Giornata mondiale Aids: la Santa Inquisizione vieta il preservativo in Rai

par Fabio Della Pergola
sabato 3 dicembre 2011

Eccolo qua il nostro nuovo Ministro della Salute, Renato Balduzzi, di cui ho già parlato in altre occasioni. Alla sua prima uscita il diktat alla Rai in occasione della giornata mondiale contro l’AIDS (mica scherzi, 25 milioni di morti nel mondo da quando fu scoperta): vietato citare il preservativo.

Vietato nominare quell’oggettino di plastica che ‘preserva’, preserva da gravidanze indesiderate e da malattie sessualmente trasmissibili.

Dal momento che ‘preservativo’ non sembra essere, di per sé, una parolaccia né una bestemmia è evidente che il divieto è relativo all’uso dell’oggetto non al suo nome. E l’utilizzo ha appunto le due funzioni ricordate sopra. Volendo ci si fanno anche dei palloncini pieni d’acqua da tirarsi addosso d’estate, ma non è il suo uso primario.

Ne sono certo da quando ho letto che nel mondo si consumano circa cento milioni di rapporti al giorno; quattro milioni ogni ora, sessantacinquemila al minuto; ogni tanto ce n’è anche uno mio e ne vado orgoglioso (qualche volta, non sempre).

Cento milioni di rapporti sessuali al giorno fanno del preservativo uno degli oggetti più usati al mondo e spesso l’unica garanzia di non infettarsi o di non trovarsi con un erede in arrivo.

Ma non si può nominare, secondo il Ministro della Salute (non il pizzicagnolo all’angolo), cioè di colui che, più di ogni altro nel nostro paese, dovrebbe preoccuparsi di evitare contagi e gravidanze indesiderate. Non fosse altro che per risparmiare soldi (in cure e aborti) visto che non ce ne sono.

Come sappiamo il neoministro è l’ex-presidente del MEIC (Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale) e, in quanto tale (fu nominato presidente di quel movimento dal cardinale Ruini se non sbaglio) si può ipotizzare piuttosto ossequioso ai desiderata papali. Ecco qua dunque l’origine del divieto: una parola che fa tanto dispiacere al Vaticano.

E per ciò la televisione pubblica (dicasi pubblica) deve usare circonlocuzioni appropriate come recita il testo della email mandata nelle redazioni da un'alta dirigente RAI:

“Carissimi, segnalo che nelle ultime ore il ministero ha ribadito che in nessun intervento deve essere nominato esplicitamente il profilattico; bisogna limitarsi al concetto generico di prevenzione nei comportamenti sessuali e alla necessità di sottoporsi al test Hiv in caso di potenziale rischio. Se potete, sottolineate questo concetto”.

Se leggo bene la circolare dice che se la gente si accoppia poi è bene che si sottoponga al test Hiv. Non che usi delle precauzioni atte a prevenire il contagio, ma che vada pure a contagiarsi purché poi, questo sì che è importante, vada a fare il test per vedere se si è beccata la malattia. Ministro della Salute o Ministro del Contagio?

Ma credo che in realtà non sia l’uso del profilattico come difesa dal contagio che fa paura, ma il suo utilizzo come strumento anticoncezionale. Ho detto una banalità e lo so.

In Vaticano non si sopporta l’idea che un uomo e una donna si “intreccino” (uso anch’io degli eufemismi per evitare eventuali velleità censorie) senza procreare. Non importa che ne abbiano l’intenzione o meno; se lo fanno (intrecciarsi) devono farlo (procreare). Quindi non si nomina qualsiasi cosa che si frapponga alla naturale connessione fra i due fatti. A intreccio deve corrispondere gravidanza (sempreché l’Altissimo voglia, naturalmente).

La cosa sarebbe aria fritta, cosa arcinota se non fosse che ci hanno invece raccontato che questa faccenda era ormai acqua passata nella millenaria storia della Chiesa; fino a qualche decennio fa sì, era così e ci dispiace tanto, dicono nelle sagrestie più raffinate (nelle altre semplicemente mettono tuttora dei tappi ideologicamente ferrei, tipo cintura di castità).

 

Ma dal Concilio Vaticano II la visione ecclesiastica della sessualità è cambiata, ci dicono, l’incontro fra un uomo e una donna non è più obbligatoriamente finalizzato alla procreazione, anche se essa completa l’atto d’amore, ma è concepito come un dono di sé che si fa all’altro, così come Cristo donò la sua vita sulla Croce. 

L’idea che la sessualità debba essere tassativamente finalizzata alla procreazione, secondo il detto “non lo fo per piacer mio ma per dare un figlio a Dio” di ottocentesca memoria, è superata. Ci dicono.

Ebbene, tutte chiacchiere, parole al vento. Al passo avanti del Vaticano II sono seguiti i due passi indietro della Humanae Vitae ("la Chiesa insegna che qualsiasi atto matrimoniale deve rimanere aperto alla trasmissione della vita.

Tale dottrina, più volte esposta dal magistero della Chiesa, è fondata sulla connessione inscindibile, che Dio ha voluto e che l’uomo non può rompere di sua iniziativa, tra i due significati dell’atto coniugale: il significato unitivo e il significato procreativo" e ancora "dobbiamo ancora dichiarare che è assolutamente da escludere ogni azione che si proponga di impedire la procreazione"). Più chiaro di così !

Se due ragazzini vogliono “intrecciarsi” perché si attizzano vorticosamente l’un l’altra in quel tornado che tutto travolge quando l’identità femminile e quella maschile cercano la reciproca realizzazione nell’incontro con l’altro, ecco che appare il minaccioso tabù del preservativo vietato (e anche di tutti gli altri anticoncezionali, naturalmente).

Non sia mai che si divertano nella naturale, reciproca e curiosa indagine sull'inesplorato territorio dei rispettivi corpi. Che almeno si preoccupino di terrificanti gravidanze fuori tempo. O di qualche infezione, anche minima. Che almeno si sentano un po’ disturbati da quel grillo parlante da Oltretevere, mentre cercano il totale abbandono sull’onda del desiderio.

Quello che conta è che la sessualità si risolva sempre e comunque in astinenza. In castità. Siamo ancora ai tempi di Paolo di Tarso, quando era gran cosa diventare eunuchi per il regno dei cieli.

Cambiano i governi, ma come avevamo immaginato dopo Todi, non cambiano le idee. Ieri ci pensava la Roccella, adesso ci penserà il nuovo Ministero della Santa Inquisizione. Amen.

 

Post Scriptum del giorno dopo: cresce lo scandalo, la RAI apre un'inchiesta, il Ministro smentisce di aver dato tali disposizioni, la funzionaria che ha lanciato il sasso - quella più realista del re - ora nasconde la mano. Grande è la confusione sotto il cielo. Quindi - per compensare l'errore fatto - la RAI farà una trasmissione in cui verrà detta un'unica parola: PRESERVATIVO. O no ?


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