Giù la maschera, Renzigor!

par Alfonso Mandia
venerdì 24 gennaio 2014

Le ultime mosse politiche di Renzi hanno il pregio di mostrarci finalmente il giovane Sindaco di Firenze per quello che realmente è: un grande bluff.

Acclamato a gran voce dal popolo come il salvatore del PD e quindi della Patria, descritto dai pennivendoli di Regime come colui che avrebbe portato la vitale linfa della giovinezza e quindi del cambiamento in un paese in mano a mummie più o meno rantolanti, portato ad esempio anche da certi intellettuali dai quali ci si aspetterebbe una maggior capacità di discernimento, come se niente fosse, per tutta risposta, lui fa un bell'accordo, riguardante per altro riforme costituzionali di un certo peso, a volerla scrivere semplice, con un pregiudicato per evasione fiscale, prostituzione minorile ed altre simili sciocchezzuole che risponde al nome di Silvio Berlusconi, che è lo stesso dato per morto, politicamente, per carità, altre innumerevoli volte ed ogni volta riesumato, prima da Rutelli, poi da Veltroni, quindi da D'Alema e per ultimo dal buon Bersani.
 
All'anima del caciocavallo, che cambiamento!
 
Niente di nuovo neanche riguardo al teatrino della legge elettorale. Quel grande innovatore del Renzi ha tirato giù una legge elettorale che non cambia proprio un accidenti di niente, che con la soglia di sbarramento all'otto per cento per i piccoli partiti che non vogliono accodarsi ad una coalizione o formarne di nuove, tanto per dirne una, non fa che copiare a carta carbone e perfezionare quello che cominciò il mite Veltroni a suo tempo, la definitiva cancellazione di ogni embrione di pensiero dissenziente condannando chiunque non scelga di stare a corte all'estinzione, all'esilio, alla totale inutilità. Per non parlare della considerazione che nutre per il popolo, che con le liste bloccate e le preferenze che neanche parlarne, se la prende beatamente di nuovo nel secchio, come si suol dire.
 
Dunque roba vecchia anche questa, alla faccia del giovane di successo che rappresenta il nuovo che avanza.
 
Come trita e ritrita è la scenetta, con annessa coda di inutile bailamme, di lui che fa marameo a quei due sfigati di Cuperlo e Fassina, che chissà perché mi ricordano Gianni e Pinotto però senza farmi ridere, pseudo rivoluzionari che fin quando gli ha fatto comodo raccattar briciole dalla tovaglia dei padroni hanno tranquillamente goduto degli stessi privilegi che oggi considerano tutto a un tratto vergognosi, che non fanno altro, anch'essi, che ripercorrere fedelmente lo stesso imbarazzante percorso di personaggi tipo Ferrero di Rifondazione, Diliberto (chi?), e manco a parlarne quell'altro Che Guevara con la zeppola di Vendola che per scelta di servitù e complicità con chi ha devastato il Paese, è una vita che se ne beccano di tutti i tipi, di maramei, dai padroni del vapore, che, sempre a proposito di grandi cambiamenti, rimangono inossidabilmente, saldamente attaccati alle poltrone di comando, un'era geologica dopo l'altra.
 
La domanda vera e seria che mi pongo è: quando capiremo che fin quando non cambieremo noi per primi, immutabili rimarranno anche gli uomini che ci governano e le loro pratiche criminali ed indecenti?
 
Il problema siamo noi, con la nostra corruzione che è endemica e incista tutti i livelli della società, con il nostro individualismo sfrenato che ci porta a considerare gli altri esseri umani come nemici da sopprimere per la sopravvivenza, con la nostra codardia che ci fa essere carnefici con i più deboli e servi con i più forti, con la nostra perenne ricerca di qualcuno che pensi, decida, agisca per noi, liberandoci dal peso di decisioni e scelte che portano con sé responsabilità e rischi che non abbiamo nessuna voglia di assumerci.
 
Se non saremo noi, a cambiare, non mi stancherò mai di scriverlo, continueremo ad essere il Paese dei guru alla Grillo, degli statisti alla Berlusconi e dei finti giovani portatori di immaginifici grandi cambiamenti alla Letta o alla Renzi, che tra un proclama e una battutina da cabaret di periferia, continueranno a sciorinarci il solito spettacolino di magia e dopo una manciata di luci stroboscopiche, trucchi mirabolanti, e grandi spettacolari illusionismi, ci faranno "ciao ciao" con la manina e ci lasceranno a languire nel rassicurante squallore della sopravvivenza quotidiana, fino al prossimo show, al prossimo mago, alla prossima tristissima replica della solita telenovela che non finisce mai.

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