Grillo non è l’alternativa: anzi...

par Emilia Urso Anfuso
sabato 2 giugno 2012

Oltre 19%. E’ attualmente il gradimento del Movimento 5 Stelle da parte degli Italiani. Millesimo più, millesimo meno. Oggi si grida alla sconfitta della “vecchia” politica ed alla nascita della non politica che però, già palesemente, è più politica di quella vecchia che si vorrebbe sconfiggere a suon di slogan da manifesto alla “Zelig”.

Per molti Grillo è oggi l’Alternativa. Ma alternativa a cosa?

Se le urla, gli strepiti e le parolacce profuse a tutto e tutti da parte del comico più politicizzato d’Italia sono una alternativa, ebbene, io mi chiedo – appunto – a cosa. Alle urla della politica che ha ucciso se stessa a furia di urla apparentemente l’uno contro l’altro?

Alle parolacce non dette magari, ma espresse per decenni dal nostro ancora attuale parterre politico attraverso azioni che sono spesso peggio di un “vaffa…”?

Grillo a mio parere, non è altro se non la personificazione della rabbia nazionale, che appunto fomenta arroccato sui palchi di piazze di gente rabbiosa, che non vede più limiti a nulla. Da ambo le parti. Dal basso. Quel basso che è la popolazione sbandata di un Paese diretto da sbandati. Dall’”alto”. Quell’alto che diviene “Casta” perché detiene poteri che in una vera, civile e armonica Democrazia non dovrebbero nemmeno esser nominati per scherzo.

Cosa ti combina Grillo?

Prende il treno al volo. Un treno che, rifletteteci bene, gli è appena passato davanti. Ora. Nell’ultimo sbadiglio di tempo. E cosa conteneva quel treno?

Crisi di sistema. A 360°. E in coda, una popolazione giunta alla rabbia estrema, alla sconfitta che necessita la mano tesa o il tubo dell’ossigeno, per non morire.

Acchiappa quel treno al volo, avidamente, rabbioso come la rabbia che fomenta. Di una rabbia che parla di anni ed anni di progetti tutti tesi a farsi largo in quella politica che, nell’ultima parte di tempo, gli era stata preclusa dai partiti cui Grillo si riferiva. Vi ricorderete il “no” del PD, che avanzò come ultima carta il fatto che Grillo non fosse un tesserato di partito in tempo utile.

Io non credo alla rabbia che sconfigge la rabbia. Non può un male curarne un altro. Grillo parla di Democrazia urlando. Ma la Democrazia non può, per sua stessa coerenza, essere rabbiosa. Né disfattista né tantomeno distruttrice. Così come invece è la rabbia estrema di colui che oggi ha già fattezze da leader maximo a capo di un popolo di facinorosi pronti a tutti pur di sconfiggere il “grande male”. Quel grande male, composto da altri leader maximi a capo di un popolo sconfitto.

Grillo sta solo assolvendo la sua necessità suprema. Dire a tutti: io sono.

E ciò che sarà è già fatto e detto e costruito. In anni e anni di rabbia che ha tracimato da quella personale per giungere ad infiltrarsi nella rabbia del tessuto nazionale. Una fusione di rabbie non può che provocare esplosione. Una enorme, incredibile, esplosione. Di cui oggi noi tutti, non abbiamo bisogno. Non è la priorità. Non cura e nuoce.

Grillo avanza già a passi da gigante, da “leader” quale già sente di essere, verso i livelli massimi della dirigenza del Paese, straparlando già di incarichi a Presidente della Repubblica. Ma di quale Repubblica?

Quella verso cui in ogni attimo vomita la sua rabbia e quella di chi non sa più a che santo votarsi?
Sembra d'essere tornati indietro di decenni. Quando ad esempio negli anni '90, durante un'altra crisi di sistema fu il Partito Radicale a raccogliere la rabbia popolare fino a giungere quasi ad avere come Presidente della Repubblica Emma Bonino. Un'altra vittoria. Di Pirro.

Credo che in un momento come questo, sia necessaria per una volta, una moderazione che in questo Paese ha perso forma e contenuto. Non è certamente con l’assunzione di altri “poteri” che usciremo dal problema, il vero unico problema che oggi fa di Grillo il “vincente”: la crisi di sistema.

Una crisi totale. Talmente distruttiva da non lasciare spazio a nulla. Nemmeno al più semplice ragionamento.

Il grillocentrismo palesato da Grillo è evidente e deve portare a riflessioni comuni.

Vogliamo davvero “ricominciare” dando in mano il Paese alla parte più facinorosa ed in qualche modo deviante?

Perché, c’è anche da dire, molti di coloro che hanno appena votato M5S erano ex affezionati alla Lega o al PdL. Due più due fa sempre 4 (credo). Togliere voti al Centro sinistra è più facile che operare una scelta consapevole e ragionata…

Altro che Grillo ed i suoi freschi di nomina Sindaci di altri cittadini incazzati come bufali. E si sa: quando è la rabbia a far decidere, probabilmente non si decide con razionalità.

Se non fosse un bluff si capirebbe. Invece, già si scannano fra loro. “Loro”, appunto. Si parla di altri “loro” ma la divisione fra popolazione e “dirigenza” è sempre li, bella netta. E vaffa… (come direbbe Grillo) alla coerenza.

Io spero che questo rigurgito di rabbia estrema non porti tutto il Paese alla guerra civile. Mi auguro davvero che non sia l’inizio di una fine rabbiosa.

Direte: “Ma allora, quale sarebbe l’Alternativa”?

Io penso che l’alternativa unica sia quella di ripensare noi stessi come cittadini, contribuenti ed elettori. Iniziare a divenire davvero partecipativi e non passivi della vita comune. A quel punto, posso assicurarvi, che qualsiasi parterre politico, persino il peggiore, potrebbe stare al Governo… Ma verrebbe spazzato via – appunto – da una nazione consapevole ed attiva che, se dopo aver contribuito anche economicamente alle necessità del Paese non se ne vedono i frutti, tutti a casa. Leader e compagnia briscola.

L’unica vera alternativa, come sempre, saremmo noi. E purtroppo, il condizionale è d’obbligo.


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