Giudici del riesame: “Il sindaco-senatore di Afragola Nespoli è un soggetto di notevole spessore criminale“

par Vincenzo Fatigati
giovedì 14 aprile 2011

Nei giorni scorsi il tribunale del riesame ha confermato gli arresti domiciliari al sindaco (e senatore) di Afragola Vincenzo Nespoli, sottolineando nel provvedimento la “gravità e serialità degli atti criminosi” dello stesso. Il provvedimento si riferisce alla richiesta di arresto che il sindaco senatore ricevette lo scorso 14 maggio, accusato di bancarotta fraudolenta e riciclaggio.

I giudici infatti disegnano e confermano un quadro preciso: “Le modalità con cui ha portato a termine il proprio intento criminoso sono certamente sintomatiche di una pericolosità in quanto denotano una scaltrezza e una spregiudicatezza, rivelatrici di professionalità nel delinquere, che lo dipingono come un soggetto di notevole spessore criminale”. 

Lo scorso 14 maggio infatti il Senatore Nespoli ricevette la richiesta di arresto perché, secondo l'accusa dei sostituti procuratori Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli, sarebbe il “dominus occulto” della società di vigilanza “La gazzella” (fallita nel 2007 con un passivo di oltre 25 milioni di euro debiti costituiti soprattutto nei confronti dell'Inps) e quindi dalla società fallita, Nespoli, oltre ad ottenere vantaggio elettorale avrebbe, secondo i giudici, distratto il denaro destinato ai contribuenti per impiegarlo in una speculazione edilizia sempre ad Afragola, in un complesso residenziale composta di villette e appartamenti riconducibile alla Sean (società immobiliare amministrata dalla moglie del sindaco-senatore).

Nel provvedimento si sostiene, inoltre, che il sindaco-senatore avrebbe addirittura fatto pressione sul comandante dei vigili urbani che voleva sequestrare i cantieri.

Secondo i giudici quindi per ottenere un posto di lavoro da vigilante nella gazzella oltre ad ottenere il voto bisognava pagare 30.000 € ad un intermediario dello stesso Nespoli.

Nella puntata della trasmissione televisiva “Report”, andata in onda 30 maggio scorso, viene spiegato come, secondo l'accusa, Razzano sia un prestanome dello stesso Nespoli, il quale conferma che il 90% delle quote che gestiva “Sono di Nespoli, di Sergio Costantini e sono della compagna dell'onorevole Pezzella.”

Tra gli indagati compaiono anche gli amministratori della società Giacco Camillo (nipote di Nespoli) e Enrico Esposito, che sono anche consiglieri comunali di maggioranza ad Afragola.

Lo stesso Enrico Esposito, che pur essendo stato eletto con la maggioranza prende le distanze dal sindaco invitandolo a dimettersi, afferma nell'intervista col giornalista Iovine che “Il vero proprietario della Sean immobiliare era Nespoli“ e “ogni operazione, Giacco Camillo, non la faceva se non parlava con suo zio(Nespoli)”. 

Insomma pochi giorni fa è stato confermato che il sindaco della mia città dovrebbe essere in galera già da 10 mesi ma (essendo anche senatore) le camere hanno detto no agli arresti: la giunta per l'immunità ha negato l'arresto già lo scorso maggio. Quello che è scandaloso è che questa notizia non ha generato nessun scandalo, quasi come se ormai la cittadinanza è abituata a tale degrado politico.

Ovviamente non è il nostro compito sputare sentenze, perché per noi gli imputati sono innocenti fino al terzo grado di giudizio; ma non possiamo non denunciare il generale imbarbarimento politico che da decenni colpisce i comuni in provincia di Napoli dove clientelismo e malaffare si annodano spesso trasversalmente da sinistra a destra. Nella solo città di Afragola il comune è stato sciolto due volte negli ultimi undici anni a causa delle infiltrazioni mafiose. Nel 1999 (provvedimento però annullato dal Tar) e nel 2005 che invece è diventato esecutivo.

Sono sempre più convinto che per comprendere le contraddizione di queste città che assumono la forma di aridi dormitori, dove campi rom costruiti sotto i ponti sorgono a pochi metri dai più grandi megastore d'Italia, bisogna partire dal segmento criminale: le case crollano per pioggia ma da qui partirà la più importante Tav del Mezzogiorno. Solo partendo dall'analisi dell'aspetto criminale si può sciogliere questa contraddizione e sperare nel cambiamento . Una risposta di cambiamento è possibile ma solo se arriva dal basso perché è chiaramente percepibile il distacco dal paese istituzionale. 

Ho costatato tale distacco leggendo le affermazioni di Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl all'indomani dell'arresto di Nespoli:
"Esprimiamo al senatore Nespoli la nostra solidarietà non facendoci influenzare da un clima giustizialista che invece affascina e coinvolge alcuni amici del Pdl. Non si capisce perché al senatore Nespoli debbano essere inflitti gli arresti domiciliari se non per marcare davanti all'opinione pubblica il ricorso ad un provvedimento di privazione della libertà".

Il presidente dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri afferma: «Sono certo che il senatore Nespoli dimostrerà agevolmente e rapidamente la sua totale estraneità agli addebiti che gli vengono mossi. Devo constatare che si rinnovano opinabili modalità di azione da parte di alcuni settori della magistratura”.

Insomma, l'osceno teatrino televisivo allestito per gli interessi di una classe politica che, attraverso la reiterata delegittimazione (anche mediatica) del potere giudiziario, cerca la legittimazione politica di alcune azioni deprecabili, è soltanto la manifestazione più evidente della degenerazione politica attuale e di un informazione sempre più asservita a meccanismi del potere. La narrazione degli eventi è sempre più sconnessa dal paese reale mostrando drammaticamente e tragicamente la distanza incolmabile e chiaramente percepibile tra la “casta” politica e partecipazione attiva cittadini. Partire dal paese reale forse è il primo passo per azionare un processo di vera democrazia. 

In quanto cittadini non possiamo non constatare il totale fallimento sui nostri comuni (e non solo) di una classe politica che da sinistra a destra è da decenni legata da un doppio filo con il malaffare.

La politica è sempre più distante dalle istituzioni. Anche la sinistra ha fallito scendendo al compromesso con determinati poteri.

L' informazione non può soffermarsi ad un omologato linguaggio elettorale ma dobbiamo prendere coscienza della reale degenerazione istituzionale unitamente all'infiltrazione di poteri criminali.
Io credo nella possibilità di riscatto.

Io concordo con l'analisi del professore Tom Behan in cui nella parte finale del suo libro “See Naples& Die”, servendosi dello slogan “Another World is possible" (un altro mondo è possibile), spiega come questa possibilità di cambiamento non può arrivare dall'alto, dal governo, che più che essere una soluzione è parte del problema; ma ci illustra che una possibilità di riscatto deve nascere dal basso, dalla popolazione che deve comprendere l'urgenza di rompere definitivamente con quest'ordine politico ormai marcio e colluso strutturalmente. 

Il riscatto deve nascere dal basso, da noi.


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