I compari della pasta

par alride
venerdì 27 febbraio 2009

 
L’Italia, si sa, è il paese della pasta.
La dieta mediterranea è consigliata da dietologi e nutrizionisti agli italiani, che vengono imitati in gran parte del mondo.
 
La pasta è tradizionalmente l’alimento di tutti gli italiani e, senz’altro, di quella larga parte di famiglie che non arriva alla fine del mese, magari vivendo con pensioni misere.

In considerazione di ciò e dell’ampiezza del mercato, i produttori di pasta, a riprova dell’etica dilagante nel nostro paese e dell’avversione congenita ad ogni regola, hanno ben pensato di concertare un’intesa finalizzata ad aumentare oltre misura il prezzo di vendita della pasta, e dunque restrittiva della concorrenza.
 
Difatti l’Antitrust, su segnalazione della Federconsumatori e informazioni pubblicate dalla stampa, tra cui quelle comparse sul Corriere del Mezzogiorno, ha accertato l’esistenza di un “cartello della pasta” multando, nell’adunanza del 25 febbraio 2009, i responsabili con complessivi 12 milioni e mezzo di euro.
 
I soggetti che hanno preso parte all’intesa sono, come avrebbe detto Mario Riva, niente popò di meno che: Amato, Barilla, Colussi, De Cecco, Divella, Garofalo, Nestlè, Rummo, Zara, Berruto, Delverde, Granoro, Riscossa, Tandoi, Cellino, Chirico, De Matteis, Di Martino, Fabianelli, Ferrara, Liguori, Mennucci, Russo, La Molisana, Tamma, Valdigrano insieme all’UNIPI (Unione Industriali Pastai Italiani).
Una sanzione di mille euro è stata comminata dall’Authority a Unionalimentari (Unione Nazionale della Piccola e Media Industria Alimentare) per aver divulgato una circolare indirizzando gli associati verso un aumento uniforme dei prezzi.
 
Le intese accertate, come riferisce il Garante, “hanno di fatto interessato l’intero mercato della produzione della pasta ed hanno avuto effetti evidenti sul mercato in termini di aumento medio dei prezzi di cessione alla grande distribuzione organizzata e, conseguentemente, del prezzo finale praticato dai distributori ai consumatori. In particolare l’intesa realizzata da UNIPI e dai 26 produttori è durata dall’ottobre 2006 almeno fino al primo marzo 2008. Dal maggio 2006 al maggio 2008 il prezzo di vendita della pasta al canale distributivo ha registrato un incremento medio pari al 51,8%, in buona parte trasferito al consumatore, visto che il prezzo finale è cresciuto nello stesso periodo del 36 per cento.”
 
La decisione del Garante è stata presa dopo scrupolosi approfondimenti che hanno ampiamente tenuto conto dell’eccezionale incremento comunque subito dal costo della materia prima e della situazione di difficoltà del settore. Come comunica l’Antitrust, è stato valutato “caso per caso, il ruolo specifico svolto dalle aziende nella realizzazione degli accordi, le iniziative tese a contenere gli aumenti, le perdite di bilancio registrate nell’ultimo triennio”.
 
Va detto che sono risultati estranee all’intesa le società Gazzola, Mantovanelle e Felicetti.
 
Ad aggravare una condotta tipica nel nostro paese ed impensabile altrove, vedasi anche i casi del settore petrolifero, bancario e delle telecomunicazioni, sono alcune inquietanti modalità che richiamano alla mente fenomeni associativi tipicamente italici.
 
Così ad esempio riunioni di cupola avvenute a Roma, meeting di capi in seno all’UNIPI, verbali tesi a suggellare impegni comuni, aumenti praticati, studi strategici anche sulle date di decorrenza degli aumenti dei prezzi.
 
Secondo l’Antitrust “l’istruttoria ha dimostrato che alcune società (Amato, Barilla, Divella, Garofalo, Rummo e Zara) hanno inoltre svolto un particolare ruolo di coordinamento dell’organizzazione dell’intesa, operando anche in stretta connessione con Unipi, con riunioni ristrette finalizzate a monitorare l’andamento dei listini e la ‘tenuta’ dell’intesa.”
 
Inoltre secondo l’Authority tali intese hanno “permesso alle aziende di piccole dimensioni, caratterizzate da costi produttivi più elevati (dovuti a una minore efficienza produttiva) di aumentare i prezzi: le catene distributive, in presenza di incrementi generalizzati, sono state infatti costrette ad accettare i nuovi listini. Da parte loro le imprese maggiori, che non volevano essere le sole ad aumentare i prezzi, hanno azzerato il rischio di perdere significative quote di mercato”.
 
Mentre plaudiamo alle multe e allo smascheramento degli aristocratici imprenditori pastasciuttari, accecati dalla logica del profitto a spese delle fasce più povere, ci chiediamo chi risarcirà la Sora Peppa, la quale da oggi saprà bene quale pasta acquistare.
 
Ecco le sanzioni irrogate (in euro):
Unipi
12.990
Unionalimentari
 1.000
Amato
364.824
Barilla
5.729.630
Berruto
35.543
Cellino
34.482
Chirico
152.811
Colussi
748.002
De Cecco
1.398.804
De Matteis
143.360
Delverde
149.121
Di Martino
21.483
Divella
1.260.972
Fabianelli
26.208
Ferrara
166.978
Garofalo
474.401
Granoro
280.844
La Molisana
60.252
Liguori
96.166
Mennucci
60.540
Nestlé
73.619
Riscossa
72.324
Rummo
476.591
Russo
101.529
Tamma
20.401
Tandoi
359.159
Valdigrano
49.525
Zara
124.774
fonte ANTITRUST

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