Grillo “sbarca” in Sicilia. Grazie, ma abbiamo già abbondantemente dato

par Kocis
giovedì 11 ottobre 2012

Sì, grazie, per avere ulteriormente dimostrato, come già avviene da millenni, che lo spazio tra “Scilli e Cariddi” si supera per via naturale, senza i megagalattici artifizi cementizi del Ponte, tanto caro ai “costruttori” di mestiere e ai mafiosi di fatto.

Però, di “fantasmagoriche” azioni è piena la storia di Sicilia.

Qui siamo “cresciuti” a lupara, cannoli e vasa-vasa, le onde smosse dal vigore delle braccia ci lasciano molto freddi.

La nostra isola è purtroppo patria del bacio sulla guancia da parte dei potenti, fedeli alleati nella congregazione dello sfruttamento e del malaffare, poi ai posteri l’ardua risposta, se era “affetto” o tradimento.

Qui da noi, intere e lunghe generazioni, per secoli, hanno avuto le braccia come unici strumenti di infima sopravvivenza; decine di migliaia di colpi al giorno, di pala e piccone. Nei campi a disossare l’arida terra dai ricchi e spietati feudali possedute. Nelle miniere, sui ponti dell’edilizia e nelle “catene di montaggio”. In terra natia e in centomila altri luoghi sparsi nella Gaia Terra. Giusto per guadagnare il pane e cipolla.

Il popolo siciliano, quello vero, ha sempre resistito alle nefandezze di baroni, principi, campieri e affaristi di “giornata”. Per conquistare pane, giustizia e libertà.

Lasciando un mare di sangue nei paesi, nelle città e nelle trazzere dei luoghi per la conquista delle terre. Prima (per non andare troppo indietro) contro i borboni e i loro scagnozzi, poi con i “Fasci siciliani”; per fermare i bastonatori in camicia nera amici degli agrari, a Portella della Ginestra, ad Avola, e, poi ancora, in cento, mille altre luoghi, alla ricerca del riscatto e della dignità umana e sociale.

Qui, non c’è nulla da imparare, specie da “forestieri” possidenti e gaudenti.

Abbiamo già abbondantemente pianto e riso. Lo facciamo ancora, forte e con pudore. Piangere, per le condizioni disperate apportate alla nostra vita dalla cricca affaristica-politica-mafiosa che da lungo tempo gestisce la cosa pubblica, strettamente avvinghiata all’isola, schiavizzando i nostri destini; ridere, per la capacità perversa a mutare le sembianze, da parte di vecchi e nuovi trasformisti che nulla hanno da spartire con gli umiliati e gli sfruttati di sempre.

Abbiamo già dato! Alla truffa consolidata e al becero clientelismo; alla compiacenza dettata dalle necessità; alla disoccupazione e alla precarietà; all’immane degrado avvilente, nel territorio, nelle città, nei servizi e nella misera vivibilità; Gli “ammuccalapuni” (coloro che dormono a bocca aperta tal per cui la loro bocca diventa tana delle api), si riducono sempre più.

I siciliani si sono già rimessi in marcia.

Di nuovo sulle trazzere, come tant’anni addietro; nelle campagne di Niscemi, a migliaia, contro i mega inquinamenti ”stellari” e le servitù militari globalizzate.

Così esternò Grillo all’arrivo in costa sicula: “Questo è il terzo sbarco in Sicilia - il primo fu quello dei Savoia, il secondo quello degli americani, che portarono la mafia, il terzo quello di Grillo, che porta la libertà".

A Suo dire, così par di capire, per evitare il “terzo sbarco” dovevamo tenerci i Borboni che nuotavano nell’oro, e nazifascisti, quelli della “razza eletta”.

Proprio roba di “Pippi calzelunghe”, che nella gioiosa e imberbe spiensieratezza è priva di memoria: di vita, civile e democratica.

Abbiamo già visto i “trebbiatori” a dorso nudo in azione, e sappiamo bene come è finita.


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