I Narco Blog Messicani
par Fabrizio Lorusso
sabato 18 maggio 2013
Un viaggio nella narcocultura e nei blog che raccontano la guerra al narcotraffico in Messico
La messicana Lucy ha solo vent’anni, ma è già famosa nel suo paese. Non ha vinto il Grande Fratello né ha partecipato a X-Factor, ma ha aperto un blog che oggi ha 25 milioni di visite al mese e si chiama El Blog del Narco. Grazie ai materiali inviati dai lettori e dagli stessi narcotrafficanti il sito racconta la violenza della guerra messicana contro le droghe intrapresa dall’ex Presidente Felipe Calderón tra il 2006 e il 2012 e che oggi continua col suo successore, Enrique Peña. Il bilancio del conflitto è impressionante: 80mila morti (ma alcune stime parlano di oltre 100mila morti) e 27mila desaparecidos, oltre alla perdita del controllo statale su ampie zone del Nord (soprattutto Nuevo León e Tamaulipas) e lo sfaldamento del tessuto sociale. Il Blog del Narco (o BDN) da tre anni raccoglie le denunce anonime della gente comune, intenzionata a far conoscere ciò che è ignorato dai mass media, e anche i materiali inviati dai narcos che usano la piattaforma per minacciarsi tra di loro o comunicare col governo.
Centinaia di articoli, foto e video mostrano senza censura sparatorie, decapitazioni e vendette mafiose, episodi quasi dimenticati della guerra alle droghe che, nei primi quattro mesi del nuovo governo, ha fatto già 5.296 morti ”legati alla criminalità organizzata” (dati del Ministero degli Interni da dicembre 2012 ad aprile 2013), una cifra altissima seppur in calo rispetto al periodo corrispondente dell’anno prima. Ma anche su questi dati sono stati sollevati dubbi forti e motivati che farebbero pensare che con il cambio di governo ci sia stato anche un cambiamento dei criteri e dei metodi oltreché delle fonti utilizzate per questi calcoli, per cui i critici stimano un numero di vittime superiore o comunque in linea con le tendenze degli anni scorsi. A questo link il dibattito sui “numeri” con l’articolo “Mexico’s Violent Crime Numbers Don’t Add Up”.
Quindi il BDN è più necessario che mai, anche se qui fare i blogger o i reporter è un mestiere pericoloso. Infatti, il Messico da anni è ai primi posti delle classifiche di pericolosità per l’esercizio del giornalismo insieme a paesi come l’Iraq, la Siria, la Libia, il Pakistan e la Somalia. La Ong Article 19, specializzata in libertà d’espressione, ha contato 122 omicidi, 138 minacce e 324 aggressioni contro giornalisti in Messico tra il 2000 e il 2012, mentre quest’anno le aggressioni sono 51, cioè 12 in più rispetto allo stesso periodo del 2012. Le testate locali sono sotto tiro e si moltiplicano gli attentati contro le loro sedi e i lavoratori con scopi intimidatori.
Alcuni narco-blog come Al_Rojo_Vivo o NarcoViolencia.Com, in passato molto noti, sono sopravvissuti solo alcuni mesi. Quindi il BDN e pochi altri, come mund0narco.com, tierradelnarco.com, historiasdelnarco.com o narcotraficoenmexico.blogspot.mx (alcune foto e video sono inguardabili, avviso), sono un unicum nella rete e nell’informazione indipendente, anche perché spesso le loro origini, i loro gestori e i loro destini restano avvolti nel mistero*. L’inquietante e famoso blog NuevoLaredoEnVivo sarebbe invece gestito dall’esercito per raccogliere informazioni sui cartelli operanti nella zona frontaliera del Nordest grazie a delle chat tematiche dove denunciare i vari tipi di crimini. Infatti, in alto a sinistra, schiacciati in una specie di macabro logo, campeggiano mezzi blindati e soldati con mitra e fucili spianati. Siamo nella terra degli Zetas, ribattezzata giornalisticamente “Zetania“, una zona in cui la violenza s’è incrementata esponenzialmente soprattutto nella seconda fase della narcoguerra dopo il 2009-2010 e dove il problema dei desapareciedos ha raggiunto dimensioni drammatiche paragonabili alle situazioni vissute dalle dittature degli anni 70 nei paesi del Cono Sud.
