Grillo, perché vuoi rovinare tutto?

par Aldo Giannuli
giovedì 13 dicembre 2012

Prima di addentrarmi negli ultimi sviluppi del movimento 5 stelle, desidero comunicare che sabato parteciperò alle primarie per la scelta del candidato presidente del centrosinistra in Lombardia e voterò Andrea Di Stefano.

Ma veniamo al M5S…

Confesso di essere sconcertato dalla piega che sta prendendo la polemica interna al M5s. E lo sbalordimento non dipende tanto dal fatto che possa esserci un comportamento più o meno autoritario da parte di un vertice nazionale e nemmeno che questo avvenga in un movimento che si definisce orizzontale e senza vertici di sorta, ma perché non capisco che senso abbia tutto questo e che convenienza venga, non solo al M5s, ma anche allo stesso Grillo da questa immagine dispotica e rissosa che sta dando. Che bisogno ha di fare così?

Partiamo dalle polemiche successive alle “parlamentarie”. Mi pare evidente che sia stato un insuccesso e non vedo nulla di male nel cercare di capire perché. Se un movimento politico è valutato al 15-18% dei voti, cioè ha un potenziale oltre i 5 milioni di voti, e poi mobilita per la sua consultazione 30.000 persone o poco più, quindi meno dell’1% dei suoi presumibili seguaci, non è un successo, questo mi pare difficile da contestare.

Forse è dipeso dalle regole troppo restrittive o da un flop del programma informatico che non ha retto lasciando fuori molti che volevano votare, forse c’è stata una scarsa pubblicizzazione dell’iniziativa, forse i tempi erano troppo stretti o forse la modalità del voto on line è di per sé poco adatta perché ci sono zone che non hanno una sufficiente copertura o perché le persone anziane hanno scarsa familiarità con il mezzo…di motivi possono essercene molti e concomitanti; non vedo cosa ci sia di male a parlarne pacatamente per trovare il modo di superare questa situazione.

E non mi pare il caso di avvelenare la discussione con il sospetto di brogli a favore di alcuni candidati (presumibilmente ritenuti più docili di altri). Non credo che Grillo e Casaleggio abbiano manipolato i dati per la semplice ragione che se lo avessero fatto avrebbero potuto dire che i partecipanti erano stati 300.000 anzicchè 30.000, tanto poi chi poteva smentirli? Proprio la certificazione dello scarso successo mi pare un sintomo che non depone a favore dei sospetti più malevoli. Ma, detto questo, perché non pubblicare i risultati dei candidati? Va bene che il voto è segreto, ma non il risultato no!

A proposito, permettetemi una parentesi: nel pezzo scritto precedentemente sono incorso in un errore avendo frainteso le regole della consultazione, per cui c’era la parte finale che era sbagliata: lo ammetto e chiedo scusa. Sbagliare si può, anche per distrazione, l’importante è ammetterlo.

Tornando a noi: alle richieste di trasparenza Grillo ha reagito con uno scatto di rabbia. Posso capire che una persona che da anni lavora con impegno quotidiano per denunciare le truffe partitocratiche si senta toccato da chi gli dice che è antidemocratico (“…e venite a dire a me che sono antidemocratico!?”), ma è anche vero che se io inalbero la bandiera dell’insurrezione contro il dispotismo, poi la gente si aspetta da me un costume radicalmente opposto.

Ora Grillo sale di tono e, dopo aver detto “fuori dalle palle chi non è d’accordo” passa ai fatti e sbatte fuori Favia e la Salsi. Motivo: “Siamo in guerra e non voglio disfattisti nelle mie fila. Non posso ammettere che mi diano dell’antidemocratico mentre mi sto scontrando con il nemico”. Questo mi ricorda una vignetta di molti anni fa, nella quale un uomo grande e grosso pestava uno ben più magro di lui dicendo “Così impari a dire in giro che sono manesco!”.

Se lo scopo dell’azione era quello di stroncare sul nascere le accuse di essere poco democratico e le polemiche interne, mi pare che il risultato non potrebbe essere peggiore: benzina sul fuoco! E qui vengo al punto iniziale: questa sparata danneggia molto seriamente il M5s alla vigilia delle elezioni. Questi, se non lo si fosse capito, sono tutti voti persi di gente respinta verso l’astensione o il Pd. E’ evidente che ogni minimo passo falso di Grillo venga immediatamente amplificato da giornali e Tv, costruendo, appunto, l’immagine del nuovo duce a capo di una nave che si sta ammutinando. Che Grillo non avverta tutto questo è la ragione del mio sbalordimento: ma non legge i giornali? Non si rende conto di stare fornendo la stoffa con cui gli altri gli cuciono addosso la divisa da duce?

E poi perché? Capirei se la sua leadership fosse insidiata, se fosse il generale di un esercito che sta perdendo la battaglia. Sarebbe sempre una reazione controproducente, ma avrebbe una sua plausibilità. Ma Grillo è saldamente alla testa del suo movimento e si avvia a vincere una battaglia, non a perderla. Favia e la Salsi probabilmente sono ottime persone che fanno bene il loro lavoro, ma, siamo onesti: al di fuori dell’Emilia nessuno sapeva che esistessero, la loro notorietà nazionale è dovuta proprio alle sparate di Grillo. Ed, allora, a che gli serve fare così?

Interpreto la cosa come uno scatto di nervi, cosa umanamente possibile e comprensibile, ma politicamente molto pericolosa. Gillo ha avuto il merito di costruire il punto di coagulo della protesta contro questa indecente classe politica, ma adesso sta rischiando di rovinare tutto. Il problema non è tanto quello del se è un duce o no, ma se è in grado o no di guidare razionalmente un movimento politico. Il duce non avrebbe affrontato in prima persona i suoi oppositori, altri avrebbero risolto il problema. Dunque, questa non è la reazione di un leader forte ed autorevole, ma di uno debole ed insicuro.

Perché non pensarci con più calma?


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