Governo, nucleare e il benessere degli italiani

par francesco
sabato 19 marzo 2011

Devono proprio esserci dei morti accertati per obbligare il governo italiano a retrocedere dall'infausta decisione di costruire nuove centrali nucleari?

Una domanda lecita, dato che di fronte alle continue e negative notizie dal Giappone sulla possibilissima catastrofe nucleare, il governo continua a temporeggiare, a fare si passettini da passerotto indietro senza però decidersi - anzi, continua a ritenere il nucleare decisivo per lo sviluppo - a dichiarare la pericolosità delle centrali di qualsiasi classe siano.

È quanto emerge dalle dichiarazioni del ministro Romani che, pur ammettendo che "oggi non possiamo non dire che siamo preoccupati" premette però che "anche se la scelta del paese (il referendum del 1987) avvenne sull'onda dell'emozione per Chernobyl (incidente alla centrale nucleare)".

Dunque, secondo il ministro, chi è contrario al nucleare è affetto da "emozionismo cronico" pertanto non in grado di valutare i rischi (nonché i costi) che una centrale nucleare comporta.

Poco importa se l'esperienza c'insegna che ogni incidente provoca, se non morti immediate, malattie e nascite di persone con difetti che le segneranno per tutta la vita. Che le radiazioni, come avvenne a Chernobyl e sta avvenendo in Giappone, non conoscono confini e, pertanto, il loro effetto si estende anche a migliaia di km dal luogo del disastro. Che i costi per riparare agli incidenti sono reali e altissimi.

Quello che deve capire il ministro, e il governo, non è tanto la sicurezza o no (che comunque una sicurezza al 100% non può esistere) ma l'impatto sulla vita del pianeta, non solo quella umana, e sull'ambiente che ha l'incidente. E queste sono cose risapute, anche a minimizzarle non si possono negare.

Parlare di emotività è completamente fuori luogo. Sono i fatti che, da soli, fanno dire che il nucleare è un pericolo. Se veramente al governo sta a cuore la salute e il benessere dei cittadini, dovrebbe spingere affinché l'industria italiana si orienti verso la produzione di impianti per le energie rinnovabili che, al di la dei costi di produzione e dell'energia prodotta, alla fine risulterà meno costosa dato che, ai costi del nucleare vanno aggiunti anche quelli per rimediare agli incidenti.

Per concludere, l'indecisione del governo ci porterà a rimanere sempre marginali in fatto di energia. Basti pensare che dal 1987 (data del referendum) ad oggi, se si fosse operato per potenziare le rinnovabili pulite non saremmo, o lo saremmo molto meno, dipendenti dall'energia fossile che, come si sa, ha costi elevatissimi.


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