Germano Mosconi: il diritto all’oblio per quelle bestemmie

par Vittorio Zambardino
giovedì 1 marzo 2012

Dovremmo avere paura. E dovremmo chiedere perdono - le scuse si fanno ai vivi - a Germano Mosconi. Mosconi era un giornalista televisivo di Verona. Un caratteraccio, pare, ogni tanto tirava una bestemmia in fuori onda, se qualcosa andava storto. Quelle bestemmie restavano lì, registrate e inutili, nel deposito polveroso dell'analogico. Poi in un tempo digitale qualcuno ha scoperto che montandole insieme si poteva costruire un Mosconi-ossesso che bestemmiava come un kalashnikov e che quel video si poteva mettere su YouTube. E così fu.

Fu un successo tale che credo i due video "originali" di 3 e 7 minuti siano nelle top qualcosa della piattaforma. Milioni di paia d'occhi. Condivisione epidemica. Mosconi è diventato l'eroe involontario della satira e della cultura da osteria, e forse un po' anche di noi anticlericali. Abbiamo riso. Anche io. Sono fra quei milioni. Insomma quei video erano diventati un culto. Solo che l'idolo di quel culto non voleva starci.

Mosconi ha provato a far rimuovere quei video. Ma la forza del crowdsourcing, la forza di pubblicazione delle milioni di api digitiali, quella forza che aiuta a buttar giù i regimi, ha travolto il povero giornalista veronese che forse non aveva nemmeno chiaro cosa gli stava succedendo, visto che per anni se l'è presa solo con i blog che avevano pubblicato la clip. A un divieto in carta bollata, sono seguite centinaia di condivisioni, ridiffusioni, riedizioni: sottotitolato in almeno cinque lingue. Non solo: il video di Mosconi è stato remixato, mescolato, è diventato rap, cartoni, video clip musicali, canzoni per bambini. Insomma una vera e propria nuvola di creatività. La prova provata che se provi a censurare il web da individuo singolo, perdi e perdi di brutto. 


E così Germano Mosconi è rimasto l'uomo delle bestemmie. Solo che oggi che è morto, la domanda è: è giusto che resti fissato nella memoria collettiva per come il web lo ha conosciuto e non per ciò che è stato in vita? Se ci pensate, tutto il dibattito sul "diritto all'oblio" viene a schiantarsi su questo scoglio qui. Sulle madonne di Germano.

Non sono equidistante. Faccio parte della marmaglia di rete. Non ho mai postato un video di Mosconi, ma ci ho ampiamente riso sopra. A un certo punto è diventato un passatempo nei momenti di cattivo umore. Oggi però dovremmo avere la dignità di chiedere il ritiro - da YouTube e da ogni altra piattaforma - di quel video. Di quel video che - non dimentichiamocelo - fu "costruito", nel senso di "fabricated", falsando la realtà.

Sì, lo so, il diritto alla satira. Va bene la satira, ma con i vivi che possono difendersi o con i dittatori morti sui quali non si è mai sputato abbastanza. Ma con gli esseri umani morti no: via quei video. O perlomeno si costruisca una clip con gli stessi tag di quelli inseriti, per cui chiunque cerchi "Mosconi Bestemmie", trovi 30 secondi di un altro clip che spieghi che quella era una fabbricazione, una manipolazione. Perché fra dieci anni avremo dimenticato che era un falso, "una presa per il culo", e resteranno solo le bestemmie.

Obiezione: ma quel "culto" è stato un pezzo di cultura della rete. Obiezione accolta. Ne resti uno, "l'originale", se il digitale accetta ancora la parola "originale", e stia in una directory con l'avvertenza della "fabbricazione". Vivano le sue bestemmie e la consapevolezza che, così come le abbiamo viste, non sono mai esistite. Erano un falso d'informazione o un autentico digitale, cioè una falsificazione, una scrittura della realtà. 

La rete dobbiamo curarla noi, non i poteri. Siamo dentro una macchina immensa e potente. Mosconi ce l'ha fatta misurare nella sua potenza. E noi dovremmo aver paura di quello che è successo a lui.


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