Grillo non buttar via una vittoria politica e rispetta l’articolo 67 della costituzione

par Camillo Pignata
martedì 19 marzo 2013

Grillo minaccia di espellere i dissidenti che hanno votato Grasso. Questo è quanto emerge dalla stampa. Ma non è cosi, Grillo ha semplicemente posto un problema ed indicato una soluzione, che può essere assunta solo dal movimento e non da altri. Il fatto è che il comico genovese ha posto un problema già risolto dall’articolo 67 della costituzione.

Il problema del rispetto delle decisioni del partito e del rispetto dei programmi elettorali non è nuovo, ma è stato, a suo tempo, affrontato dai nostri padri costituenti. Tra il rispetto delle promesse elettorali, delle delibere di partito e la libertà di voto del singolo parlamentare, la costituzione ha scelto la libertà di mandato.

Una scelta giusta, ingiusta, ognuno può dire la sua. Certo è che l’articolo 67 non è stato ancora abrogato e fino a quando esiste, esso va osservato. Il rispetto delle leggi vigenti è un principio fondamentale inderogabile per tutti i cittadini, ma soprattutto per i parlamentari che devono dare l’esempio. Non si può fare della costituzione il simbolo del Movimento, e poi, alla prima occasione, non rispettarla. La lotta politica per la sua abrogazione non giustifica la sua inosservanza.

Grillo può cogliere l’occasione per chiedere al Movimento un rinnovato impegno per l’abrogazione dell’articolo 67, e non per chiedere le dimissioni dei dissidenti. Se lo fa, si pone in contrasto con la costituzione con riflessi sulla democraticità e la costituzionalità del Movimento.

Per questo eviti accuse contro deputati che hanno semplicemente esercitato la libertà di mandato prevista dall’articolo 67 della costituzione.

La vittoria di Boldrini e Grasso è stata la vittoria della linea politica del M5S e delle sue parole d’ordine: "arrendetevi tutti" e "mandiamoli tutti a casa”. Arrendetevi tutti, disse Grillo. Si dovevano arrendere e si stanno arrendendo. Il movimento ha imposto al PD di far fuori la vecchia nomenclatura e candidare esponenti autorevoli della società civile. Senza anni di lotta politica, senza la presenza in Parlamento del Movimento, difficilmente sarebbe stato possibile il passo indietro di Franceschini e Finocchiaro.

“Mandiamoli tutti a casa”, ma molti della nomenclatura sono già a casa, e i volti nuovi sono tanti. Sono presenti in Parlamento e tra essi Boldrini e Grasso. Un timido passo, un avvio di cambiamento che non va trascurato e comunque non ostacolato, giacché esso è anche frutto delle lotte del Movimento, che nel caso di specie si è tradotto in un scelta di grossa caratura, che ben bilancia la novità della società civile, e l’esigenza di un minimo di esperienza politica, per chi ricopre la seconda e terza carica dello Stato. Nelle biografie degli attuali presidenti non hanno un minimo posto il partito e le sue burocrazie gli apparati. Trova posto invece, com’è giusto, la politica quella più nobile, quella del servizio alla collettività e allo Stato.

La vecchia nomenclatura partitocratica è stata sconfitta ed ha dovuto cedere il passo alla società civile. E questo è un fatto e non sono chiacchiere, è il cambiamento che si realizza.

Per questo Grillo non può buttare al vento l’avvio di questo cambiamento, e con esso l’affermazione della linea politica del movimento, con attacchi contro deputati del movimento che hanno, con il loro voto a Grasso, consentito che concretamente si realizzasse questa affermazione.

La vecchia nomenclatura partitocratica se ne sta andando, si tratta di accompagnarla alla porta. 


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