Genova, Ponte Morandi | I virtuosismi mediatici del mondo alla rovescia

par paolo
sabato 18 agosto 2018

 

Torniamo al caso del crollo del ponte Morandi a Genova e alla immane tragedia che ne è conseguita. Subito dopo il disastro, i giornalisti inviati sul posto dai media televisivi nazionali, si sono affannati a ribadire, in ogni loro intervento, che il Prefetto di Genova aveva escluso la "fatalità " dell'evento. Pioveva forte e c'era vento, ma è esclusa una scossa di terremoto, una carica esplosiva, l'impatto di un aereo, un grosso meteorite piovuto dal cielo, insomma un evento esterno di una qualche consistenza.

L'enfasi con la quale veniva continuamente ribadita la dichiarazione del prefetto era quasi una implorazione all'essere smentita, perché la "fatalità" è più accettabile della responsabilità, che poi presuppone la colpa e quindi qualcuno che deve pagare. Alzi la mano chi in questo paese ha mai visto qualcuno pagare per crolli di dighe, viadotti, case e scuole, disastri idrogeologici, ferroviari, incendi di chiara natura dolosa ecc... Al peggio, qualora qualcuno per mera sfortuna incappi in una ipotesi di responsabilità oggettiva, scattano le prescrizioni, generosi sconti, le revisioni dei processi che vanno a babbo morto e poi finiscono nel dimenticatoio. L'ipotesi della "fatalità" cadrebbe quindi a fagiolo, ma il Prefetto l'ha esclusa e questo complica non poco le cose.

Le complica a tal punto che per i giorni immediatamente successivi alla tragedia, i media nazionali sono riusciti nel virtuosismo giornalistico di riferirsi ad Autostrade spa come ad un soggetto impersonale, senza mai nominare il "patron", ovvero l'azionariato di riferimento che fa capo alla famiglia Benetton. In questa eclisse mediatica qualcuno ha interpretato il coacervo di interessi di certa stampa e certa politica con l'affarismo dei potentati economici. Più esplicitamente il vicepremier Di Maio ha individuato dei rapporti del terzo tipo tra il PD di Matteo Renzi e suoi cloni con certi ambienti finanziari, in merito a presunte dazioni per campagne elettorali o perfino per finanziare la Leopolda. Immediate le smentite sdegnate degli interessati. Matteo Renzi cita carte che lo dimostrerebbero, ma di quali carte si tratta dubito che mai lo sapremo, il soggetto in questione non è quello che si potrebbe definire un campione di sincerità. Tuttavia appare piuttosto evidente che le convenzioni stipulate con la concessionaria Autostrade, rinnovate senza istituire bandi di concorso, appaiono fortemente sbilanciate a favore del privato e a danno del pubblico. Ovvero è attenzionata una serie di clausole coercitive che metterebbero il concessionario al riparo da eventuali conseguenze, prima tra tutte la revoca anticipata della concessione che presuporrebbe un esborso da parte dello Stato di una ventina di miliardi di euro a titolo di penale. Chi ha stipulato queste convenzioni ha un nome ed un cognome e il PD appare a buon titolo uno dei soggetti chiamati a risponderne. I media nazionali hanno martellato ad ogni ora sul rischio che i cittadini siano chiamati a rifondere Autostrade, quindi la famiglia Benetton, della penale da 20 miliardi di euro. Non si è capito se questo martellamento mediatico avesse uno scopo dissuasivo per far insorgere la pubblica opinione contro tale eventualità o per indurre il governo a stoppare ogni iniziativa . Certo è alquanto strano che media che avrebbero dovuto avventarsi su Autostrade, viceversa diano continui "avvisi " al governo dal prendere iniziative. Su questo si sta indagando e sarà la magistratura a decidere chi e come dovrà pagare. Intanto però il governo Conte punta alla "caducazione " per inadempienze contrattuali piuttosto che alla revoca della concessione. Vedremo come va a finire.

Nel panorama che ci offre "il mondo alla rovescia ", brillano di luce propria alcuni soggetti che elaborano congetture a dir poco stravaganti, se non proprio fantasiose, nel tentativo di mescolare le carte. Non so quali siano gli scopi o se è soltanto per un gap intellettuale, ma siamo oltre ogni limite.

Una su tutte, la presunta responsabilità indiretta del M5S nel crollo del ponte. La tesi di questi "liberi pensatori "è la seguente, prego prestare attenzione : "Siccome alcuni esponenti locali dl M5S di Genova si sono opposti alla variante stradale "Gronda", per lo più composta da una cinquantina di chilometri di tunnel sotto la città, ergo sono corresponsabili del crollo del Morandi ". E ribadiscono tale tesi definendola " un fatto " incontrovertibile ma non solo, chi non vede un nesso diretto di questo "fatto" con il crollo del ponte è uno che nega la verità. Insomma hanno stabilito un nesso di causa ed effetto tra l'opporsi ad un'opera che comunque impattava pesantemente sulla città e il crollo del Morandi. Nemmeno li sfiora l'idea che per evitare il crollo, la prima ed unica cosa da fare era quella di mettere il ponte in sicurezza, anche perché se il progetto Gronda fosse diventato esecutivo e quindi nessuno lo avesse criticato o si fosse opposto, ammesso che ciò abbia un senso in una città amministrata da politici dello stesso colore da una settantina d'anni, nel frattempo che veniva completata la variante, ovvero almeno una decina di anni visti i tempi nostrani, il Morandi sarebbe comunque crollato.

Insomma il mondo alla rovescia.


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