Grillo, Israele e il suocero iraniano: l’intervista originale non corrisponde a quella del Corriere

par Fabio Della Pergola
giovedì 28 giugno 2012

Beppe Grillo è un comico e i comici, si sa, di mestiere fanno ridere. A volte fanno ridere anche quando non dovrebbero o quando non c’entra niente; probabilmente è per deformazione professionale. A volte invece fanno i seri e non sono sicuro che sia meglio.

Ha fatto rumore un’intervista alla nuova star della politica italiana di Menachem Gantz, giornalista di Yedioth Ahronot, rilanciata da un articolo del Corriere, poi rimbalzata su decine di blog e giornali on line. Sull'intervista si è accesa una curiosa polemica perché, non essendo rintracciabile sul sito online in inglese del quotidiano israeliano (forse semplicemente non ancora pubblicata) si è sparsa la voce che fosse una bufala. I cultori della dietrologia si sono un po' sovraeccitati, ma poi la voce del giornalista è andata banalmente in onda su YouDem facendo sgonfiare questa ennesima “bolla speculativa”.

Il misterioso testo-fantasma è adesso finalmente leggibile grazie al sito romaebraica.it che lo ha messo in rete, ma se facciamo riferimento anche a quello che il Corriere ha pubblicato, a firma di Francesco Battistini, troviamo anche altre frasi, che non ci sono nell'originale di Gantz.

Di sicuro il giullare genovese si è lanciato in giudizi tranchant su Israele e sulla lobby ebraica ed esprimendo invece pareri in qualche modo lusinghieri sull’Iran

Niente di male, intendiamoci, ognuno è libero di dire quello che gli pare e i giudizi critici sullo stato ebraico sono merce più che abbondante (sull’influenza giudaico-massonica nel mondo, che è stata denunciata sul suo blog, ci andrei invece più cauto, perché suona davvero un po' troppo mussoliniana).

Magari se uno critica Israele può darsi che gli venga rinfacciato di essere “anti-sionista”; si è lamentato di questo, ma a me sinceramente pare il minimo. Forse voleva dire “antisemita”, che è cosa piuttosto diversa; l’equivoco un po' è grave e un po' fa ridere. Se è una trascrizione esatta, il suo pensiero originale sembra parecchio confuso.

Più stupefacente la sua logica, quando afferma di essersi imbattuto in un’impiccagione per le strade di Isfahan chiedendosi giustamente “Cos’è questa inciviltà?”. Evidentemente ogni tanto ha dei momenti di lucidità, salvo poi rimediare subito pensando - non all’Europa dove la pena di morte è stata abolita ovunque e nemmeno a Israele dove l'ultima condanna a morte eseguita è stata quella di Eichmann nel '62 - ma agli Stati Uniti, il cui comportamento, nella sua testa, deve essere il paradigma di tutto.

Pensando agli USA infatti si è subito rasserenato: loro sì che sono dei barbari, non questa bistrattata repubblica islamica. Non gli si può dare proprio torto, ma chissà perché non ha pensato che chiunque applichi ancora la pena di morte, a oriente come a occidente, manifesta evidenti segni di brutalità, senza dover per forza cercare paragoni che permettano di giustificare l’ingiustificabile.

In ogni caso sembra che conti poco, per lui, che nelle piazze iraniane gli impiccati siano stati nel 2011 più di 670, quasi una media di due al giorno, tutti i giorni, con qualche breve pausa per ferie. E che molte delle condanne a morte siano state eseguite in segreto, dopo processi a porte chiuse e, spesso, con accuse di narcotraffico. Qualcuno insinua che l’accusa è la più facile e usata per incastrare gli avversari politici, anche chi scese in strada a protestare contro i brogli elettorali che hanno permesso al premier Ahmadinejad di “aggiudicarsi” le ultime elezioni.

La tragica vicenda dell’Onda Verde è ancora oggi ricordata con sgomento dai rifugiati iraniani e non solo da loro, ma, ci dice Grillo, lui sa che nel paese islamico le cose vanno bene perché, avendo un suocero iraniano e un cugino costruttore di strade in loco, le cose le sa. Tautologia. Naturalmente è falso; l’economia iraniana va malissimo e sui diritti umani è meglio stendere un velo pietoso.

E quelli che scappano? “Sono oppositori” dice lui. Quelli sopravvissuti, aggiungerei, dato che il regime non è stato affatto tenero, per quello che se ne sa, con le opposizioni interne, in particolare marxiste, negli ultimi trent’anni.

