Giallo sulle dimissioni di Berlusconi. Perché lo ha fatto?

par Voltaire
sabato 26 novembre 2011

Le parole pronunciate da Umberto Bossi ad una manifestazione pubblica vicino Varese riaprono i dubbi sulle motivazioni che spinsero Silvio Berlusconi il 16 novembre scorso a rassegnare le dimissioni da Presidente del Consiglio. Il leader della Lega ha infatti affermato “Silvio Berlusconi si è dimesso perché è stato ricattato, gli hanno ricattato le imprese” e a poi ha aggiunto “ tutti hanno visto che le sue imprese sono crollate in borsa del 12% in un giorno e non si era mai visto”. “ Ero presente anche io - ha raccontato – i suoi dirigenti a Roma gli hanno detto Silvio qui ti distruggono le imprese vai a dimetterti".

Nonostante le smentite che sono immediatamente arrivate da Palazzo Grazioli, le parole dell’ex alleato Umberto Bossi pesano come un macigno sulla parabola politica di Silvio Berlusconi. Innanzitutto qualora le parole del leader Leghista fossero vere (erano già state anticipate da un retroscena di Repubblica uscito nei giorni scorsi) andrebbero verificate e si dovrebbero denunciare i presunti ricattatori del Cavaliere di cui Bossi però non fa i nomi. Il racconto delle ultime ore al governo hanno però una valenza fortemente politica.

L’ex premier italiano non si sarebbe dimesso per puro senso di responsabilità pur non essendo stato sfiduciato dalle Camere come racconta la versione ufficiale ma per salvare le proprie aziende, sotto accatto dei mercati. Altro che nobili motivazioni, dietro il passo indietro ci sarebbe l’ennesimo tornaconto personale. Chi di conflitto di interessi colpisce di conflitto di interessi perisce. L’homo novus che era sceso in campo nel 1994 per riformare l’Italia ed attuare la rivoluzione liberale, che avrebbe voluto il suo nome inciso sui libri di storia come salvatore della patria sembra aver mancato anche il suo ultimo bersaglio. La contro-storia (non ufficiale) del Cavaliere quindi si arricchisce di un nuovo tassello: sceso in campo per salvare la Fininvest, dopo 17 anni di leggi ad personam si dimise quando si accorse che la sua presenza a palazzo Chigi era controproducente alle sue stesse aziende. Vero esempio di rettitudine pubblica e privata non ci sarebbe da aggiungere altro. Sarà vero? Certo Bossi avrà tanti difetti, ma se qualcosa non gli manca quello è proprio il gusto per la sincerità e per le verità scomode. Se ha deciso di vuotare il sacco è perché i rapporti tra lui ed il Cavaliere non sono più idilliaci come un tempo. Mentre cerca costruire una nuova scena su cui continuare l’epica leghista oltre il Berlusconismo. Solo gli storici tra qualche decennio potranno indagare con certezza sulle motivazioni che spinsero il Cavaliere, nel novembre 2011 a gettare la spugna.

Molto probabilmente non è stata l’esigua maggioranza parlamentare e nemmeno i forti attacchi della stampa nazionale ed internazionale, non è stato l’isolamento politico in Europa e nei consessi mondiali, non è stata l’inefficacia nel produrre risultati e nemmeno il discredito proveniente dai vari scandali sessuali, non è stata l’inadeguatezza della classe dirigente e nemmeno lo scollamento tra l’azione del governo ed il consenso popolare, non è stata nemmeno strategia politica e nemmeno ricatto alle aziende di famiglia che hanno generato la fuoriuscita di Silvio Berlusconi è stata la combinazione di tutti questi fattori. Sicuramente come per il crollo dell’impero romano non si è trattato di una sola motivazione ma dall’insieme di diverse concause che hanno agito contemporaneamente nello stesso periodo di tempo, provocando la caduta di un regime che fino a pochi anni fa sembrava incrollabile. Mentre Berlusconi affondava schiacciato dalla propria inadeguatezza, l’Italia affondava con lui.

Adesso che un nuovo governo è nato nell’interesse non solo di una sola persona, qualcosa può cambiare veramente. Quando i rappresentanti del centro-destra dicono che staccheranno la spina all’esecutivo Monti qualora esso vada contro il programma che ha vinto le elezioni nel 2008 non dicono la verità. Essi staccheranno la spina quando le aziende del loro referente politico saranno di nuovo al sicuro e saranno pronti per un altro giro di giostra. In quel momento le autentiche forze democratiche che sorreggono il governo Monti non per doppi fini si dovranno far trovare preparate. Altrimenti inizierà una nuova era di nuovi conflitti di interesse.


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