Globalizzare il sindacato? Un errore

par Giacomo Nigro
sabato 19 gennaio 2013

Estendere e difendere i diritti a tutti i lavoratori del mondo, per attenuare i problemi della globalizzazione economica?

"In 3-4 anni avremo un impiego pieno di tutti i nostri lavoratori". Lo ha detto l'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, intervenendo al "Quattroruoteday" dove ha sottolineato: "Vogliamo fare la nostra parte per l'Italia. Ci sarà sempre un pezzo d'Italia in ogni Fiat che va in giro per il mondo. Siamo pronti a confermare tutti i nostri impegni per il Paese".

Sono oltre tre anni che il manager dei manager Fiat ci ripete questo che è diventato un mantra. Nel frattempo ha attaccato gravemente e con metodi senza precedenti i diritti dei lavoratori.

Ricordiamo, per un momento, l’esito del non più recente referendum sulla chiusura di alcune fabbriche e sulle nuove modalità di contrattazione sindacale, sottoposto al voto dei lavoratori di Mirafiori: “Affluenza record, più del 96%. Dopo lo spoglio dei primi quattro seggi il no era in leggero vantaggio poi la situazione si è ribaltata grazie al voto decisivo degli impiegati”.

Questo è quanto accade quando il padrone alza la voce: torna sempre di moda il “divide et impera”, più o meno si è ripetuto a Mirafiori e nelle altre fabbriche italiane della Fiat quello che è accaduto con la marcia degli pseudo quarantamila, i colletti bianchi che non si sporcano le mani e non si spezzano la schiena alla catena hanno sempre avuto la meglio.

Intanto tra i metalmeccanici delle aziende dell’indotto continua a prevalere la preoccupazione e la disperazione per il posto di lavoro che viene perso giorno dopo giorno.

Mentre CISL e UIL navigano e traccheggiano in favore di vento Fiat, Landini della FIOM/CGIL sostiene da tempo la globalizzazione della lotta sindacale. Io la trovo una proposta interessante, ma velleitaria; se pensiamo che i cinesi la pensino come noi sui diritti dell’uomo siamo fuori strada, così come lo siamo quando, ad esempio, vogliamo imporre alle donne afghane di rinunciare al burka, perché a noi non piace, senza chiederci se a loro garba.

L’errore è sempre lo stesso, annullare le tradizioni e le particolarità nazionali non è possibile, inoltre nell’ambito della globalizzazione trascuriamo che quasi la metà della popolazione mondiale vive come si viveva centinaia e, in qualche caso, come migliaia di anni fa. Vaglielo a raccontare il sindacato a quegli uomini. Landini è bravo a difendere le sconfitte sindacali subite in Fiat trasformandole in vittorie, ma nel frattempo il Parlamento ha messo a dura prova i diritti dei lavoratori italiani manomettendo l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.

Forse sarebbe bene, prima di pensare a globalizzare i diritti sindacali a pensare di riconquistarli in Italia ad esempio sostenendo con forza la necessità di avere, finalmente, una legge seria sulla rappresentanza sindacale, dal prossimo governo. Finora è stato come cercare l’araba fenice. Né Prodi, né D’Alema fecero quella sacrosanta legge, né tantomeno la fecero all’epoca dello Statuto dei Lavoratori. È più comodo avere un sindacato che rappresenta cento persone che conta quanto un altro che ne rappresenta cinque milioni: divide et impera!


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