Gelmini e Brunetta: nuove tecnologie nella scuola e nella PA

par Sergio Cacioppo
sabato 26 settembre 2009

Il Ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini e il ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione Renato Brunetta hanno tenuto a palazzo Chigi una conferenza stampa sulle tecnologie in favore della scuola e del pubblico impiego, comunicando con grande soddisfazione, la firma di un accordo con “Big Blue”.

Come ogni informatico che si rispetti, appena saputo della notizia, vengo preso da un senso di sbigottimento.

Ad un profano che non ha dimestichezza con l’informatica, potrebbe apparire come una scelta corretta e vincente per traghettare la scuola e la P.A. verso quella era digitale di cui tutti parlano ma che nessuno ha mai veduto.

Il protocollo sottoscritto ha una durata triennale e dovrebbe servire a sviluppare e diffondere competenze tecnologiche nel corpo docente, mentre Microsoft, dovrà sostenere tutte quelle iniziative necessarie per ridurre il “DIGITAL DIVIDE” nelle scuole.

Ma ahimè, le cose non stanno proprio così.

In Italia, moltissime aree risultano ancora scoperte, nel senso che i collegamenti ADSL, non raggiungono determinate zone, soprattutto nel Sud e nelle isole, accentuando pesantemente il “digital divide” che separa informaticamente il Nord dal Sud.

Gli utenti della rete il problema lo conoscono bene, perché grava sempre di più solo sulle loro tasche, in quanto non solo mancano da parte di Telecom Italia S.p.A. gli investimenti necessari per l’ammodernamento degli impianti e della copertura di rete, ma dicasi lo stesso anche per tutte quelle Aziende che producono e commercializzano Wi-Fi e Wi-Max che hanno solo presentato allo scopo di divorare gli ingenti finanziamenti comunitari, progetti faraonici per la copertura di rete, ma che nel pratico poi non hanno realizzato nulla o hanno in parte cablato tratti di rete che non saranno mai adoperati, come alcune tratti lunghi centinai di Km, realizzati con la tecnologia della fibra ottica e mai entrati in funzione. (vedi Siclia Occidentale- finanziamenti Regionali e Comunitari).

Prima di sottoscrivere con Microsoft accordi assistenzialistici per la diffusione delle tecnologie informatiche nel corpo docente, sarebbe stato necessario effettuare un “snapshot” della penisola, al fine di evidenziare le diverse problematiche che certamente non fanno e non faranno mai decollare alcun progetto informatico nelle scuole Italiane, almeno chè i Ministri della Repubblica non abbiano solo pensato ad informatizzare le scuole o le P.A. presenti nelle grandi Città, ma questo cozzerebbe con forte evidenza contro quel tanto millantato annullamento del “digital divide”.

Ma anche se fosse come sostengono i Ministri Gelmini e Brunetta, rimane una iniziativa assurda e priva di qualsiasi supporto tecnico e legislativo.

Basti pensare che l’Europa (Italia compresa), hanno sottoscritto un accordo per lo sviluppo delle tecnologie “Open Source” nella scuola e nella P.A., la stessa ISTAT nel Marzo del 2008, pubblicava in via ufficiale una serie di percentuali sulle soluzioni Open Source nella Amministrazione locale e che riporto qui di seguito:

Sistemi operativi su Server 54,8%
Software di office automation 49,3%
Posta elettronica 44,6%
Sicurezza informatica 39,9%

Forse i profani non sanno, che lo stesso Ex Ministro Lucio Stanca, aveva aperto le porte alla tecnologia Open Source, non solo in ottemperanza a precisi accordi Europei, che condannano severamente Microsoft per posizione dominante nel mercato, ma per far sì che l’utilizzo della nuova tecnologia fosse da traino per le P.A., consentendo di abbassare fortemente la spesa pubblica necessaria all’approvvigionamento di software e sistemi operativi.

Per fare chiarezza, ritengo sia necessario fare dei semplici esempi:

1. Pacchetto di prodotti OFFICE di Microsoft, il costo varia tra i € 271,00 ed € 617,00;

2. Pacchetto di prodotti OFFICE di Open office, è distribuito gratuitamente;

3. Il sistema operativo Windows Vista di Microsoft, il costo varia tra € 239,00 ed € 599,00;

4. Il sistema operativo per un client (P.C.) è distribuito gratuitamente;

5. Dicasi la stessa cosa anche per i sistemi operativi versione Server;

Mi limito a non fare ulteriori raffronti, solo perché questo elenco risulterebbe quasi interminabile.

Lo stesso Ex Ministro Lucio Stanca aveva sottolineato che “scegliere l’open source per la Pubblica amministrazione potrebbe voler dire un drastico ridimensionamento della spesa pubblica in software informatico". Una spesa che, nel lontano 2001, è stata pari a 675 milioni di euro. 

L’iniziativa del Governo Italiano, si dimostra palesemente ancora una volta una tragica scelta di opportunismo che in assoluto dispregio delle scelte e dei patti sottoscritti con l’Europa, garantirà all’Italia un solo risultato certo “L’ISOLAMENTO”, anche informatico.

La Commissione Europea ha predisposto un programma denominato IDABC “Interoperable Delivery of European eGovernment Services to public Administrations, Business and Citizens”, finalizzato all’utilizzo delle tecnologie della comunicazione e dell’informazione, fornendo consulenza e sostegno per i servizi del settore pubblico e nei confronti dei cittadini e delle imprese dei singoli Stati Europei, migliorando di fatto l’efficienza e la collaborazione fra tutte le pubbliche amministrazioni, proprio utilizzando quei software “Open Source” e distribuiti gratuitamente, purchè soddisfino le necessità delle gestioni del settore pubblico.

In ultimo, ritengo doveroso sottolineare l’istituzione del C.N.I.P.A. (Centro Nazionale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione), che ha come obiettivo primario quello di dare supporto alla pubblica amministrazione nell’utilizzo dell’informatica per migliorare la qualità dei servizi e contenere i costi dell’azione amministrativa. A tale scopo lo stesso C.N.I.P.A. (organo di governo centrale), ha costituito l’Osservatorio Open Source, avente lo scopo di monitorare le iniziative delle Pubbliche Amminstrazioni, analogamente a quanto avviene in ambito europeo presso l’Open Source Observatory .

Esistendo pertanto tutta una normativa italiana, conforme a quella europea, ci si chiede come si concilia l’utilizzo di soluzioni “proprietarie” come quelle di IBM, con i progetti di interconnessione pubblica europei che utlizzano sistemi aperti “open source” a costo zero.


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