Giornalismo e atti intimidatori

par Zag(c)
venerdì 4 febbraio 2011

L'affaire è passato quasi inosservato. Minimizzato e snobbato dai giornali di orientamento "di sinistra". Enfatizzato, ma non troppo dai giornali "berlusconiani" a parte il giornale e Libero. La supposta violazione dell'art. 323 c.p. abuso d'ufficio ha consentito alla Boccassini di perquisire la sede del giornale e la casa della giornalista (requisito il pc suo e di suo figlio) alla ricerca del dossier riguardante "amori" giovanili della Boccassini. La notizia del bacio giovanile era stata trafugata dal consigliere del CSM leghista e passata al giornale (anch'egli indagato).

Ora il breve sunto che ho fatto la dice lunga sul degrado a cui siamo giunti, non mi stancherò mai di dirlo, né di indignarmi , per non perdere l'abitudine e non assuefarmi. Almeno questo! Ma al di là del meccanismo alla Boffo ormai diventata strategia nel giornale di Sallusti che ha fatto scuola, quello che mi ha colpito particolarmente è l'indifferenza con cui è stata presa la decisione della Boccassini relativa alla perquisizione di un giornale (anche se di un fogliaccio si tratta) e della casa di una giornalista. Come se fosse stato un fatto formale, dovuto.

E' vero che in un paese democratico, mai si sarebbe arrivati al giornalismo alla Boffo, ma altrettanto mai si sarebbe dovuti arrivare, nello stesso paese, come controreazione a provvedimenti come quelli della Boccassini. Perché , se non altro, crea un precedente imprevedibile e a furia di giustificare questi atti o simili, come giuste contromosse, poi ci risulterà sempre più difficile difenderci quando questi atti protrebbero diventare atti "normali" contro giornali


e giornalisti, sia di carta stampata che non.

L'atto deciso dalla Boccassini ha il sapore di una minaccia, perché si sapeva benissimo che né in casa della giornalista né nella sede del giornale si potevano celare dossier o documenti riservati. Non c'è bisogno nemmeno di aver letto una riga di romanzi gialli o di spionaggio per saperlo. Come di fatto puntualmente è accaduto. E tra l'altro la disparità fra l'atteggiamento assunto nei confronti del membro laico del CSM Matteo Brigandì, la gola profonda e colui che più evidentemente ha violato l'art. 323 che è stato solo iscritto nel registro degli indagati, consentendogli di far sparire eventuali tracce del reato commesso, indica una reazione scomposta e a senso unico. Una isteria nei confronti di estremisti pennivendoli, ma pur sempre giornalisti e giornali.

La libertà di stampa e di giornalismo (con cui ci riempiamo la bocca un giorno si ed uno no) la dobbiamo difenderla sempre e comunque e a favore di chiunque. Gli atti e gli abusi devono essere presi nei confronti di uomini e donne che fanno del giornalismo uno strumento da basso impero e di decadenza estrema con strumenti e atti adeguati e non scomposti come segni d'avvertimento e ricattatori.


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