Grillo e il rispetto delle regole: il caso Biolè

par Fabio Della Pergola
martedì 13 novembre 2012

E adesso tocca a Fabrizio Biolè , colpevole di avere alle spalle due mandati come consigliere comunale; clamorosa e insopportabile violazione delle ferree regole del Movimento Cinque Stelle.

Cosa risaputa però, dice lui, non occultata al Gran Capo del M5S né agli aderenti al Movimento che lo hanno cercato e gli hanno comunque proposto di candidarsi per le regionali.

Cosa detta e scritta nel curriculum, quindi - si suppone - accettata anche da Grillo, a meno di sorprendenti e fatali distrazioni dei severi censori del partito-nonpartito. Ma, a distanza di un bel paio d’anni dal voto, quando il nostro si è ormai accomodato sulla poltrona di consigliere regionale essendo stato eletto, ecco che arriva una raccomandata con ricevuta di ritorno dell’avvocato di Beppe Grullo (chissà se è concesso anche ad altri di storpiare i nomi come fa in continuazione il piazzista genovese a proposito di Rigor Montis, Frignero e così via, subito imitato dai grullini che ribattezzano Gad Vermer il conduttore che dovrebbe essere spedito “a passeggiare a Gaza con la papalina da ebreo in testa” - e con questo siamo all’antisemitismo senza se e senza ma).

L’avvocato, non potendo di fatto invalidare le elezioni regionali che sfuggono alla sua competenza, non fa altro che inibire al consigliere regionale l’uso del logo del M5S (i cui diritto di utilizzo e riproduzione sono di proprietà esclusiva di Grillo esattamente come un qualsiasi marchio di fabbrica depositato e registrato). E con questo chi vuole capire ha capito.

Biolè è fuori, out, espulso. La sua colpa sono i due mandati precedenti che peraltro aveva dichiarato “Gli ho spiegato la situazione nei dettagli – dice su Repubblica, intervistato da Sara Strippoli - gli ho detto che nel 2010, visto che mancavano candidati su Cuneo, mi era stata data l’autorizzazione a candidarmi. Lo sapevano tutti che avevo fatto due mandati, nel 1999 e nel 2004: consigliere comunale a Gaiola, provincia di Cuneo. E sul mio curriculum pubblicato sul sito del Consiglio regionale è scritto chiaramente. Non era un mistero per nessuno. Neppure per Grillo, credo. E dal momento che la sua storia politica era di pubblico dominio, a rigor di logica dovrebbero essere out anche quelli che, sapendolo, hanno fatto finta di nulla, violando anche loro le regole del Movimento. O no?

Oppure, scava scava, le motivazioni sono altre? Magari che Biolè ha avuto il gran torto di scandalizzarsi sulla famosa, squalificante, battutaccia di Grillo in merito al punto G della Salsi (cioè al godimento da lei provato, secondo il Gran Capo, nel presenziare ad una puntata di Ballarò, cosa che d'altra parte riguarda anche Raffaella Pirini, grillina di Forlì, ormai in lista d'attesa del benservito). O forse per i contrasti con il suo capo diretto in consiglio regionale, Davide Bono?

In ogni caso: le regole sono regole, si dice in casa M5S, e vanno rispettate. Giusto, ma quando si decide di andare in deroga per necessità (o opportunismo: non c’erano altri possibili candidati nel cuneese se non quello che aveva già i due mandati sulle spalle, quindi si deroga) poi si rispetta anche l’impegno preso con la persona. Oppure valgono solo le Regole e chissenefrega delle persone?

Gli inossidabili grillini sembrano adottare il ferreo rispetto delle regole senza ricordarsi, si direbbe, che questa rigida osservanza non è mai stata nella storia il viatico per una società migliore e più umana.


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