Herta Müller e la deriva autoritarista

par Bernardo Aiello
mercoledì 5 maggio 2010

Con Herta Müller i giurati per la letteratura di Stoccolma hanno fatto centro ancora una volta, proprio come nel 1997 con il nostro immenso Dario Fo. Sorge il dubbio: sono proprio bravi oppure son solo fortunati?
 
La quasi sconosciuta Herta Müller ci viene oggi proposta, e sicuramente per merito dei giurati di cui sopra, da Sellerio nel testo Lo sguardo estraneo, Euro 9,00, con prefazione di Adriano Sofri.
 
Un primo consiglio sotto voce al lettore: non perda tempo con la prefazione di Sofri e si butti subito a leggere il libro; vedrà che non ne avrà alcun bisogno. Lo sguardo estraneo è proprio dei perseguitati politici, di chi ha conosciuto la minaccia di uno stato (scritto con la “s” minuscola, perché solo a ciò ha diritto) persecutore occulto, che sistematicamente violenta la riservatezza della tua vita, della tua persona. Di ciò ha voluto fare testimonianza Herta Müller, tedesca di Romania, che non ha mai rinunziato alla sua dignità di persona dinanzi agli sgherri della Securitate del regime di Nicolae Ceausescu.
 
Già, i servizi segreti, di cui nessuno può fare a meno in guerra, ed utilizzati in tempo di pace dai governanti legittimati dal terrore che incutono e non dal consenso democratico (ma poi, non sarebbe questo l’ennesimo motivo per giungere alla conclusione che la guerra è orrenda, inumana, atroce, spaventosa?).
 
L’occhio del Grande Fratello spione causa lo sguardo estraneo nel perseguitato perché sottrae alle sue cose l’ovvietà; ossia, chi vede il suo privato soggiacere allo sguardo inquisitore dei servizi, vede le sue cose diverse perché manipolate e, lentamente, può anche scivolare verso la paranoia.
 
Giunge a proposito l’opera della Müller nel nostro Paese, dove gli spioni non hanno mai cessato di funzionare in tempo di pace e ad intervenire sulla società civile. Almeno questo è quello che scrivono Massimo Ciancimino e Francesco La Licata nel recente Don Vito a proposito di un certo signor Franco, figura enigmatica ed indecifrata, consiglieri di Don Vito e maneggione di processi. Nulla è dimostrato sul signor Franco, si potrà obiettare, non solo le sue opere ma anche la sua stessa esistenza non è provata; epperò, se questa fosse tutta opera di fantasia, avremmo in Massimo Ciancimino un serio candidato per il Nobel della narrativa di quest’anno. E non è facile dimenticare il 1967, quando si venne a sapere che tre anni prima il generale Giovanni De Lorenzo, a capo del Servizio Informazioni Forze Armate, aveva preso accordi con ambienti di destra per attuare un colpo di stato (sempre con la “s” minuscola) volto a bloccare il nuovo corso di centro-sinistra ed a liquidare le istituzioni democratiche.
 
Per di più oggi si sente dire che la Magistratura Inquirente non dovrebbe essere autonoma e dovrebbe essere sotto il controllo del Governo. Prima o poi qualcuno proporrà anche di cambiargli nome e di chiamarla Securitate.
 
La motivazione con cui il Nobel è stato assegnato l’anno scorso ad Herta Müller è la seguente: «Con la concentrazione della poesia e la franchezza della prosa ha rappresentato il mondo dei diseredati» e non vede assolutamente in accordo il vostro reporter. Perché, per essere vera, alla parola diseredati bisogna sostituire la parola perseguitati; i tanti, infiniti perseguitati per i tanti, infiniti motivi che l’uomo è riuscito a trovare per dimostrare la fragilità estrema della sua umanità. Ivi compresi quelli che portano agli editti bulgari.
 
Permane, dunque, il dubbio: i giurati di Stoccolma, sono eccezionalmente bravi o hanno solo una fortuna sfacciata?

Leggi l'articolo completo e i commenti