Governo Monti: la politica italiana che parla inglese (non solo all’estero)
par Nihil NIhil
mercoledì 21 dicembre 2011
È segno non mediocre di amare la patria e coltivare la favella materna: le nazioni si distinguono dalla lingua.
(F. D. Guerrazzi)
La Camera ha dato la fiducia alla Manovra.
Il presidente del Consiglio Mario Monti intervenendo alla Camera prima del voto finale sulla manovra ha detto che “L’Italia si salverà, se tutti faranno il loro dovere” e ancora:
Tutti abbiamo a cuore lo stesso obiettivo: operare per il bene dell’Italia. Se tutti faranno il proprio dovere, se continuerà il senso di responsabilità, l’Italia si salverà e farà sentire con forza la voce in Europa.
A proposito di quest’ultima affermazione, cioè di far sentire la propria voce in Europa, beh avrei qualcosa da ridire. Che lingua useremo per farci sentire? Non certo l’italiano.
Ieri mattina si è tenuta la conferenza della Banca d’Italia in memoria di Tommaso Padoa-Schioppa. Ci sono stati i discorsi di apertura del Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco e del Presidente del Consiglio, Mario Monti.
A seguire gli interventi di Mario Draghi, Presidente della Banca Centrale Europea; Mervyng King, Governatore della Bank of England; Andrea Enria, Presidente della European Banking Authority (EBA); Fabrizio Saccomanni, Direttore Generale della Banca d’Italia e Lorenzo Bini Smaghi, membro del comitato esecutivo esecutivo della BCE (da gennaio 2012 sarà professore ad Harvard).
Rappresentanti delle istituzioni nazionali, europee, internazionali, e rappresentanti del mondo accademico hanno discusso sui temi che furono il punto mediano del lavoro di Padoa-Schioppa: la politica monetaria e i sistemi dei pagamenti; la regolazione e la vigilanza del sistema finanziario; il processo d’integrazione europea; la riforma del sistema monetario internazionale.
Tutta la cerimonia si è svolta però in inglese! Tutta in inglese...
La nostra voce in Europa la facciamo sentire in inglese.
Va bene che nel corso del XX secolo l’inglese è diventato la lingua franca per eccellenza, rovesciando la precedente egemonia del francese che a sua volta aveva rimpiazzato il latino per la comunicazione diplomatica e scientifica, però a tutto c’è un limite.
L’evento si è tenuto in Italia non in Inghilterra, la conferenza riguardava un personaggio italiano, perché farla tutta in inglese?
La lingua dice quello che siamo, testimonia come lo siamo diventati attraverso le stratificazioni del tempo, rimanda nell’oggi storia condivisa, stima il dissimile e il forestiero, genera interscambio, attesta diversità culturali e diversi punti di vista.
Forse per certi versi facevano bene ai tempi che furono a perseguire l’italianizzazione obbligatoria, con provvedimenti aventi forza di legge e disposizioni alla stampa e alle case editrici, invitandole a evitare termini e nomi stranieri optando per i corrispondenti italiani o italianizzati.
Ricordo ancora le tre “i” di Berlusconi, anno 2001: inglese, internet, impresa, ma “Se non possiedi la struttura della tua lingua non sei in grado di imparare le altre, per questo le campagne a favore dell'inglese non hanno senso se non si legano a un miglioramento dell'italiano” [1].
Più volte è stata paventata l’abolizione dell’Accademia della Crusca (l’istituto nazionale per la difesa e lo studio della lingua italiana) per motivi economici e per la presunta inutilità. Giunti a questo punto considero che non abbia più ragione di esistere e con essa andrebbe soppressa anche la Società Dante Alighieri (che ha come fine di tutelare e diffondere la lingua e la cultura italiane nel mondo, ravvivando i legami spirituali dei connazionali all’estero con la madre patria e alimentando tra gli stranieri l’amore e il culto per la civiltà italiana) e la Comunità Radiotelevisiva Italofona (nata come strumento di valorizzazione della lingua italiana). Una prece per la lingua italiana e mettiamoci di buona lena per imparare se non l’inglese almeno l’Europanto [2], la nuova lingua europea, che dicono sia più facile...
[1] Cesare Segre è filologo, semiologo e critico letterario. Attualmente è Professore Emerito dell’Università di Pavia e dirige il Centro di Ricerca su Testi e tradizioni testuali dello IUSS di Pavia.
[2] L’Europanto è una lingua artificiale creata nel 1996 da Diego Marani.