Gianfranco Fini superstar

par Elia Pirone
mercoledì 8 settembre 2010

Che lo si voglia o no, Gianfranco Fini Ã¨ al centro del dibattito politico. Anzi, a dire il vero nessuno (o quasi) lo vorrebbe come argomento principe della discussione.

Che lo si voglia o no, Gianfranco Fini è al centro del dibattito politico. Anzi, a dire il vero nessuno (o quasi) lo vorrebbe come argomento principe della discussione.

Non lo vogliono i nostalgici della destra radicale, che vedono nel Presidente della Camera lâemblema del tradimento, il reprobo che ha âestintoâ la tradizione missina e fossili vari.

Non lo vogliono i berlusconiani, e tante grazie⦠Per Berlusconi e accoliti, Fini è molto più del fumo negli occhi: è una nube nera che, minacciosa, incombe sulla presunta spiaggia rosa neanche a dirlo gestita dal Presidente del Consiglio. Non lo vuole neanche, a modo suo, Di Pietro, che diffida di uno che vuole la botte piena e la moglie ubriaca, vale a dire opporsi da una posizione privilegiata ottenuta grazie al supporto del tanto da lui osteggiato PDL. Non lo vuole nemmeno la sinistra radicale, che lo considera ancora il vecchio fascista di un tempo. Il PD, del resto, mantiene il classico atteggiamento ondivago, con la Bindi che apre a unâalleanza con FLI, la formazione di Fini, e con Bersani che amabilmente la smentisce.

Giusto Casini dice di âcondividere quasi tuttoâ, aggiungendo subito dopo, quasi a non voler esaltare troppo il Presidente della Camera, che lui, Casini, ci era arrivato un bel poâ prima.

Anche se, a ben guardare, quellâ«andiamo avanti» pronunciato a Mirabello lascia pensare che a Fini, apparentemente, non interessi tutto ciò. Lui tirerà dritto, pardon, proseguirà per la sua strada, insieme a chi avrà il coraggio di seguirlo.

Difficile farsi un giudizio sul Presidente della Camera. Certo, politicamente è sempre capace di stupire con quella sua abilità di superare situazioni ormai consolidate, almeno in apparenza.

Certo, è un oratore più che discreto. Si presenta bene, ispira fiducia. Anche solo a vederlo dà lâaria di una persona seria e determinata, con quella postura composta, quasi rigida, quella mimica netta, quel suo modo di parlare fluido e non pomposo.

E tuttavia fu lui a sciogliere le le correnti nella vecchia Alleanza Nazionale, nel 2004. Fu lui il primo a volere un partito che avesse nel leader non solo il punto di riferimento, ma anche lâortodossia. Praticamente ciò che ora rimprovera a Berlusconi.

Fini è lâuomo delle svolte: quella di Fiuggi, per esempio; o quella di Mirabello, recentissima.

Eâ un uomo autenticamente politico, nel senso che è camaleontico, tattico. Allâannuncio della nascita del PDL â la cosiddetta ârivoluzione del predellinoâ â liquidò la cosa parlando di âcomiche finaliâ e rifiutandosi di aderire al progetto. Salvo poi ricredersi rapidissimamente e diventare il cofondatore del partito dal quale è stato cacciato.

Camaleonte, rigoroso e affabulatore. In una parola, pericoloso.

Ed è proprio questa la ragione per cui è difficile giudicare, ora e mai più, Gianfranco Fini, lâuomo delle svolte.

Ciò che conta allo stato attuale è che il suo operato consenta di danneggiare Silvio Berlusconi e, possibilmente, di mandarlo a casa. Il resto lo scopriremo poi.


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