Giornata movimentata quella del rettore dell’Università di Palermo Lagalla

par giornalista corsaro
giovedì 10 settembre 2009

 Il “magnifico” di Palermo costretto a ritirare uno scellerato provvedimento indirizzato solo a fare cassa.

Giorno 8 settembre, nella sede del rettorato si è presentato un gruppo di “manifestanti” che volevano, in maniera più o meno colorita, rappresentare il loro dissenso per una delle ultime manovre del Magnifico Roberto Lagalla.

La pensata, giunta dall’oggi al domani direttamente dall’alto dell’ufficio del rettore, prevedeva in sintesi il pagamento di un ticket piuttosto esoso per accedere all’interno della cittadella universitaria.

Di fatto il ticket avrebbe fatto uscire dalle tasche degli studenti, dei docenti e del personale tecnico amministrativo; 1 € l’ora per le automobili e 0,50 € per i motorini, e facendo due conti alla femminina, la giornata media di uno studente di architettura sarebbe costata circa 7 €, a meno che lo studente in questione non avesse avuto liquidità per un abbonamento annuale da 35 €, se appartenente alle fasce 1, 2 e 3, altrimenti 45 €.

In realtà l’originaria manovra è stata stravolta, poiché si era discusso di far pagare una tessera magnetica al costo, sicuramente modico, di circa 15 € per evitare che la cittadella dell’Ateneo di Palermo divenisse un parcheggio gratuito per le famiglie che andavano a fare la spesa.

Sicuramente, per fare cassa, ogni idea può risultare, su due piedi, piuttosto buona, ma non è pensabile vessare gli studenti con un ulteriore tassa (per non definirlo “pizzo legalizzato”) per offrire loro un servizio che negli anni passati era sempre stato compreso e gratuito.

Di fatto questa manovra avrebbe dovuto ripristinare altri servizi, abbandonati per un breve periodo dato l’ingente deficit amministrativo, come la navetta (che offriva già un servizio piuttosto scadente, affidato all’AMAT) e la rimozione delle auto che sostavano nelle zone di divieto (competenza della ditta Levantino).

Erano stati assegnati gli appalti ad una associazione d’imprese (Ati) che vede capofila la Entron di Genova e le siciliane Medprom e Autoservizi Inzerillo, che inoltre avrebbero garantito la sorveglianza degli accessi a viale delle Scienze, e un servizio di trasporto che collegasse le sedi distaccate alla cittadella.

Questi corposi appalti avrebbero fatto risparmiare all’ateneo circa 480.000 €, che comunque non sarebbero bastati a coprire l’attuale deficit, quantificato nella cifra più o meno approssimativa di 19 milioni di euro; senza dimenticare ovviamente che l’assegnazione a delle imprese private avrebbe permesso loro di fare ciò che meglio credevano per rispettare le loro previsioni di profitto.

A questo punto sono dovuti intervenire i rappresentanti degli studenti, componenti del consiglio d’amministrazione, per opporsi a questa manovra, supportati da alcuni gruppetti dei collettivi e dei centri sociali (molti dei quali neanche iscritti all’università).

In primis i consiglieri e i rappresentanti del sindacato studentesco UdU (Unione degli Universitari), i quali sono riusciti a bloccare questo scellerato progetto, chiedendo di ripristinare ugualmente il servizio navetta interno, e di incontrarsi per una tavola rotonda, per costituire un dialogo costruttivo riguardo la viabilità e la sostenibilità ambientale che portasse ad una soluzione pacifica e appannaggio degli studenti.

Il provvedimento del rettore era chiaramente una scelta politica che probabilmente voleva mostrare, con un passaggio graduale, l’adeguamento dell’Università degli studi di Palermo alle disposizioni del “ministro” Gelmini.

Che ci siano le prospettive di far diventare gli atenei delle fondazioni è ormai un dato di fatto, ma questo non vuol dire che la soluzione a tutto sia permettere l’infiltrazione delle aziende private all’interno di luoghi di formazione d’eccellenza, quale dovrebbe essere l’università; ancora di più se queste soluzioni siano ipotizzate per coprire anni di mala amministrazione, dove dal 2005, durante il rettorato Silvestri, si è passati da un avanzo nel bilancio di circa 100 milioni di euro ad un buco cui ci viene chiesto di contribuire per risanarlo.

Ancora una volta è stato fondamentale l’apporto dei rappresentanti degli studenti, in prima istanza quelli dell’UdU.

Non dobbiamo dimenticare che già prima del via del nuovo anno accademico sono stati cambiati i limiti di fascia del 25%, costituendo, per una grossa fetta di studenti, pur sempre un aumento.

A rigor di logica entreranno più soldi dalla contribuzione studentesca delle rette universitarie e non dovrebbe suonare strano che vengano apportate delle migliorie ai servizi degli studenti.



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