How I Met Your Mother: perché l’ultima puntata è una delusione

par Robert ’Suppo’ Ricciardi
mercoledì 2 aprile 2014

Attenzione: SPOILER. Decisamente tanti spoiler. Questo articolo è un commento alle ultime due puntate di How I Met Your Mother. Se non le avete viste vi consigliamo di fermarvi qui e tornare quando lo avrete fatto. 

A parte la delusione di chi, da buon conoscitore della cultura americana e fan di quella che dopotutto era una sit com, non un dramma, c'è rimasto male perché non c'è un niente di candido, io penso che il finale dell’erede generazionale di Friends sia stata una performance da cani, sia strutturalmente che filosoficamente.

La ragione strutturale si spiega facilmente: quegli ultimi 40 minuti sono un susseguirsi psichedelico di salti temporali tra presente, passato, futuro prossimo, futuro anteriore e trapassato (scusate la battuta macabra). Posso apprezzare il fascino di una storia raccontata in maniera non lineare, ma qua stiamo parlando di scrivere l’ultimo capitolo di una storia altrimenti bellissima, non di un esperimento cinematografico alla Tarantino. C’erano una mezza dozzina di meccanismi più eleganti per raccontare la stessa storia – il più semplice dei quali, tanto per citare il primo che mi viene in mente, sarebbe stato narrare tutto in retrospettiva attraverso una scena di gruppo nel 2030: forse banale ma sicuramente più efficace.

Le ragioni filosofiche sono due (ma forse sono la stessa): tanto per cominciare lo show si chiama "how i met your mother", ma passa in 5 minuti da come Ted abbia realizzato l'amore della sua vita, a come a 6 anni dalla sua morte sia pronto per riprendere l'altro amore (Robin) esattamente dove l'aveva lasciato – insinuando persino il dubbio che la madre altro non sia stata che un modo per superare temporaneamente Robin. Non si riesce a mandar giù il fatto che quella che dovrebbe essere la più grande (o almeno la più lunga) storia d’amore mai raccontata si riduca ad un prologo di otto/nove anni ed un epilogo che è fondamentalmente il superamento della suddetta storia d’amore in una manciata di scene.

In secondo luogo, nove anni di faticoso e ammirevole sviluppo dei personaggi di Ted e Barney (e perché no: pure Tracy, proprio per quanto detto sopra) sono stati fatti a pezzi in meno di due puntate. Se gli ultimi episodi fossero stati scritti da Machete a quattro mani con Leonida, ne sarebbe uscito comunque un lavoro più pulito.

Barney, dal canto suo era un personaggio che era stato sviluppato almeno quanto se non di più di Ted durante le nove stagioni. Il fatto che dopo tre anni divorzi, ricominci a fare il cretino e smetta solo una volta diventato padre non è uno sviluppo del personaggio che mi convince. Non perché non sia credibile – dio solo sa se il mondo è pieno di gente che non mette mai la testa a posto – ma perché tradisce ontologicamente quella che è un poco la filosofia dello show, e cioè che l'amore vero esiste ed è capace di cambiare le persone in positivo. Il fatto che si debba aspettare che diventi accidentalmente padre delegittimizza in qualche modo la sua storia d'amore con Robin, anche se lei stessa l'aveva portato a sposarsi (cosa impensabile per almeno sei stagioni).

Ma la delusione più grande viene sicuramente da Ted: mi ero convinto che una delle travi portanti dello show fosse dimostrare che nella vita si può sempre incontrare la persona giusta, anche quando si crede di averla incontrata ma non ha funzionato (un concetto espresso in inglese con “the one that got away”).

La caratteristica principale di Ted è la sua granitica e inossidabile convinzione – entro i limiti della sua umanità – che là fuori ci sia la donna della sua vita. Ce lo ha dimostrato incessantemente con il suo ottimismo, la sua spontaneità dai gesti eclatanti – vedi la casa comprata anni prima di mettere su famiglia – e la sua capacità di dare il tutto per tutto fin dall’inizio delle sue relazioni (una pratica che mi trova scriteriatamente d’accordo). Per una buona parte della serie, la donna della sua vita sembra essere Robin. Ma, una parte fondamentale dello sviluppo del suo personaggio è l’accettazione delle sue incompatibilità con Robin e il superamento (parziale, sempre entro i limiti della sua umanità) dell’aspetto sentimentale della loro relazione. Il finale, con la romantica ringkomposition esemplificata dal corno francese blu, annulla tale crescita del personaggio per riportarlo alla condizione di eterno innamorato di una donna più immaginaria che reale.

Da questo punto di vista, il finale va contro la tradizione di messaggi “positivi” a cui ci aveva abituato la serie – occhio, positivi ma mai ingenui come vorrebbe la miglior tradizione d’oltreoceano. I due “protagonisti” ci vengono mostrati uno come una persona incapace di migliorare, salvata in extremis dal miracolo (accidentale) di una nuova vita, l’altro riportato al punto di partenza dopo quella che noi credevamo essere la realizzazione del suo sogno.

Forse la vita è un po’ così, una scala di grigi dove non si vince né si perde mai del tutto; ed How I Met Your Mother sicuramente non aveva mancato di ricordarcelo, ma almeno ci aveva abituato a credere nel lieto fine, per affrontare la vita con un sorriso in più.
 

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