Giordania: giornalista accusato di ateismo rischia la pena di morte
par UAAR - A ragion veduta
martedì 26 giugno 2012
Il giornalista e scrittore giordano Salih Kharisat rischia la pena di morte con l’accusa di apostasia e di “ateismo”. Denunciato da un gruppo di avvocati salafiti, capeggiati da Musa Abdelilat, è accusato di aver offeso l’islam. Verrà processato il 24 giugno da una corte islamica.
È stato messo sotto accusa per aver scritto articoli in cui si parlava di non esistenza di Dio, nonché di negazione del sovrannaturale e dei miracoli. Tutto ciò è stata considerata dai censori una derisione del Corano e l’espressione di una religiosità non islamica, che ritiene la tradizione illusoria e menzognera.
Il giornalista si è difeso, sostenendo che le accuse sono frutto di errori e mancata comprensione di ciò che aveva scritto. “Tra me e i salafiti non c’è alcun motivo di rivalsa”, ha detto, “anzi siamo implicitamente concordi sulla necessità di rileggere la storia alla luce della ragione”. “Purtroppo”, ha aggiunto, “c’è una parte della conoscenza considerata molto pericolosa: l’umanità ancora piange per l’ingiustizia inflitta a Socrate”.
Kharisat si è appellato a diverse organizzazioni internazionali per la tutela dei diritti umani e realtà laiche della società civile giordana, affinché venga tutelata la libertà di espressione e di pensiero.
Il regno di Giordania è uno stato formalmente laico, ma sono ammessi tribunali che applicano la sharia e già nel 2008 un poeta, Islam Samhan, è stato accusato di blasfemia per alcuni suoi versi. Negli ultimi mesi è cresciuta l’influenza degli integralisti islamici, che protestano contro la monarchia.