Grillo: prove tecniche di autodistruzione

par paolo
venerdì 1 marzo 2013

Quando il successo annebbia la mente.

Ho salutato, per quanto non ne condividessi completamente le premesse elettorali, il successo di Grillo come salutare e quindi utile per un cambiamento che finalmente ci tirasse fuori dal pozzo in cui ci siamo cacciati, lasciando per decenni il paese nelle mani di una classe politica indecente.

Ho identificato quel 25% di voti confluiti su un candidato apertamente "anti sistema" come l'elemento di discontinuità che metteva finalmente a nudo quelle porcherie sottobanco che manipolano la volontà popolare e che puntualmente trasformano gli interessi del popolo in quelli dei soliti noti. Una spirale perversa nella quale il popolo italiano è finito, sia ben chiaro, solo per colpe proprie e dalla quale però appare incapace di uscirne. Ci voleva qualcosa che spezzasse le catene che Grillo identifica, con una immagine molto efficace, in quella contiguità armonica tra il "PDL e il PD meno L".

Per Grillo Bersani, Berlusconi e tutta la cianfrusaglia di contorno sono "morti viventi" che ancora nessuno ha provveduto ad informare che "è finita". Grillo, attorniato dalle telecamere incredule di mezzo mondo, pennella come in un quadro di Van Gogh la visione caritatevole di una mano gentile che accarezza il volto dei vecchi arnesi della politica, sussurandogli all'orecchio "è finita, è finita. È finita".

Bene, sono passate poche ore dal capolavoro politico di un partito che, senza organizzazione territoriale, senza soldi e senza media compiacenti, al primo colpo diventa il maggiore del paese, caso unico e forse irripetibile nella storia repubblicana, che già si aprono le prime crepe che lasciano intravedere scenari foschi.

I responsi elettorali ci dicono che Pierluigi Bersani, per suo totale demerito in virtù di una campagna elettorale scialba e supponente nel solco di una tradizione consolidata del centro sinistra, non ha una maggioranza in grado di garantire la governabilità. Pur tuttavia ha l'onere di formulare una proposta un governo e di presentarsi di fronte al presidente Napolitano per ottenere il via libera alla legislatura.

L'empasse è rappresentata dal ringalluzzito PDL del redivivo, ancorché mai morto, Silvio Berlusconi che scommette sul suo fallimento in previsione di una rivincita. Seguono i veti incrociati tra i due che, seppur secondo Grillo sono stesse parti in commedia, tuttavia hanno ben presente il concetto di ripartizione del potere.



Per Silvio l'obiettivo minimo è la presidenza del Senato che gli consentirebbe di disseminare di bombe il cammino della ipotetica maggioranza e che lo metterebbe al riparo dagli effetti dei suoi processi, per Bersani fallire significa cedere il passo definitivamente a Matteo Renzi e anche se lui ci tiene a dire "o capitano o mozzo per me è lo stesso", è bravo chi ci crede.

E allora?

Allora il povero Pierluigi, più o meno maldestramente, manda messaggi d'intesa, se non proprio d'amore, all'unico soggetto politico in grado di cavare il ragno dal buco, ovvero il M5S. Grillo lo ripaga con un "vaffa" molto esplicito. Il massimo della concessione dell'ex comico genovese è il seguente: vai avanti ed io volta per volta ti giudico. Una sorta di commissariamento a priori, tra l'altro anche tecnicamente non proponibile per chi conosce le procedure parlamentari.

E qui Grillo mette a nudo i suoi limiti non solo culturali ma anche strategici perché tira la corda oltre ogni limite, dimostrando che la sua battaglia non ha come fine ultimo il bene del paese ma il suo progetto personale di riassetto del sistema istituzionale. Quello che lui definisce come "democrazia diretta online" e che non prevede la mediazione dei partiti.

L'intelligenza suggerirebbe che se vuoi raggiungere lo scopo finale devi procedere step dopo step eliminando gli ostacoli ad uno ad uno e lasciando il tempo ai cittadini di apprezzare i cambiamenti. L'impressione è che Grillo voglia portare il paese alle estreme conseguenze puntando su un compromesso, immondo ma inevitabile vista la gravità della situazione, tra PD e PDL per poi, dopo un anno al più perché tanto durerebbe l'inciucio (come dice lui), trarre il massimo dei benefici elettorali per il M5S.

E no caro Grillo, proprio non ci siamo, stai sopravvalutandoti e stai sottovalutando gli italiani. Se non ci metti la faccia subito assumendoti le tue responsabilità che ti derivano dal suffragio dei voti, tra un anno sei tu a sparire e a riportare il paese alla casella di partenza.

Adesso hai l'opportunità di tagliare le unghie a quello che tu definisci "psiconano o testa d'asfalto" che nella scala dei disvalori credo sia unanimente riconosciuto come la stella di prima grandezza, quindi intanto dai prova di impegno poi il tempo deciderà. Se il PD tenterà percorsi tortuosi sarà lui stesso a farsi il karakiri e allora sì che avrai la via spianata.

A dimostrazione che la posizione intransigente di Grillo non sia apprezzata neanche nel suo movimento, in questi minuti sta succedendo l'ira di Dio sulla rete con parecchi grillini (molti sono fuoriusciti dall'emorragia di sinistra) che cominciano a dar segni di insofferenza. Se Grillo persiste nella posizione di chiusura a prescindere, prevedo prima una spaccatura del M5S, con molti esponenti che seguiranno una strada autonoma, poi se il comico-politico commetterà l'ulteriore errore di qualche scomunica di fatto sancirà la fine prematura e definitiva del M5S.

Spero che le ore portino consiglio.


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