"GreenWebEconomics - La nuova frontiera”, il futuro sta nel fare il massimo utilizzando il minimo

par Fabio Barbera
sabato 26 novembre 2011

Quando due professori illuminati come Silvia Vianello e Davide Reina (entrambi docenti alla Sda Bocconi School of Management) mettono insieme le proprie esperienze e capacità, può nascere un libro interessante capace di guardare al futuro. Così mentre i media guardano ancora alla vecchia economia delle grandi banche e delle multinazionali globalizzate, c'è una nuova economia che preme per essere raccontata e che silenziosamente si sta diffondendo attraverso la rete globale di Internet. E’ un’economia che si ispira al principio Green del fare il massimo utilizzando il minimo e che è già leader nell'unico vero indicatore economico che conterà in futuro: il brain capital. Questa nuova economia, la GreenWebEconomics, è più egualitaria, democratica e intelligente di quella vecchia. La GreenWebEconomics è anche un cambiamento epocale e antropologico, che modifica la nostra società alla radice e che ci richiede una diversa prospettiva rispetto ai valori del profitto, dell'impresa e del lavoro. Ne parliamo con Silvia Vianello.

Bentornata su AgoraVox, Silvia. Possiamo dire che è sempre un piacere ricontattarti perché offri un paniere di idee destinate a far parlare, discutere e riflettere. Questa volta parliamo di un prodotto editoriale interessante che ti riguarda in prima persona e che parla di GreenWebEconomics, su Ninja Marketing, in merito a ciò, parli di “giusta società”, cosa si intende?

Il principio di «giusta società» ci guida verso «un’economia il cui sogno non sia crescere all’infinito ma evolvere in armonia con l’ambiente». La GreenWebEconomics è il futuro dell’economia, che si sta diffondendo attraverso internet, e che si ispira al principio green del “fare il massimo utilizzando il minimo”. È un’economia più egualitaria, democratica e intelligente di quella vecchia, in cui l’unico vero indicatore economico che conterà sarà il brain capital. All’ambiente spetta il ruolo di stella polare. Al web, invece, il ruolo di strumento realizzativo, sia perché facilita enormemente la diffusione della sensibilità green in ciascuno di noi, attraverso innumerevoli siti che spiegano le nuove tecnologie green e, soprattutto, illustrano le ricadute positive dei comportamenti green (comprare green, guidare green, ecc) per l’ambiente. Sia, perché il web coniugato con gli smart device e il servizio di geo-localizzazione, è in alcuni settori green addirittura una pre-condizione del loro sviluppo. Si pensi, ad esempio, ai network nascenti delle stazioni di ricarica per auto elettriche; che sarebbero difficilissimi da trovare data la loro bassa diffusione sul territorio, ma che invece grazie alla geo-localizzazione sono al contrario di facilissima individuazione: è il navigatore unito ad un’apposita applicazione “green”a portarci, letteralmente, da loro, nel caso in cui fossimo alla guida di un’auto elettrica e dovessimo ricaricare le batterie.

Il futuro delle economie sta quindi nella coesione con l’ambiente che ci circonda, un’immagine più vicina al concetto di “decrescita felice” e sicuramente alternativa all’idea di consumo come distruzione di risorse?

La crescita zero è un obiettivo a cui tendere. La recessione ci costringerà a migliorare il PIL nella sua “qualità”, prima che nella sua quantità. E’ uno svantaggio perché il miglioramento della qualità del nostro PIL richiederebbe, in alcuni settori e in particolare nel green e nel web, investimenti pubblici importanti che una politica economica su cui attualmente pesa il giogo dell’enorme debito pubblico italiano, difficilmente prevederà. La possibilità di un reale cambiamento che passi dal web attraverso il green esiste “perché cambiano i mercati stessi. Accorciano la catena del valore attraverso la disintermediazione, trasformano i processi produttivi e commerciali da lineari in circolari grazie alla riciclabilità dei materiali, introducono un nuovo paradigma fondato sull’utilizzo del bene e non sul consumo, sulla cooperazione tra individui e non sulla competizione. È su queste leve che si fondano imprese rivoluzionarie come RecycleBank o Local Motors.

Partendo da questi presupposti avete realizzato una sorta di manifesto, un vademecum dell’ecosostenibilità, quali sono i punti chiave?

La GreenWebEconomics è un nuovo tipo di economia. E un nuovo tipo di economia si deve fondare su valori e regole nuove. Ecco perché all’interno del libro è presente un Manifesto, che rappresenta una sorta di “carta dei valori” di questa economia, “Un’economia il cui sogno non sia crescere all’infinito ma evolvere in armonia con l’ambiente”, recita il manifesto che apre il volume. Protagonisti di questo nuovo scenario saranno “imprese ad alto tasso di conoscenza, cooperative al loro interno e connesse con l’esterno attraverso il web, dove small is beautiful”, ma soprattutto “small is better than big”. Proprio grazie al Web, che permette ad una piccola impresa fatta di dieci o venti persone ad elevate preparazione e progettualità di competere su scala mondiale, grazie alla rete globale di internet. Prima del web questo non era possibile, perché i costi di informazione e cooperazione esterna erano troppo elevati. Prima del Web “big was better than small”.Per sfruttare tutto il potenziale offerto dalla rete occorre che le piccole imprese italiane siano popolate da manager ad elevato grado di preparazione. E su questo fronte c’è ancora molto da fare. Non sono infatti i grandi fenomeni mediatici come Facebook o Groupon, bensì piccole realtà sviluppate da imprenditori misconosciuti in settori ad alta tecnologia e nelle energie rinnovabili, con esperienza alle spalle e forte preparazione scientifica.

Il futuro di un progetto come questo sta naturalmente anche in una più ampia possibilità di comunicazione e diffusione attraverso il web, ma non pensate che il digital divide possa essere un grosso limitativo?

Negli ultimi anni in Italia per quanto concerne la connettività web vi è stata una mancanza di un progetto per il Paese. Ne sono prova la serie di decisioni incerte, ondivaghe e spesso influenzate dalla contingenza, che sono state prese negli ultimi anni. In questo senso, il nostro Paese dovrà ora impegnarsi per ridurre il digital divide in modo tale da potenziare le nostre reti e facilitare i processi che ci permetteranno di raggiungere, e non come sempre rincorrere, gli altri paesi. Il fatto che le città siano il luogo elettivo della GreenWebEconomics non esclude infatti la provincia. Anzi, se per provincia intendiamo le cittadine medio-piccole italiane tipicamente intorno ai 50-60.000 abitanti, il loro ruolo può essere enormemente aumentato proprio dalla diffusione del Web e dal fatto che, in queste città è più probabile, data la dimensione limitata, sviluppare velocemente delle smart grid. Ma la GreenWebEconomics arriva dappertutto. Anche ad esempio sulle colline delle langhe dove si producono gli eccellenti vini rossi piemontesi.

 


Leggi l'articolo completo e i commenti