Homeland e la politica estera americana. La serie al servizio della Cia?

par Francesca Barca
lunedì 23 dicembre 2013

Oggi in Italia verrà trasmessa l'ultima puntata della terza stagione di Homeland, la serie americana di Howard Gordon (ispirata da una serie israeliana, Hatufim) che ha già vinto un Golden Globe e due Emmy Awards.

Per chi non l'avesse ancora iniziata a vedere – cosa che consigliamo di fare assolutamente – Homeland racconta un'America in post 11 settembre, alle prese con la lotta al terrorismo islamico. Carrie Mathison (Claire Danes) è un'agente della Cia, specializzata sul Medio Oriente, incaricata di sventare un piano terroristico che ha come pedina un marine americano rimasto otto anni in ostaggio in Iraq – Nicholas Brody, l'attore Damian Lewis – nel frattempo convertitosi all'Islam.

Messi da parte i pregiudizi, che potrebbero sprecarsi, ci viene mostrata invece una donna complessa (sebbene in un contesto "limitato" come può essere quello di una serie americana che tratta di questi soggetti) che ha un alto senso della patria (del resto fa l'agente della Cia) ma che rispetta l'Islam e la cultura musulmana. Il tutto a volte sarà anche un po' cliché, ma è ben riuscito.

Brody è un terrorista, ma anche un marine americano e un buon padre di famiglia, che si converte sì, dopo violenze psicologiche e fisiche estreme da parte di uomini di Al-Qaida, ma anche dopo aver assistito ad un attacco di droni USA che ha ucciso diversi bambini (attacco poi insabbiato dal governo americano). Insomma, tante cose messe insieme abbastanza bene.

Ma è la terza stagione che sta facendo discutere.

L'iran da un lato e il Venezuela dall'altro hanno da ridere sul trattamento riservato ai due paesi.

Brody, dopo essere stato accusato di aver messo un bomba nientepopodimeno che nel quartier generale della Cia, scappa all'estero. E finisce a Caracas nella Torre di David, il più grande grattacielo occupato al mondo. Nella serie viene descritto come un covo di prostitute e spacciatori (sarà così lontano dal vero?).

Forein Policy scrive che le immagini “ricordano ai venezuelani come il loro paese – che ha uno dei tassi di omicidi più elevati al mondo – viene percepito all'estero”. Il Sibci, l'organo di informazione del governo, afferma che viene data una versione “deformata” del Paese, fino a sostenere:

“Quali sono le ragioni per cui il Venezuela appare in una serie che è direttamente sostenuta dal Presidente Obama e appoggiata dalla Cia? Si tratta di una preparazione del popolo americano a un'aggressione contro il nostro paese o di un sostegno alla destra del Paese?”

La terza serie ha molto a che fare con l'Iran, il cui capo dello spionaggio è un uomo corrotto e violento i cui piani vengono dal lavoro di un'analista irananiana che lavora per la Cia e che permette all'agenzia (nella persona di Saul Berenson) di "reclutarlo" al soldo del governo americano per portare il Paese alla pace. E all'occidente, naturalmente.

E torna in scena Brody, che viene salvato dalla Torre di David (dove era tenuto in prigionia e drogato di eroina) con il compito di andare in Iran e uccidere il capo dei Guardiani della Rivoluzione per fare eleggere l'uomo della Cia. Brody ci va e porta la missione fino in fondo.

(E qui inizia lo spoiler)

Dopo aver ucciso il suo "target" viene svenduto dalla Cia per la buona riuscita del piano. E viene impiccato dal governo iraniano. E senza senza possibilità che in patria (né tantomeno in famiglia) si sappia che in realtà ha servito il suo Paese. 

L'iran è insorto: il Paese viene presentato come troppo vicino ad Al-Qaida. Il sito Mashreghnews parla di un programma “Anti-Iran” e la Tv Irinn dice che c'è “un'ondata di disprezzo contro i responsabili e di dirigenti iraniani” (ne parla LePoint qui).

Fawaz Gerges, professore di relazioni internazionali a Londra dice che “la descrizione che viene data della serie degli iraniani come terroristi, violenti e subdoli rinforza l'immagine che gli Usa hanno dell'Iran come di nazione ostile", e arriva a sostenere che “Homeland è tossico per ogni tentativo che cerca di riavvicinare i due paesi”.

Per spoileare ben bene: la terza stagione finisce con l'apertura dell'Iran e dei siti nucleari agli ispettori Onu. La Cia ha fatto un ottimo lavoro (!). 

 

Homeland aveva già suscitato reazioni di questo tipo: 2012 anche il Libano non aveva apprezzato la descrizione che veniva fuori dalla serie. Beirut infatti ospita un incontro tra un leader di Hezbollah e uno di Al-Qaida che finisce in uno scontro a fuoco.

All'epoca Fadi Abboud, ministro del turismo del Paese dei Cedri, ha commentato “Spendo milioni per campagne destinate ai media occidentali per cancellare l'immagine di Beirut e guerra. Un episodio come questo li vanifica, mostrando solo menzogne”.

La cosa è talmente seria che alcuni uomini politici libanesi – anche se per ora nulla è stato fatto – hanno pensato di ricorrere alla giustizia contro l'immagine che viene data del loro paese.

 

Post Spoiler: Brody è morto davvero. Il produttore esecutivo della serie, Alex Gansa, ha fatto sapere che il personaggio non comparirà nella quarta stagione. 

 

 

 


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