza sul blog di Grillo una presa di posizione su Gaza (evitando l’orrida confusione di migliaia di commenti spesso rozzi e barbarici di molti frequentatori del blog, come “che si scannino pure tra loro, chi se ne frega”…). Ma dopo un buon inizio, è arrivata una conferma della confusione e ignoranza del gruppo dirigente del M5S anche su questo tema.

L’inizio che faceva sperare era questo:

"La Striscia di Gaza somiglia sempre più all'anticamera dell'inferno. Al buio, senz'acqua, sotto bombardamenti continui, con i cadaveri sotto le macerie e senza nessun posto dove poter fuggire.


Il mondo assiste attonito, i leader dei principali Paesi esprimono sconcerto. A parte ovviamente Renzi, che è andato fino in Egitto a perorare la causa del soldato israeliano catturato e non ha speso neppure una parola per Gaza. Memoria selettiva.
Bisogna fare qualcosa, dicono tutti. Si, ma cosa? Il M5S qualche idea ce l'ha: abbiamo consegnato nelle mani del ministro Mogherini una mozione per chiedere la sospensione temporanea della vendita di armi dall’Italia allo Stato d’Israele.
E oggi chiediamo l'aiuto di tutti affinché i Paesi europei richiamino il proprio ambasciatore a Tel Aviv e sospendano gli accordi economici: collegatevi al sito www.percessareilfuoco.org/, bastano pochi click per inviare la vostra mail e i vostri tweet ai principali leader europei e al Governo italiano, e per condividere l'iniziativa con tutti i vostri amici.
Non dobbiamo sentirci piccoli e impotenti contro una guerra: possiamo far sentire forte la nostra voce, è importante, facciamolo tutti subito!".

M5S Camera

Passi per la “sospensione temporanea” della fornitura di armi, che significa pensare che quelli di ora siano “eccessi temporanei”, e non una tappa in una feroce e ingiustificabile aggressione iniziata già nel corso delle guerre del 1947-1949, con la cacciata di gran parte dei palestinesi dalle loro terre e villaggi. Era già positivo che tentassero qualcosa. Ma mi scandalizza quando la proposta viene precisata: dopo il primo punto (“richiamo immediato del nostro ambasciatore a Tel Aviv Francesco Maria Talò”) e il secondo (“interruzione di qualsiasi rapporto economico in essere con Israele a partire da quello militare”), ne arriva un terzo raggelante: “Interruzione degli aiuti economici per la striscia di Gaza qualora Hamas dovesse attaccare Israele in stato di tregua concordata”.

È una pura bestialità. Primo, non c’è stato nessun aiuto economico governativo per la striscia di Gaza da quando Hamas ha vinto elezioni la cui legittimità era stata confermata da prestigiosi osservatori internazionali. Secondo: Israele definisce “attacchi di Hamas” sufficienti per giustificare la rottura di una tregua qualsiasi cenno di resistenza a una ulteriore penetrazione militare israeliana. Già nel 1947-1949 Israele utilizzava brevi tregue per preparare nuove fasi dell’attacco. Non ha mai rispettato la parola data!

Ma quello che è penosa è l’aggiunta finale al terzo punto: “Ovviamente questo non si applica agli aiuti umanitari per la popolazione gazawa”. Ma lo sanno che anche nei periodi di cessazione dei combattimenti Israele ha sempre bloccato i convogli umanitari? Hanno mai sentito parlare della Freedom Flotilla assalita a mano armata in acque internazionali, assassinando membri dell’equipaggio e “rapendo” gli altri?

Quello che temevo si è verificato: il M5S comincia ad assomigliare sempre più al PD che crede di combattere, ed in realtà imita. Anche nel cerchiobottismo, che porta ad aggiungere una clausola inconsistente e irrealizzabile, alla concreta adesione alla logica di Israele, che si arroga il diritto di definire se un accenno di resistenza anche simbolico a una lunghissima e ininterrotta violenza rappresenta il pretesto sufficiente per un’ulteriore punizione e una rottura degli impegni vagamente presi.


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