L’esempio più emblematico è stato il brutale assassinio di una blogger nel settembre 2011. Si parlò in quell’epoca di veri e propri narco-attacchi ai social network e tra i blogger, gli utenti di twitter e delle reti sociali in generale si diffuse la paura. La vittima usava il nickname Nena (bambina/ragazza) de Laredo, e, secondo quanto diffuso dalla stampa, collaborava con dei report e delle denunce al portale nuevolaredoenvivo.blogspot.mx di Nuevo Laredo, città frontaliera a nord di Monterrey. La pagina diffonde denunce sulla delinquenza locale attraverso delle chat tematiche: la sala generale per denunce on line di vario tipo, una sala speciale per i cellulari, la sala 1 per lanciare allarmi e segnalare situazioni di pericolo, la 2 per denunciare situazioni d’insicurezza, una speciale per le denunce all’amministrazione comunale e la sala 3 per i furti o gli abbandoni d’auto. Infine una nota sibillina nel blog: “Non si cancelleranno messaggi a meno che non siano insulti, minacce o frasi di amicizia”.
La blogger del Narco usa il nome Lucy come pseudonimo viste le continue minacce di morte che riceve e si sposta ogni mese insieme al web master del sito per sfuggire ai trafficanti. Nel settembre 2011 due informatori del blog sono stati identificati, torturati e appesi a un cavalcavia nel settentrionale stato di Tamaulipas. Vicino ai cadaveri una narcomanta ricordava: “Sarete i prossimi, BDN”. ”Amo la mia cultura e il mio paese e, malgrado quel che succede, non siamo tutti narcos, assassini o corrotti, ma siamo un popolo educato, anche se molti stranieri pensano il contrario”, ha spiegato Lucy il 3 aprile scorso al quotidiano inglese The Guardian.
La ragazza ha sfidato le minacce e ha appena pubblicato negli USA un libro dal titolo Morire per la verità: Infiltrati nella violenta guerra contro le droghe in Messico che raccoglie le storie del blog. “L’ho fatto per mostrare quanto succede”, ha detto, “quando l’ho finito, ho potuto respirare perché avevo paura che m’ammazzassero prima, ma il libro è qui su carta, come testamento di ciò che soffriamo in Messico” (inserisco il book trailer di seguito).
Il neopresidente Peña ha cambiato il discorso ufficiale e i media l’hanno seguito a ruota: niente più stragi, sangue o dichiarazioni di guerra, ma solo riforme strutturali e accordi di governo tra i principali partiti. La copertura mediatica della violenza è diminuita del 50% e le parole “cartello” e “delinquenza organizzata” sono quasi scomparse dalle prime pagine, secondo l’Osservatorio sui Processi di Comunicazione Pubblica della Violenza. Peña è stato prudente nelle sue uscite ufficiali, evitando le altisonanti dichiarazioni di guerra cui era solito il suo predecessore e che servivano solo a gettare legna al fuoco (Foto: cartina della libertà di stampa nel mondosecondo Reporteros sin fronteras, clicca per ingrandire).
“In varie occasioni abbiamo pensato di mollare, ma non vogliamo farlo perché il nostro messaggio deve uscire da qui”, dice Lucy. “Ci hanno tolto la tranquillità, i sogni e la pace”. Ma i narco-blog proliferano nell’ombra di una guerra che non è mai finita e nessuna luce s’intravede in fondo al tunnel scavato da anni di politiche militari, antisociali e repressive. I vari Blog del Narco per ora continuano a ricordarcelo con crudezza.
https://twitter.com/FabrizioLorusso @ CarmillaOnLine
** Negli ultimi 3 anni ho cercato di recensire o catalogare a più riprese i narco-blog e alcuni siti ufficiali di quotidiani messicani che in qualche modo li imitavano, cioè riproducevano in pagine web separate e in parte scollegate dal sito del giornale le notizie più pesanti sul narcotraffico e il conflitto. Eccone una lista. Molti sono spariti, altri non sono blog veri e propri, ma li segnalo comunque e ai lettori il giudizio: Blog del Narco Al Rojo Vivo Insight Crime NLV (nuevo laredo en vivo) Mundo Narco Neglected War Guerra del narco.com NarcoViolencia Narcotráfico en México Juarez Noticias La Policiaca TodoSobreNarcotráfico GuerraContra El Narco Ay México lindo blog Ay México lindo narcoguerra Historias del narco