Governo Monti: ecco il perché dei ministri lontani dai partiti

par Zag(c)
venerdì 18 novembre 2011

E' nato, quindi, il primo governo Monti. La lista dei ministri è stata diffusa e il dubbio si è sciolto. Politici sì, politici no. A parte che la questione così posta è mal posta in quanto si dovrebbe dire uomini di partito dentro o fuori. Che un governo in quanto tale indipendentemente dalla storia personale dei ministri che ne fanno è per definizione politico mi sembra una ovvietà, ma di questi tempi anche le ovvietà sembrano verità rivelate.

Ora la questione di uomini di partito dentro o fuori aveva un suo significato. Monti li voleva perché questo avrebbe costretto i partiti (PD e PDL) a non fare scherzi di impallinamento durante il percorso, ma a mio parere questo sarebbe stato valido se dentro ci fossero stati i segretari dei partiti, cosa impossibile data la situazione.

E poi i due nominativi papabili erano sbilanciati. Letta, uomo forte e costruttore di tutte le mediazioni all'interno del governo passato e della maggioranza. Un uomo legato a strette maglia con Berlusconi e il Pdl.

Amato, che avrebbe dovuto fare da contraltare, da tempo è lontano dal partito e dalla segreteria. Ha fatto di tutto, prende 35 mila euro di pensione, ed è attualmente presidente della Treccani.

I due avrebbero coinvolto i partiti in maniera non bilanciata. Più il PD che il PDL, ma visto che è più dal PDL che ci si può aspettare scherzi di ogni tipo, forse la cosa poteva avere una sua logica. Ma così non è stato e il governo nasce come tecnico. 

La forza di Monti piuttosto che dai partiti sta in Napolitano. E' indubbio che è Napolitano l'uomo forte del governo. E' l'uomo che ha garantito per l'Italia nei confronti della Bce che con Monti non si fanno scherzi e non vi saranno scherzi. Napolitano butterà sul piatto della bilancia tutta la sua forza legale ed ai confini della legalità (come ha già dimostrato).



Quanto durerà il governo?
Se riuscirà a fare una legge elettorale scongiurando il rischio referendum allora potrà arrivare fino al 2013, assicurare ai 350 peones il loro meritato vitalizio e portare a termine le privatizzazione e la fine di quel che rimane della funzione sociale dello Stato. 

Se non ci riuscirà il suo mandato sarà a termine rispetto alle privatizzazioni. A queste ipotesi si affaccia la terza legata alla rabbia dei lavoratori: fino a quanto potranno reggere ancora il massacro sociale? Hanno ancora qualcosa oltre le catene?

E il risanamento del debito? 
Oh, ma allora non avete capito: non c'entra nulla il debito!


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