I Pro Tav: irragionevolezza e slogan

par Daniel di Schuler
martedì 6 marzo 2012

"Se vale la pena di andare avanti 'a qualunque costo', considerando che quei costi finiranno per gravare sulle spalle di generazioni di Italiani, Monti o chi per lui lo dimostri con altro che con dell’aria, sontuosamente, professoralmente, fritta".

Sono favorevole al governo Monti da assai prima che questo esistesse; è, con buona approssimazione, quel che pensavo servisse al Paese già da almeno un paio d’anni, da quando era apparsa evidente l’inadeguatezza di Silvio Berlusconi e dei suoi ministri ad affrontare la tempesta che stava montando.

Penso, da sempre, che la democrazia si pratichi nelle urne e non, in massa, nelle piazze; che una opinione non sia più valida solo perché ridotta ad uno slogan urlato da una folla.

Dovrei essere, quindi, dalla parte del governo, riguardo a quello che sta avvenendo in Val di Susa.

Non lo sono. Di più: come liberale, cultore della ragione, non posso esserlo.

Ad impedirmelo, nonostante gli sforzi di troppi per spostare su altri piani il dibattito, c’è il semplice fatto che i No Tav, per quanto possa disapprovare i loro metodi, non stanno portando avanti una contestazione della modernità o del trasporto ferrato in quanto tali, come non stanno semplicemente difendendo, da campanilisti che vorrebbero che tutto si facesse altrove, la propria vallata; contestano, producendo un’ampia messe di dati a sostegno delle loro posizioni, l'utilità di quella particolare linea ferroviaria.

Un'utilità, tra l’altro, messa in dubbio da centinaia di esperti; 360, per la precisione, quelli che hanno appello firmato un appello a Mario Monti, citato dal bell'articolo di Davide Falcioni pubblicato da AgoraVox, perché, nell’interesse del Paese, riveda le proprie idee in materia.

Io resto basito vedendo che a fronte di queste contestazioni puntuali, ben riassunte da Marco Travaglio nell’ultima puntata di Servizio Pubblico, il mio Presidente del Consiglio non sappia rispondere che con della retorica; esattamente come qualunque manifestante di questo mondo, con degli slogan.

Slogan che sono ripetuti in coro, con poche variazioni, da tutti i fautori della Tav che però, dimostratesi già ampiamente sbagliate (è passato più di un decennio da allora) le cifre in base alla quale fu decisa la realizzazione di quella linea, non sanno fornire uno straccio di ragione contabile, numerica, per cui si debba proseguire con i cantieri.

Lo stesso Bersani, durante la trasmissione di cui dicevo, davanti alle raggelanti cifre fornite da Travaglio (tenendo in conto il traffico odierno e secondo le proiezioni più attendibili il tunnel sarebbe uno spreco bello e buono), non ha saputo fare di meglio che ribadire con veemenza la propria personale onestà.

Detto che non è questa la dote che penso gli manchi e pure che poco sopporto Marco il saccente, il suo latinorum (Marcolino, guarda che sei tu che vede sozzo dappertutto; forse potevi scegliere qualche altra citazione) e il suo essere costantemente insinuante, anche là dove non può documentare alcunché, mi sarei aspettato che il Segretario del PD fosse in grado di difendere il progetto in ben altra maniera: contestando i dati nelle mani di Travaglio; mostrandone di averne a disposizioni altri, in qualche modo migliori.

Si sta realizzando sotto i nostri occhi, insomma, una specie di inversione dei ruoli: i contestatori sono tali in base a considerazioni razionali, “falsificabili” e quindi scientifiche; i sostenitori del progresso, i Pro Tav per dar loro un nome collettivo, invece, venuta meno la validità delle cifre che avevano a disposizione, si rifanno a motivazioni di carattere ideologico. Sembrano loro, tra un "l'opera è di fondamentale valore per il paese" ed un "fa parte di impegni presi con l'Europa", che sembrano non aver mai conosciuto od aver dimenticato il Secolo dei Lumi.

So di ripetere, a grandi linee, il ragionamento fatto dallo stesso Travaglio; non posso essere sempre originale e in questo caso, come in altri, emerge il nostro essere entrambi, prima d’altro, “montanelliani”.

Ad ogni modo, in attesa che il Presidente del Consiglio ed i suoi ministri, oppure qualche tuttologo dei grandi giornali che sostengono la realizzazione della Tav in Val di Susa ce ne fornisca altri, io vorrei condurre con voi un breve ragionamento sulla base dell’unico dato “certo” fin qui disponibile: i 22 miliardi (368 Euro per ogni cittadino; 1472 per ogni famiglia di 4 persone) che le ultime stime preventivano debba spendere l'Italia per realizzare quel tunnel con i suoi annessi e connessi.

Per finanziare quella spesa, in futuro, ipotizzando che mediamente continueremo a sborsare il 4% d’interessi (e mi pare d’essere ottimista), dovremo sborsare 880 milioni ogni anno. E’ più di 60 volte quello che, alla faccia del diritto allo studio grantito dalla Costituzione, spenderemo nel 2013 per dare borse di studio nelle nostre università. Soprattutto, visto che ora quella linea sembra sarà destinata al traffico merci, sono 1.100 Euro da cavarci di tasca , ogni anno, da qui all’eternità, per ognuno degli 800.000 camion che, sempre annualmente, oggi passano sotto il Frejus. E questo ammesso che si riesca a portare sulla rotaia tutti i loro carichi.

Visto così, il tunnel della Val di Susa pare un investimento perlomeno rischioso; alla luce della situazione disastrosa del nostro trasporto ferroviario locale e di mille altre maniere sicuramente redditizie in cui potrebbero essere investiti quei soldi, sembra una vera è propria assurdità.

Se non è così, se vale la pena di andare avanti “a qualunque costo”, considerando che quei costi finiranno per gravare sulle spalle di generazioni di Italiani, Monti o chi per lui lo dimostri con altro che con dell’aria, sontuosamente, professoralmente, fritta.

Se invece si tratta dei soliti ricatti dei soliti noti, perlomeno che si abbia il coraggio di dirlo: sapremo poi , alle urne, chi ringraziare.


Leggi l'articolo completo e i commenti