Gaza: il nuovo livello dello scontro

par Fabio Della Pergola
giovedì 12 ottobre 2023

Molti commentatori riportano la guerra innescata sabato da Hamas alla irrisolta questione palestinese. Da qui alcune (non inaspettate) prese di posizione filopalestinesi anche nel momento in cui si parla di migliaia di vittime civili israeliane, bambini compresi. Per questo si chiede la "fine dell'occupazione" come ipotesi risolutiva.

Forse è vero (anche se non è poi così scontato) che se fosse stata concordata nel passato una pace complessiva fra le parti non ci sarebbe stato motivo per scatenare un altro scontro armato. Tanto più di questa portata.

Ma proprio il fatto che non sia mai stato trovato un accordo racconta che, banalmente, le forze che non lo volevano - e che anzi si sono impegnate per impedirlo - hanno sempre prevalso. Da una parte, ma anche dall'altra, come ci ricordano le parole del ministro palestinese Nabil Amr che ho ricordato in un altro articolo. Realtà che qualcuno non vuole leggere o capire, pur di riaffermare la consueta narrazione manichea. Con la quale decide a priori, a dispetto della storia reale, che i buoni stanno tutti di qua e i cattivi tutti di là, perdendo completamente di vista l'enorme complessità che in questa vicenda, a differenza della storia ucraina recente, esiste realmente.

Tuttavia l'altissimo livello di scontro del tutto inusuale che l'organizzazione islamista ha deciso di mettere in atto in questa occasione - cosa che tutti gli analisti hanno evidenziato e che il governo israeliano ha messo in luce decidendo per la prima volta di dichiarare ufficialmente lo stato di guerra contro un'organizzazione palestinese - impone qualche riflessione in più. Se c'è una novità di questa portata bisogna chiedersi perché proprio adesso, per quale motivo, con quali finalità.

E una prima risposta non può che tener presente il quadro politico complessivo in cui questa azione si inserisce: quello di uno scontro a tutto campo tra Occidente e le variegate forme prese da tutto ciò che non è catalogabile come tale. Dalla Russia autocratica e neoimperialista alla Cina "comunista", alle istanze autonomiste dei Brics fino al mondo islamico travagliato a sua volta da molte fratture, interne agli stati e fra gli stati.

Molte di queste forme, anche se non tutte, sono palesemente portatrici di valori illiberali e apertamente reazionari. Il mondo progressista occidentale dovrebbe stare un po' più attento nelle sue scelte di parte se non vuole ripetere gli errori fatti alla fine degli anni Settanta quando, in nome di un antioccidentalismo ideologico, appoggiò sulla scia di Foucault quel regime khomeinista che oggi ammazza donne e ragazzine per una ciocca di capelli in vista.

Oggi è in atto il tentativo di ridisegnare gli equilibri mondiali dopo la fine della guerra fredda, per collasso del mondo sovietico, e del breve periodo "unipolare" immediatamente successivo. In questa lettura la guerra tra Israele e Hamas, ennesimo atto di uno scontro decennale, prende necessariamente un senso diverso dall'usuale: esce, travalicandolo, dal braccio di ferro locale che vede due popolazioni lottare per il possesso di una valle, una collina, un campo o una sorgente, per tornare ad essere quello che era tra il 1948 e il 1973, una pedina centrale del Grande Gioco globale e uno dei momenti fondamentali dello scontro in atto all'epoca.

Forse è proprio quello che Hamas voleva, o forse quello che i suoi sponsor di Teheran gli hanno chiesto di fare. Incarnare la trasformazione per portare la questione israelo-palestinese a un altro livello, utile a Teheran, probabilmente a Mosca e forse perfino a Pechino.

Un po' meno per la gente di Gaza che ha visto un barlume di speranza solo tra il 2005 (quando gli israeliani si ritirarono totalmente) e il 2007 quando Hamas, forte della vittoria elettorale, fece fuori (fisicamente) ogni oppositore e impose la sua logica radicalmente contraria ad ogni ipotesi di trattativa con "l'entità sionista". Oggi quella gente, connivente o meno con gli islamisti radicali, paga un prezzo altissimo per decisioni politiche e operative sulle quali non ha la benché minima possibilità di incidere.

Foto Wikimedia 

 


Leggi l'articolo completo e i commenti