Giorni festivi: perché è giusto chiudere i negozi

par Yvan Rettore
giovedì 14 dicembre 2017

Faccio parte di quella generazione che è cresciuta senza l'apertura dei negozi durante i giorni festivi e nessuno di noi ne ha mai sentito la mancanza. 

Al di là degli sproloqui sentiti questi giorni (dalle affermazioni di Di Maio - favorevole alla chiusura dei negozi durante le festività; ci si chiede come mai le città amministrate dal M5S non abbiano finora fatto mai nulla a riguardo - alla "perla" del Ministro Calenda che ha affermato che se si procederà alle chiusure domenicali sarà Amazon a trarne lucrosi vantaggi), conviene ricordare alcuni punti fondamentali.
Il personale impiegato è costretto spesso a turni massacranti, spesso risulta precario e malpagato e la qualità della sua vita privata ne risente non poco.
E tutto questo per cosa?
Perché lo shopping deve regnare sovrano sempre in ogni momento del giorno e della settimana.
Poco importa che a pagarne le spese sia una classe di lavoratori trattati come se fossero macchine da sfruttare anziché persone con una loro dignità e una sfera privata da rispettare.
Non sono fra coloro che sostengono che le chiusure dei negozi durante i giorni festivi debbano essere applicate per motivi religiosi (e questo anche se ritengo che non ci sarebbe nulla di male, specie in un'epoca come la nostra caratterizzata da una caduta libera di valori e principi).
Ritengo che si possa benissimo procedere agli acquisti sei giorni su sette come si faceva benissimo una volta e in quanto a contattare Amazon in caso di chiusura dei negozi la domenica, la considero una vera e propria castroneria, perché chi fa acquisti on line lo fa soprattutto perché spinto dalla necessità di voler comprare oggetti a buon mercato. 
La verità è che l'insistenza nel voler tenere aperti i negozi anche durante i giorni festivi è dettata soltanto dalla voracità senza freni delle lobby che ormai comandano il commercio mondiale e che si manifestano attraverso catene presenti ormai nelle principali città italiane.
I fautori dell'apertura ad oltranza giungono perfino a diffondere banali generalizzazioni che non hanno riscontro nella realtà dei fatti, come ad esempio che in tutti i paesi evoluti i negozi sono aperti tutte le domeniche e spesso anche 24 ore su 24. 
Cosa ovviamente non vera, ma bisogna pure che si aggrappino a qualcosa questi schiavi imperterriti del consumismo che li porta a voler comprare un paio di mutande la domenica mattina o una lametta da barba all'una di notte!
Poi la confusione regna sovrana quando questi personaggi ritengono che i negozi sono come i bar, i ristoranti, i musei o addirittura gli altiforni delle acciaierie!
Pazzesco!
Ovviamente non riescono a capire che le attività di intrattenimento o culturali (bar, discoteche, ristoranti, teatri, cinema, musei...) sono focalizzate da sempre durante il weekend perché è in quel momento in cui la stragrande maggioranza della popolazione gode di molto più tempo libero rispetto al resto della settimana.
Andare in negozio non rientra certo (manco lontanamente) in un'attività di questo tipo, ma risponde essenzialmente ad una necessità di consumo che viene proposta sei giorni su sette!
Giungere poi a citare attività produttive che per loro stessa natura devono poter operare a ciclo continuo è assolutamente ridicolo perché queste tipologie di lavoro rispondono a delle esigenze intrinseche alla realizzazione di manufatti ed elementi fondamentali per l'industria.
Traduzione: bisognerebbe tenere aperti i negozi di domenica perché anche gli altiforni non vengono mai arrestati!
Pazzesco!
Detto questo, concludo con alcuni quesiti: 
Ma è proprio così necessario, fondamentale per le nostre esistenze essere sempre disponibili a consumare...senza sosta, senza ritegno, senza pensare a chi ne paga le conseguenze?! 
E poi non è che alla fine della fiera questa vita invece di viverla la consumiamo?! 
E' questo che vogliamo o l'uomo non meriterebbe di meglio?!
 
Yvan Rettor

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