Grillo affonda Bersani: il sistema politico trema

par Fabrizio Vinci
giovedì 28 febbraio 2013

Beppe Grillo respinge al mittente la richiesta di fiducia avanzata da Pier Luigi Bersani, e dal suo blog ironizza sul segretario del Pd definendolo "un morto che parla". Fino a questo momento il comico genovese non sembra intenzionato a stringere accordi politici né con Bersani né con Berlusconi. L'unica via percorribile sembra il sistema-Sicilia, nel quale il M5S decide di volta in volta quali provvedimenti votare.

Alla fine è arrivata quella sberla al sistema politico: essa si è materializzata in tutta la sua violenza attraverso il boom elettorale ottenuto da Beppe Grillo. La politica italiana è stata commissariata, per chi ancora non avesse compreso, e stavolta non dall'Unione europea, ma dagli Italiani stessi; i quali avendo perso anche quel residuo di fiducia nei confronti della tradizionale classe dirigente, hanno deciso di inviare in Parlamento un delegazione composta da loro medesimi, attraverso il voto al Movimento 5 Stelle

Eppure il precedente esecutivo tecnico aveva tutti i numeri per effettuare quelle riforme tese a creare i presupposti per un radicale rinnovamento del modo di far politica nel nostro Paese. Occorreva quel famoso taglio al numero dei parlamentari e delle loro indennità e privilegi, era necessaria una drastica riduzione dei rimborsi elettorali ai partiti, ed era indispensabile una nuova legge elettorale che non conducesse (come in questo caso) all'ingovernabilità; ma i nostri politici non sono stati in grado di percepire quanto la pazienza degli Italiani fosse al lumicino, sicché hanno preferito lasciare immutato il sistema.
 
I pochi mesi che probabilmente ci separano dalla prossima tornata elettorale rappresentano l'ultimo, estremo banco di prova per la politica italiana; non ci saranno appelli, altrimenti il prossimo responso delle urne vedrà il M5S al 40% di preferenze. 
 
Certo ci sono le controindicazioni: come il tracollo dell'indice Mibtel e lo spread volatile, tuttavia sono gli stessi politici, che adesso "piangono", i primi responsabili dell'accaduto. Non saremmo giunti a tanto, se la politica del nostro Paese non fosse stata gestita in modo così maldestro e talvolta infame nei confronti del popolo italiano. Qualcuno però sembra aver compreso la gravità dell'accaduto, primo fra tutti il segretario del Partito democratico, Pier Luigi Bersani, il quale si dichiara pronto ad accettare la sfida di Grillo riducendo drasticamente presenze e costi dei politici. Il discorso del leader del centrosinistra è parso un'ammissione di sconfitta, non solo per il Pd ma per tutto il sistema politico italiano. Un Bersani parecchio logorato dal risultato ma al contempo realista e analitico; appare in difficoltà e inizia a scrollare ripetutamente le spalle solo quando un giornalista gli chiede se la candidatura di Matteo Renzi avrebbe prodotto risultati diversi. 
 
Lo stesso Silvio Berlusconi che adesso si atteggia a vincitore virtuale di queste elezioni, presto si troverà a fare i conti con una realtà politica molto diversa: se realmente verrà dimezzato il numero dei parlamentari e ridotti gli stipendi, il Cavaliere per ovvio populismo non potrà che avallare tale scelta, ritrovandosi poi a dover dare conto dell'accaduto a tutti i suoi discepoli che resteranno fuori dal Palazzo alle prossime elezioni.
 
Tuttavia non è più tempo per certi calcoli, è giunta l'ora di rifare l'Italia, partendo dalle riforme costituzionali.

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