Grillo: l’Unto del Signore #2

par Fabio Della Pergola
martedì 3 giugno 2014

Beppe Grillo probabilmente si chiama Giuseppe, in realtà.

E Giuseppe era il nome di Yosef, il padre putativo di tal Gesù, secondo il mito fondativo del cristianesimo. Il cui nome in aramaico era Yeshua (l’originale ebraico era Yehoshu'a, cioè Giosuè).

Yeshua bar Yosef (“Gesù figlio di Giuseppe”) è il nome terreno di quel predicatore itinerante che alcuni ritennero il Messia, cioè l’unto del Signore perché messia è il termine italiano che deriva dall’ebraico mĚīÄḥ (unto) il quale a sua volta, tradotto in greco, suona come christòs, il Cristo.

Oggi Yosef Grillo (che sarebbe il Padre per via del nome) si è identificato con il Figlio (per via della corona di spine con cui si è fatto fotografare mentre passeggia sull’amata spiaggia di Marina di Bibbona proditoriamente assimilata alle rive del lago di Tiberiade) trasmettendo il significato più vero del cristianesimo, il Padre e il Figlio sono la stessa persona: Beppe il Grillo.

Il padre in realtà sarebbe stato un "altro" secondo quel credo religioso, ma vabbé non stiamo a sottilizzare; in fondo si sa, mater semper certa, del babbo mica si sa.

Deriso dai Romani (e non solo da loro) e omaggiato ironicamente come Re dei giudei con la Corona, però di spine. La simbolizzazione è ampia e completa. Oltre che chiara.

Yosef il Grillo, messia misconosciuto (non da tutti, ha pur sempre rastrellato cinque milioni e passa di voti) si atteggia a umiliato, dileggiato, ferito, insultato e (si suppone) fustigato dai suoi nemici Romani (e non solo da loro) e si presenta così, vestito da milionario agnus dei per comunicare la lacerante passione che vive.

Piccolo inconveniente in questa lettura intimamente evangelica: a fotterlo (mi si perdoni il francesismo) non sono stati i Romani, suoi avversari da sempre per ovvi motivi di competizione politica, ma i tre milioni di Giuda che lo hanno seguito, lo hanno adorato, lo hanno esaltato, ma che poi gli hanno voltato le spalle proprio nel momento in cui accarezzava languido l’idea di essere a un passo dal sorpasso (mi si perdoni la cacofonia).

Tre milioni di Giuda: gli ormai famosi “pensionati mentali” egoisti, tornacontisti, malpancisti e vigliacconi che la vulgata neocatecumenale del partito degli Onesti e Pii ha diffuso urbi et orbi (mi si perdoni il latinismo) prima che Grillo indicasse la sua nuova simpatia. Un altezzoso Britanno noto per aver infamato (nell’ordine) extracomunitari, donne e gay; di cui ora sappiamo però che erano tutte menzogne. Parola del nuovo Unto del Signore.

Nigel Farage, dice il Capo, è solo uno che ha tanto sense of humour; che però, essendo umorismo britannico, nessuno può capire.

La Grillobase non sembra apprezzare, ma Miss Lombardi ha già sventolato a mo’ di ventaglio, distrattamente come per rinfrescarsi in una giornata afosa, i suoi cartellini rossi pronti per la bisogna. È comunque in ballo, anche se sembra già tramontata ben prima di consultare la base, una possibile alleanza con i Verdi che però sembrava ventilata più per tacitare le coscienze della frangia sinistrorsa del Movimento che per reali contiguità con l'ecologismo europeo.

Una parte del M5S sta avendo conati di rigetto all'idea di accomunarsi con quella che appare proprio come una destra xenofoba misogina, omofobica e razzista a detta di alcuni ex militanti e addirittura del vecchio fondatore dell'UKIP. Basta leggere i commenti ai numerosi post riguardanti Farage sul blog di Grillo (e alcuni si lamentano dei commenti soppressi).

Gli eurodeputati a 5 stelle faranno gruppo con Sir Farage dunque? È già tutto scritto sulle scrivanie della Casaleggio & Associati o la fronda punterà i piedi e pretenderà di prendere le distanze da quello che appare ai più come un partito iperliberista, favorevole all’incremento delle spese militari e all’uso del carbone e del nucleare per la produzione di energia?

Ma, domanda innocente, se la Lega è risorta (evidentemente di Cristi in giro ce n’è più di uno) e molti voti del M5S sono tornati in quell’ovile da cui erano provvisoriamente usciti, sembrerebbe che la componente di destra del Movimento sia in via di restringimento; perché dunque appoggiarsi a un partito della destra inglese, mettendo a dura prova anche l’umore della componente di sinistra del Movimento stesso? Solo per recuperare i voti persi verso destra?

Passi per i talebani Di Battista e Di Maio (pare che siano entrambi figli di attivisti di estrema destra che probabilmente hanno succhiato la mentalità dei padri insieme al latte delle madri), ma che dire delle altre (tante) persone animate da quel ribellismo di sinistra sicuramente degno di rispetto che sta dietro alla proposta egualitarista - per dirne una - del salario di cittadinanza? E che si sono opposti (vincendo una battaglia, ma la guerra ancora non si direbbe) contro la riproposizione - voluta dal Capo - del reato di clandestinità.

Noi, dice Grillo, abbiamo una cosa in comune con Farage, “la democrazia diretta”: cioè i voti di un ristretto manipolo di iscritti, che Casaleggio gestisce nell’intimità della sua tana oscura, senza che vi sia mai stata una certificazione indipendente che attesti la veridicità dei risultati. E che vale quel che vale, se ci ricordiamo del voto del meet up di Palermo contro l'espulsione di un parlamentare, che invece fu poi espulso per evidente "volontà superiore" (ma se lo dici, apriti cielo!).

In ogni caso un po’ poco, sembra, per fare un guancia-a-guancia con l'antisistema della perfida Albione, ma il richiamo del populismo di destra pare proprio irresistibile per il cuore nero del nuovo Messia.

A Livorno, dove una lista civica di ultrasinistra ha deciso di appoggiare il candidato grillino al ballottaggio per il nuovo sindaco, non l'hanno ancora capito; e chiedono al M5S di prendere le distanze dalla destra.

Detto fatto.

 


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