Gent. Signora Camusso, ma da quando essere benestanti è un reato?

par alfadixit
martedì 24 luglio 2012

Una patrimoniale per sanare il debito pubblico, richiesta a gran voce in nome della giustizia sociale da sindacati e alcuni politici, punirà ancora i cittadini onesti salvaguardando sprechi ed evasione. Il trionfo del populismo e della dietrologia dei “diritti”.

La Banca d’Italia stima che il 10% delle famiglie detiene il 45% del patrimonio del Paese. In media ognuna di queste famiglie possiede 1,7 milioni di Euro fra beni immobili e finanziari. Ma una cosa è altrettanto certa. In Italia essere appena benestanti è un reato grave, una cosa di cui vergognarsi. Dico questo perché, nonostante siano state ultimamente varate misure volte a tassare i patrimoni, perlomeno immobiliari, da più parti si pretende a gran voce che venga introdotta una ulteriore tassa per rincarare la dose. Punire i ricchi insomma per una sorta di accanimento come se non bastasse la ruberia di una pressione fiscale ormai al 55%, dice Confcommercio, un record planetario ottenuto soprattutto sui redditi da lavoro. A me pare piuttosto che questa aria sia frutto di demagogia e populismo più che vera giustizia sociale, almeno per molti che, come me, sentono forte la convinzione di aver meritato interamente ciò che hanno dal momento che il successo è stato costruito giorno per giorno con tanto lavoro, sacrificio, studio, non certo solo con la fortuna. E, udite udite, senza mai rubare una lira, mai, né a privati né allo Stato, nonostante il già menzionato “saccheggio” di un fisco che mi ha tolto molto e dato poco per destinare la differenza, ahimè, in buona parte a sprechi e privilegi. E, oltretutto, non ho mai neppure posseduto un Suv.

Abbiamo il doppio dei pensionati di Francia e Germania, il triplo dell’Inghilterra, degli USA e dei paesi del Nord Europa. Detta in altro modo circa la metà dei nostri pensionati, se fossero vissuti in qualunque altro paese europeo, sarebbe ancora al lavoro, sarebbe cioè a produrre valore anziché consumarne. Resta da capire come mai il sacrosanto “diritto alla pensione” in quei paesi sia meno diritto che da noi. E parliamo di svariati milioni di persone che oggi godono una pensione che non si sono guadagnata, messi cioè allegramente a riposo con la regola dei 35 anni di contributi se non meno. Per non parlare dei prepensionati, degli invalidi, dei lavoratori usuranti, degli esodati, delle pensioni di reversibilità, delle minime e chi più ne ha più ne metta. Il tutto caricato sulle spalle del debito pubblico, un vero e proprio saccheggio del bene comune, un autentico abuso nei confronti della collettività e delle generazioni future. Chi mi può spiegare perché col mio lavoro dovrei ulteriormente finanziare questi privilegi? Ma dov’è la giustizia sociale dietro a tutto ciò, signora Camusso?

Anche un cieco può vedere che la pubblica amministrazione è da noi un concentrato di burocrazia, assenteismo, inefficienze che ricadono sul cittadino, un sistema insomma dove il “diritto al lavoro” ha trasformato la macchina statale in uno “stipendificio”. I 3,4 milioni di dipendenti pubblici costano 170 miliardi di euro l’anno, dice la Banca d’Italia, ovvero un decimo dell’intero debito pubblico. Regioni, Provincie, Comuni ed Enti di tutti i generi alimentano una burocrazia faraonica dove, specialmente al Sud, gli emolumenti degli amministratori, delle guardie forestali, dei netturbini, dei sottosegretari, dei medici, degli infermieri, dei maestri e di tutti gli amici degli amici sono di gran lunga la prima voce di spesa. Il caso Sicilia non ha bisogno di commenti, altro che Grecia. L’incidenza dei dipendenti pubblici è dieci volte quella della regione Lombardia. La Trinacria dovrebbe essere il luogo con i migliori servizi del mondo mentre invece affoga nell’inefficienza, nel clientelismo, nell’immondizia, nella malasanità. Altro che la “Baviera del Governatore Lombardo”. E poi ci sono la Calabria, la Campania, la Basilicata, la Puglia, il Lazio, e mi fermo qui perché credo sia più che sufficiente. Chi mi può spiegare perché col mio lavoro dovrei ulteriormente finanziare questi privilegi? Ma dov’è la giustizia sociale dietro a tutto ciò, signora Camusso?

Costruire un’automobile a Detroit costa meno che a Torino. Negli Usa si lavora circa 1950 ore l’anno contro 1750 in Italia, la tassazione del lavoro è meno della metà a fronte di un costo aziendale complessivamente più basso. La conflittualità quasi nulla. Più salario in cambio di meno assistenzialismo e meno sprechi. Dall’altro lato la produttività del lavoro in Italia è la peggiore d’Europa, dice il rapporto di Bankitalia e in nome del sacrosanto “diritto al lavoro”, non cresce da oltre dieci anni contrariamente a tutto il resto del mondo, Germania in testa. Perché da noi gli stabilimenti non dovrebbero quindi chiudere? Come si può pensare che Volkswagen o Toyota vengano ad investire in Italia? Chi mi può spiegare perché col mio lavoro dovrei ulteriormente finanziare questi privilegi?Ma dov’è la giustizia sociale dietro a tutto ciò, signora Camusso?

Insomma, a guardarlo da fuori il nostro sembra proprio quel paese delle favole dove tutti hanno vinto il concorso di “turisti per sempre”. La sola differenza sta nel fatto che il gioco funziona se molti partecipano e pochi vincono. Qui è piuttosto il contrario, pochi lavorano, tutti vantano diritti e succhiano dallo Stato. Ma non sarebbe meglio investire le risorse nel produrre posti di lavoro piuttosto che sovvenzionare privilegi per molti? Ora, benché ormai sia difficile credere alla favoletta che - “avendo fatto i compiti a casa” come dice il Governo - la situazione migliorerà, sta di fatto che siamo frenati dai soliti problemi che hanno portato a questa crisi: non solo la speculazione, le banche, la finanza, l’Europa e tutte le scuse che ci fa comodo trovare. Sono i problemi reali che non sappiamo e non vogliamo accettare né tanto meno risolvere, proprio come quelle vecchie signore corpulente che non si guardano allo specchio per il terrore di vedersi rugose come bulldog. Ma il mondo è cambiato e gli slogan in bianco e nero degli anni settanta sono orami stantie giaculatorie piene di muffa buone solo per ingannare i cittadini con populismo da quattro soldi. E visto che da noi la parola “diritto” è tanto in voga, non è forse un mio diritto, così come di tutti gli altrilavoratori, oppormi a questo stupro della cosa pubblica? E si badi bene che queste non sono idee né di destra né di sinistra, è solo normale, banale, semplice buon senso. Ma allora Signora Camusso, ci dica, cos’altro aspetta a darci una mano?

Lettera firmata. L.P. Treviso.


Leggi l'articolo completo e i commenti