I 75 respinti di Pozzallo avevano diritto all’asilo politico, secondo l’Onu

par Sergio Bagnoli
domenica 30 agosto 2009

I quattro profughi sono stati ricoverati nell’ospedale della capitale dell’isola, il governo lancia un appello all’Onu

Ieri a poche ore dalla visita della contestatissima visita del premier italiano Silvio Berlusconi a Tripoli per festeggiare il primo anniversario del trattato anti- immigrazione tra Italia e Libia, che con un’abile mossa il despota del paese africano Gheddafi ha anticipato l’inizio dei festeggiamenti per il quarantennale del suo avvento rivoluzionario al potere - così da poter dire che tra i capi di governo presenti, in genere impresentabili tiranni, c’era anche quello italiano - la marina militare italiana ha respinto un gommone con settantacinque profughi somali a bordo, tra cui quindici donne e tre bambini.

La notizia ha reso raggiante Silvio Berlusconi che, fiancheggiato da Gheddafi, è tornato a predicare la tolleranza- zero verso gli immigrati clandestini. Il gommone con i settantacinque somali era stato intercettato in pieno canale di Sicilia dalle motovedette maltesi che, una volta appurato che i profughi non volevano dirigersi verso La Valletta, hanno prestato loro assistenza e li hanno scortati sino al limite delle acque territoriali italiane dove sono stati respinti dalle autorità marittime della penisola che hanno loro interdetto l’ingresso nel territorio nazionale.

In precedenza grazie all’assistenza delle autorità maltesi, quattro di loro, tra cui una donna ed un neonato, erano stati soccorsi dalle stesse motovedette maltesi e ricoverati all’ospedale della Valletta. Gli altri settantacinque profughi invece sono stati riconsegnati alle autorità militari libiche. Il governo di Malta intanto ha accusato l’Italia di scarso spirito europeo ed ha preannunciato una denuncia del fatto all’Alto Commissariato Onu per i rifugiati. L’italiana Laura Boldrini, Alto Commissario Onu per le problematiche dei rifugiati, immediatamente ha stigmatizzato le decisioni di Roma accusando l’Italia di violare la Convenzione di Ginevra sui rifugiati di cui tra l’altro è firmataria.



Torna dunque ai massimi livelli la tensione tra Italia e Malta, ma forse mai era scemata, in ordine al dovere di soccorso in mare nel Canale di Sicilia. “Noi assistiamo i profughi e forniamo loro acqua, cibo, vettovaglie, giubbotti- salvagente ma sono loro a non volere essere portati nei nostri centri di identificazione ma a dirci di voler proseguire verso l’Italia. Allora li scortiamo sino al limite delle acque territoriali, poste sotto la sovranità di Roma. Quando invece i barconi vengono intercettati nelle nostre acque territoriali, raccogliamo i naufraghi e li portiamo a casa nostra. Il fatto è che l’Italia pretende che la piccola Malta da sola si faccia carico di ogni barcone carico di disperati che percorre le acque del Canale di Sicilia. Noi comunque operiamo in conformità alle direttive comunitarie sull’aiuto in mare, ed il fatto che siamo stati i primi a soccorrere i quattro che stavano male e a ricoverarli alla Valletta lo dimostra, ma siamo altrettanto fermi nel resistere alle furbizie ed all’arroganza dell’Italia”, questo quanto lamentato dal portavoce dello Stato Maggiore maltese.

L’Unione europea già nei prossimi giorni affronterà l’argomento- profughi nell’ambito di una riunione dei suoi ventisette ministri degli esteri. L’intento è quello di spalmare sul territorio del maggior numero di nazioni comunitarie possibili questi disperati in gran parte provenienti da zone del pianeta teatro di guerre e conflitti civili. Svezia, Danimarca, Finlandia, Gran Bretagna, Irlanda, Portogallo, Francia, Romania e Repubblica Ceca già hanno manifestato la loro disponibilità all’accoglienza. Olanda, Germania e Polonia probabilmente rifiuteranno la soluzione elaborata dalla Commissione europea sia pur per motivazioni diverse: le prime due nazioni adducono difficoltà già esistenti nell’integrare i molti immigrati di religione islamica oggi presenti sul loro territorio e stimano che non sia il caso di aumentarne il numero, la Polonia teme che l’arrivo di africani o asiatici, in buona parte musulmani, dalle parti di Varsavia possa, come conseguenza indiretta e non voluta, far lievitare le simpatie dei suoi cittadini per l’estrema destra violenta e razzista.

Sarà quindi molto difficile per la presidenza svedese far quadrare il cerchio pur se la dura posizione in merito, assunta dall’Italia di Silvio Berlusconi, non completamente errata nel merito, sbagliatissima nella forma, richiede un intervento immediato.


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