Happening di protesta contro la legge bavaglio e controproposta provocatoria

par Gloria Esposito
mercoledì 24 giugno 2009

La legge sulle intercettazioni approvata alla Camera sopprime la possibilità che vengano sempre pubblicati gli atti “non coperti dal segreto”; sarà vietato pubblicare nomi dei magistrati che si occupano di un dato provvedimento, salvo eccezioni; sarà vietato riprendere il dibattimento se non c’è accordo fra le parti. Sono previste poi, sanzioni molto pesanti sia per i giornalisti che per i giornali che trasgrediranno.
 
Per le intercettazioni è previsto un tetto di spesa e un limite di tempo (potranno durare al massimo 40 giorni prorogabili solo una volta per altri 20); inoltre una delle condizioni per procedere alla loro autorizzazione è che vi siano “evidenti indizi di colpevolezza”, ma se questi “evidenti” indizi di colpevolezza ci sono già, che cosa si intercetta a fare? Quindi l’uso delle intercettazioni sarà pressoché inutile e risulterà essere uno strumento in meno per scoprire i reati.
 
È palese quindi che questa legge tuteli coloro che non vogliono essere scoperti (perché mai un cittadino comune, onesto, dovrebbe aver paura di essere intercettato?), ovvero i politici che hanno votato questa legge e i delinquenti (quindi diviene difficile capire chi è chi).
 
La redazione de “Il Fatto”, il quotidiano che troverete in edicola a Settembre diretto da Antonio Padellaro, sta organizzando per l’8 Luglio a Roma un happening di protesta, “una specie di notte bianca” a cui parteciperanno molti giornalisti, satirici, magistrati di cui si ascolteranno testimonianze. In quell’occasione saranno anche rese note intercettazioni inedite, con l’obiettivo di informare sempre e comunque. Per saperne di più sulla manifestazione: www.voglioscendere.it
 
Azzardo però una mia controproposta di legge sulle intercettazioni:
invece di aggiungere altre garanzie per proteggere i politici perché non si propone un obbligo per i politici a tutti i livelli di essere intercettati 24 ore su 24?
 
Immaginate un mondo in cui se si vuole fare il politico (con tutti i privilegi e gli stipendi del caso) ci si debba totalmente donare alla causa (al “bene comune”) per cui per dimostrare la propria onestà intellettuale e integrità, per affrontare al meglio il proprio compito di servire i cittadini, ci si debba sottoporre a intercettazioni continuative per tutta la durata del mandato mettendo in conto le cimici in casa e tutti controlli del caso. Immaginiamo che i politici dovessero pubblicare le loro dichiarazioni dei redditi e dovessero sottoporsi a controlli finanziari serrati e a sorpresa.
 
Non esisterebbero più collusioni con la mafia né sarebbero possibili intrallazzi, né clientelismo. Non ci sarebbero più corruzioni né inefficienze dovute ad infiltrazioni. Ci sarebbero delle persone integerrime che farebbero politica per vocazione (voglio dire, i preti per seguire al meglio il proprio compito non possono sposarsi, no?). Nessun politico potrebbe più avere affari o comportamenti illeciti sotto banco. Tutto verrebbe alla luce.
 
Immaginate se adesso si potesse procedere ad un controllo a tappeto con delle intercettazioni su TUTTI i politici (che siedono anche in consigli regionali, provinciali, comunali, oltre a quelli che sono al Parlamento, nazionale ed europeo), così per prova. Avete idea di quanti rimarrebbero al loro posto? Avete idea di quante cose si scoprirebbero e per quante domande si avrebbe magicamente una risposta? Avete idea del fatto che si mutilerebbe una volta per tutte la delinquenza a livello istituzionale? Rimarrebbe solo quella di strada.
 
Proviamo a fare un sondaggio, a vedere quante persone sarebbero a favore di questa proposta (provocatoria).
 
Capiremmo finalmente se la legge bavaglio è fatta per una minoranza di delinquenti messi in posti chiave oppure se per una maggioranza disonesta di italiani. Nel secondo caso rimarrebbe una sola scelta per gli onesti, cioè quella di andarsene all’estero. Almeno però avremmo capito una volta per tutte che si può solo peggiorare.

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