Grillismo, malattia infantile dell’opposizione

par Giacomo Giglio
martedì 7 giugno 2011

Come non pochi internauti simpatizzanti, ho guardato con favore la nascita e l'espandersi del Movimento 5 Stelle nelle recenti elezioni amministrative, confidando che la crescita elettorale avrebbe portato anche ad un lento ma inarrestabile distacco tra il movimento e la figura decisiva ma "ingombrante" di Grillo.

Grillo aveva promesso un movimento orizzontale, a democrazia diretta, con decisioni prese a maggioranza semplice tramite un portale online (comprese le candidature). "Mai io in politica", urlava dai palchi. Poi le cose sono andate come sappiamo: il nome Beppe Grillo è comparso nel simbolo del 5 Stelle, cosa non propria adatta ad un movimento che fa della "partecipazione dal basso" una bandiera. Il famoso portale online, la democrazia diretta a portata di click, è scomparsa dall'agenda del comico-attivista; la "linea" continua a dettarla lui tramite i comunicati politici, tra l'altro sempre più noiosi, postati sul blog. Ci sono stati casi di "insubordinazione" a Torino ed Ancona, che sono stati liquidati con la più classica metodologia partitocratica: espulsione o diffida a non usare più il simbolo.

Sul piano politico poi, negli ultimi mesi Grillo ha mostrato una tendenza sempre più preoccupante all'autoisolamento: nell'ordine ha attaccato Saviano, Vendola e Santoro. Nulla di male nel criticare anche Saviano, ma dire che "fa godere Berlusconi come un riccio perché pubblica con Mondadori" suona un po' ridicolo detto da Grillo, che non ha disdegnato di certo palcoscenici importanti e "padrini" (si pensi a Baudo) conosciuti. Va bene criticare Vendola, ma dire che "è un buco senza ciambella" è omofobo oltre che inutile. Dire che Santoro è un "medium" perché ospita anche nuclearisti, dimenticandosi che Annozero è l'unico programma ad aver dato voce al 5 Stelle, è ingeneroso oltre che inutile.

La ciliegina sulla torta è arrivata con l'attacco a Pisapia, soprannominato cortesemente "Pisapippa", messo sullo stesso piano della Moratti (tutti del Sistema), anche a costo di apparire ridicolo agli stessi elettori del 5 Stelle, che hanno infatti votato in massa per l'avvocato milanese.

Insomma: la "leadership", se così vogliamo chiamarla, di Grillo appare sempre più appannata e legata ad un uso ossessivo di improperi e metafore sessuali. Forse il Beppe Nazionale si è dimenticato che l'intransigenza va bene fino ad un certo punto, dopo diventa estremismo infantile.


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