Gli Taliani libici in attesa di una firma
par Vanessa
sabato 2 ottobre 2010
Il Governatore Italo Balbo, eroe nazionale, diede inizio alla colonizzazione demografica della Libya, terra fertile, baciata dal sole.
Si trattava di un programma a lungo termine di "colonizzazione demografica intensiva" che doveva portare ventimila coloni all'anno per 5 anni. Migliaia di italiani cercarono l'America in Africa e, in pochi mesi, si stabilirono nei villaggi coloniali costruiti appositamente nel deserto libico.
Con la seconda guerra mondiale, il sogno si trasforma in incubo e i bambini delle colonie vennero espatriati, con la scusa di una vacanza che sarebbe durata sei anni.
Negli anni '50, gli italiani avevano ancora un solido e profondo rapporto con la loro ex-colonia e restarono integri i contratti stipulati nel periodo fascista, infatti molti italiani, in quanto proprietari terrieri, godevano di un relativo benessere.
Circa ventimila italiani giunsero in Italia come nomadi, in cerca di un posto dove vivere, in cerca di una nuova vita, portandosi appresso tutti i ricordi ed un immenso mal d'Africa.
Migliaia di italiani, che erano stati tenuti lontani dalla terra in cui erano nati, poterono finalmente tornare in Libya e rivedere tutti i luoghi della loro infanzia.
Sono una dei ventimila italiani che nel 1970 furono cacciati dalla Libia colpevoli di essere italiani, in violazione della risoluzione ONU 388, del trattato Italo-Libico del 1956 e della legge di ratifica 843/57.
Lo stato Italiano che doveva tutelarci e far rispettare gli accordi ci chiese di avere pazienza perché i giusti risarcimenti dovevano attendere gli accordi internazionali ed intanto i profughi della Libia morivano disillusi e trattati da stranieri nella propria patria.
Nel 2008 il tanto atteso accordo internazionale e la delusione per non esserne stati inclusi, vanificando trentotto anni d’attesa senza nemmeno l’ombra delle scuse per come fummo trattati.
Anche le promesse inserite nella legge di ratifica n. 7 del 6 febbraio 2009, (Gazz. Uff., 18 febbraio, n. 40), dove, all’art. 4, si parla degli indennizzi spettanti a noi profughi. restano ad oggi solo promesse non mantenute, di un indennizzo che forse arriverà a qualche percento del valore dei beni confiscati illegalmente nel 1970.
Sono due anni che manca solo una firma per dare il via all'iter, quella di Giulio Tremonti.
Da cittadini italiani rispettiamo leggi che il parlamento promulga e il capo dello Stato ratifica ma con profonda amarezza vediamo che lo Stato può impunemente ignorarle perché nessuno le fa rispettare nell’indifferenza dei mezzi d’informazione e delle istituzioni.