Potrei affermare che, avendo un vicino di casa ed un’amica iraniani, dal momento che entrambi dicono peste e corna del regime di Teheran, anch’io le cose le so, solo che sono diverse da quelle che sa lui. Chi avrà ragione? Sicuramente lui perché quello che sappiamo noi, ce lo comunica lui stesso, è filtrato dagli ex agenti del Mossad del Memri. Per cui noi non sapremo mai la verità, a meno che non ce la racconti lui che ha le traduzioni esatte dei leader iraniani e anche arabi (come Bin Laden), grazie al suocero evidentemente poliglotta.

Sul Corriere (ma non nell'originale di Gantz) troviamo un'altra frase sorprendente: “Ma Ahmadinejad vuole cancellare Israele dalle mappe… - gli ricorda il giornalista - Cambierà idea. Non penso lo voglia davvero: lo dice e basta…”.

Fermiamoci un attimo perché qui, se le parole del Corriere fossero riportate correttamente (ma, ripeto, non si trovano nella versione messa a disposizione da romaebraica.it e forse Battistini ci dovrebbe spiegare le vistose differenze fra le due versioni), grazie al suocero di Grillo si aprono scenari internazionali molto controversi: della fatale frase di Ahmadinejad si dice che sia stata volutamente e maliziosamente mal tradotta.

L'hanno sostenuto in tanti, dal fronte antiisraeliano, accusando i commentatori occidentali di essere dei farabutti al soldo dei sionisti, fino a che non l’ha detto perfino un alto esponente dell’establishment israeliano che avrebbe dato l'interpretazione più corretta in un'intervista al New York Times (la frase esatta sarebbe "essendo una creazione artificiale, Israele non sopravviverà", ma nella stessa pagina viene fatta vedere anche la foto di una sede dei Basij in cui uno striscione ripete pari pari la frase proprio nella traduzione incriminata).

Sembrerebbe quindi un semi-falso (pare che la lingua farsi si presti a traduzioni non sempre al di là di ogni dubbio), di cui peraltro gli estremisti pasdaran si sarebbero appropriati, anche se poi una frase dell'ayatollah Khamenei ("il regime sionista è un cancro da estirpare e sarà estirpato") sembra ribadire un concetto piuttosto aggressivo.

Ma oggi potremmo venire a scoprire un'altra verità. Una verità definitiva che sembra essere un vero scoop. Secondo il suocero, padre della sposa iraniana di Grillo, il leader di Teheran avrebbe davvero detto di voler cancellare Israele dalla carta geografica; ma, tranquilli, perché lo dice e basta, non lo farà davvero. Parola di suocero. In un attimo anni di accuse e controaccuse tra 'pacifisti' e 'guerrafondai' sono stati azzerati; con una sola frase la questione israelo-iraniana torna punto e a capo. I cattivi di là, i buoni di qua. A questo punto dovrebbero essere i massimi esponenti del governo israeliano a correggere Grillo: guarda che Ahmadinejad non l'ha detto... D'accordo che la politica mediorientale è complicata, ma così si esagera. O così esagera il Corriere, non si sa.

Per fortuna il ribelle terzomondista dalle incrollabili verità ha poi dei momenti di dubbio e di incertezza che ce lo fanno apparire più umano: favorevole o no ai matrimoni gay? “Forse”. A restare o meno nell’euro ? “Vedremo”.

A dir il vero sarebbero cose abbastanza importanti per noi italiani che un giorno non lontano potremmo essere governati da un premier a cinquestelle (e speriamo che non diventino "stellette"), ma su prospettive economiche e diritti civili il programma ancora non è a punto (a parte quando si parla del diritto di cittadinanza per i figli di immigrati; su questo l’opinione è la stessa di un Borghezio qualsiasi).

Su Grillo, più che sul movimento da lui creato, ho già espresso qualche perplessità, che, d'altra parte, deve aver avuto anche il corrispondente del quotidiano israeliano: “Alla fine, il giornalista è spazientito” ci ricorda il Corriere “ma perché, sbotta, mi dai risposte così vaghe? «Non ho gli elementi per decidere. È la gente che deve pronunciarsi, coi referendum sulla rete»”.

Il capopopolo non decide, attende che qualcuno gli dica cosa 'pensare' così poi lui glielo ri-propone, certo del gradimento del suo popolo stesso, in un curioso ribaltamento di ogni prassi politica (si chiama populismo e sembra che sia quello che piace ai tanti che probabilmente erano populisti anche prima, proveniendo in buona misura, vedasi Parma, dalle fila del predellino e del celodurismo in libera uscita causa tracollo).

Così, in attesa della “gente”, per ora abbiamo chiare solo le future linee di azione in politica estera. Iran up, Israele down. Per il resto si vedrà.

 

 

 


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