Greta Thunberg: gli effetti delle sue campagne non sono a sostegno del clima

par Emilia Urso Anfuso
lunedì 30 settembre 2019

âGreta Thunberg sta provocando una serie di effetti a catena, quasi simili a quelli sul clima di cui parla nelle sale convegni di mezzo mondo, e pur essendo reazioni di entità minore rispetto alle catastrofi climatiche, e ambientali paventate sono comunque effetti a catena che è meglio arrestare subito perché si sa: se si attende troppo prima di risolvere un problema, questo s’incancrenisce e diviene irrisolvibile.

Uno di essi è sotto gli occhi di noi poveri italiani, costretti ormai non solo a vivere in un sistema paradossale – beata te, Greta, che sei nata e vivi in Svezia! – ma anche a dover sopportare gli effetti di tutto ciò che arriva nelle nostre città, divenute ormai contenitori non solo di mala amministrazione locale – vedi Roma o altri comuni – manifestazioni di dissenso comprese.

E' facoltà, e diritto, del popolo di manifestare dissenso. Un vero regime democratico lo pretende. Ci sarebbero però da fare considerazioni e riflessioni approfondite su questo criterio, dal momento che in un paese come il nostro, le manifestazioni civili sono spesso penalizzate al fine di non permettere troppa libertà di dissenso popolare, ma solo se si tratta di metalmeccanici, impiegati pubblici e privati, contribuenti ridotti alla canna del gas, insegnanti perennemente senza un ruolo certo e così via.

Se, invece, la manifestazione di piazza scaturisce da un movimento creatosi naturalmente dal personaggio che, ormai a livello mondiale, tiene tutti col fiato sospeso per le parole ricche di indignazione sulla situazione climatica e ambientale, allora no: il dissenso non solo è permesso, quanto sostenuto da chi attualmente governa la nazione.

Lo scorso Venerdì 27 Settembre, sono ricominciati i Friday For Future, le grande manifestazioni lanciate da Greta Thunberg per chiedere interventi urgenti per salvaguardare il pianeta terra e bloccare l’emissione di CO2, allo scopo di non rischiare aumenti incontrollati della temperatura globale.

A Roma sembra che a parteciparvi siano stati in circa 200.000. Ognuno partecipa alla manifestazione di dissenso che preferisce e su questo non ci piove.

Ma una cosa va detta: nel caso dell’Italia, paese in cui ormai si vive più che altro in una Repubblica a regime anarchico anziché democratico, dove ogni cosa assurda è possibile, in special modo se atta ad abbattere diritti civili, economia delle famiglie, diritto alla sanità, alla cultura e all’istruzione, tutto serve tranne che un novello Ministro dell’istruzione –il grillino Lorenzo Fioramonti, sì quello della tassa sulle merendine – che a sostegno delle manifestazioni pro-clima, permetta agli studenti di gabbare la scuola. «Sono contento di fare il ministro in un’epoca in cui di tanto in tanto gli studenti il venerdì non vanno a scuola per scioperare per il clima» ha giubilato il ministro, a cui evidentemente non è ancora chiaro il suo ruolo, che è quello di mandarceli a scuola, i ragazzi, e non di sostenerne la fuoriuscita periodica. Stando peraltro ai dati relativi all’abbandono scolastico in Italia, così facendo Fieramonti darà sicuramente una bella spinta in tal senso. Forse, a causa delle casse sempre vuote – dicono dal ministero – avrà pensato che meno studenti nelle aule, meno spese ci saranno da affrontare…Chissà.

Siamo stati tutti studenti. Tutti, più o meno, abbiamo bigiato la scuola. Ma ricordo ancora la reazione di mia madre il giorno in cui scoprì che, invece di essere in aula, mi trovavo a passeggiare con due compagne, mentre mangiavo serafica un gelato. Se lo ricordo ancora, un motivo ci sarà. Smisi di bigiare la scuola. Punto. Se all’epoca, e non parlo di un secolo fa, fosse sortita dal cappello a cilindro una Greta, nessuno avrebbe lontanamente messo in dubbio che noi studenti avremmo continuato, ogni santo giorno, a recarci a scuola. Nessuno.

“Ma è una bella manifestazione di unità su un tema importante”! bene: che lo facciano gli adulti allora. Magari mamme casalinghe e padri in cassaintegrazione, portando avanti la missione di “salvare il futuro dei figli, dei nipoti e pronipoti, evitando al contempo di fare la figura di coloro che “Hanno distrutto l’infanzia e i sogni di Greta” e della loro stessa genia.

Oltretutto, la folla di giovani che ha invaso le strade dei comuni italiani, ha lasciato in eredità tonnellate di rifiuti in strada e, ciliegina finale, molti sono stati recuperati dai genitori, alla guida delle loro auto inquinanti, per tornare felici, tutti insieme, nelle loro case non ecologiche, a emettere tonnellate di Co2 attraverso i loro sofisticati impianti di condizionamento dell’aria, per scaricare su costosi PC prodotti producendo altra Co2, le foto da postare sui social, diffondendo nell’aere altre tonnellate di Co2 a causa dei milioni di server necessari a consentire a tutti noi l’uso dei servizi offerti dal web.

Ecco il vero prodotto di tutto questo: i diritti per i cittadini restano alienati (non è consentito poi troppo manifestare dissenso sui diritti civili) il clima e l’ambiente risentono comunque degli effetti delle manifestazioni di dissenso giovanile, i genitori di questi giovani fanno la figura di coloro che non hanno alzato mai il culo per salvaguardare il futuro dei loro figli, i protagonisti più fortunati di tutta questa storia: possono bigiare la scuola col beneplacito dei genitori e persino del ministro dell’istruzione, possono produrre rifiuti e Co2 ma vestendo i panni dei salvatori del pianeta, possono pure tornare a casa comodamente seduti sui SUV dei genitori, o comunque su autovetture inquinanti, per poi spararsi pipponi sui social, postando foto scattate durante la manifestazione.

Grazie Greta, da parte degli studenti…

Foto: World Economic Forum/Flickr


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