Grecia: elezioni amministrative a rischio anarchia. Probabile nuova "grosse Koalitionen"
par Sergio Bagnoli
domenica 6 maggio 2012
I due maggiori partiti, che sino all'anno scorso raccoglievano le simpatie dell'80% dei greci, ora si fermano al 55%
Oggi, dunque, i greci sono chiamati alle urne per rinnovare totalmente il Parlamento nazionale dopo che, dallo scorso novembre, per far fronte alla grave crisi che ha portato il Paese sull'orlo della bancarotta il governo socialista guidato da George Papandreu ha fatto un passo indietro ed ha consegnato il potere esecutivo ad un nuovo gabinetto guidato dall'attuale premier, cioè dall'economista Samaras.
E' la prima volta che l'antica Nazione degli Elleni viene chiamata alle urne da quando è iniziata la grave crisi che ha obbligato, su impulso della Banca Centrale Europea e del Consiglio dei Capi di Stato e di Governo dell'Unione europea, Atene ad adottare misure draconiane in economia, compresa una forte diminuzione degli stipendi e delle pensioni nonchè licenziamenti numerosi nella pletorica Pubblica amministrazione.
Con le elezioni legislative 2012, molto probabilmente, verrà recitato il "de profundis" del bipolarismo ellenico. Sino ad ora i socialisti del Pasok, ed il centro-destra di Nuova Democrazia avevano, infatti, intercettato ben l'ottanta per cento dei voti validi ma con la crisi sono sorti qua e là parecchi altri movimenti politici o, addirittura, altri partiti ormai residuali che si ispirano a dottrine sconfitte dalla storia, come il marxismo-leninismo, hanno tratto nuova linfa vitale.Si stima che ora i due maggiori partito intercetteranno solamente il 55% delle simpatie dei greci.
Venitzelos e Samaras, quindi - si può tranquillamente affermare che oggi, anche a causa della politica di rigore economico che sono chiamati a propugnare - non sono più, presso i disperati greci, popolari come furono, ai tempi, i loro predecessori Karamanlis e Papandreu. Bisogna però sottolineare come durante i governi guidati da questi ultimi due, sia ai tempi del centro- destra che del centro-sinistra dunque, i greci abbiano ben vissuto ben al di sopra delle proprie possibilità ponendo le basi al disastro attuale.
Tra i partiti minori il Partito Comunista, rigidamente ortodosso secondo i canoni marxisti- leninisti, è dato al 10% mentre la sinistra radicale all'otto per cento. I moderati della Sinistra democratica, da poco strutturatisi in Partito, seguono ad un'incollatura, al sette per cento per la precisione, mentre a destra il neonato Partito di Grecia Indipendente che rifiuta le misure anticrisi adottate dal governo Samaras sognando magari un ritorno alla Dracma in segno di rottura con gli gnomi di Francoforte ed i diktat della Merkel viene stimato in crescita tra l'otto ed il dieci per cento. Sicuramente qualora la Grecia dovesse tornare alla Dracma le conseguenze per la debole economia ellenica sarebbero pesanti e, per scongiurare ricette populistiche osteggiate da Bruxelles all'orizzonte si fa sempre più concreta l'ipotesi di una ripetizione della "Grosse Koalitionen" che oggi sosiene il governo ad Atene.Comunque si profila un voto anarchico, ed il riferimento non è dovuto al fatto che la Grecia è una delle culle internazionali dell'Anarchia, che potrebeb far precipitare la Grecia nel caos totale.
Nella foto: disordini ad Atene