I "Se" ed i "Ma" delle elezioni 2013
par Giacomo
martedì 5 marzo 2013
Cosa sarebbe successo e cosa è disgraziatamente successo nei seggi di fine febbraio. Il bestiario politico italiano visto in una realtà parallela.
"Se Matteo Renzi avesse vinto le primarie": lo hanno detto in tanti ma quasi tutti dopo le primarie. Forse bisognava andare a votare il sindaco di Firenze ma in tempi di austerity 2 euro è meglio tenerseli nel portafoglio (che magari ne è costato 300). Poi quando una persona ti sforna il più bel discorso di sconfitta che la storia della sinistra ricordi è ovvio che la lacrimuccia scenda pure a D'Alema, uno che di discorsi di sconfitte ne ha sentiti.
"Se Giannino fosse davvero laureato": non scherziamo, sono laureate la Minetti, Sara Tommasi, la Gelmini e perfino (dicono) Alfano. In questo magico A - Team non può entrarci Giannino, quindi difendiamo i diritti di chi vanta un misero diploma di quinta superiore ma regagliamoli almeno una cravatta non catarifrangente.
"Se Fini fosse entrato ancora in Parlamento": e chi se lo fila più? È stata più importante la sua uscita che i precedenti trent'anni seduto sulla poltrona.
"Se avesse vinto Ambrosoli": premettendo che essendo del PD la vittoria è un'utopia, dopo la collezione di maglioni di Formigoni non potremmo vedere la collezione di cialtroneria di Maroni, diretta Twitter per i più affezionati. Ma immaginiamoci il Pirellone colorato di verde, nuovo culto dell'architettura moderna e meta di pellegrinaggio dei militanti più fedeli. Alla Gentilini per intederci.
"Se l'Italia fosse un paese normale": non avrei scritto questo articolo. Ma chiariamoci le idee, esiste solo la Padania, il resto è un'isola dell'Algeria in deriva.